Causa neve stamattina non sono stati riforniti i distributori automatici aziendali.
Questi sono eventi che possono colpire al cuore il funzionamento di un'azienda.
immagine rubata a felipegonzales
martedì 22 dicembre 2009
sabato 19 dicembre 2009
Grandi quanto?
Si fa un gran parlare, ultimamente di fusioni, aggregazioni della necessità di crescere e di diventare più grandi.
Vero per molti (soprattutto per le micro imprese). Ma siamo sicuri che grande sia sempre bello?
Faccio l'esempio dei Confidi. (parlo di quelli di estrazione Confindustriale che conosco)
Anni fa la maggior parte dei Confidi era gestito all'interno della Associazione Industriali locale, da un funzionario part-time, con un Presidente (imprenditore) non retribuito, un comitato tecnico formato da imprenditori (non retribuiti) e una o due segretarie dell'Associazione. Costo della struttura: bassissima. Funzionamento: agile e snello. Il finanziamento arrivava da quote della Regione e della Camera di Commercio che versavano importi che andavano a patrimonio e permettevano (attraverso i moltiplicatori) di operare. Le basse commissioni coprivano le basse spese.
Perdite sui crediti: bassissime.
Poi è arrivata Basilea 2 e le nuove regole sulle garanzie. Per essere valide per le banche devono venire da intermediari finanziari sottoposti alla 107 Tub, in pratica sotto il cappello di Banca D'Italia, che è abituata ad avere a che fare con le banche.
Primo problema: crescere (ci vogliono 75 milioni di volume).
Aggregazioni aggregazioni aggregazioni.
Secondo problema: diventare 107 e sottoporsi a Banca D'Italia.
Basta la snella struttura di un tempo, anche alla luce dei nuovi volumi? No di certo.
Ecco allora che si comincia con direttori generali, amministratori delegati, competenze di firma, comitato fidi per l'istruzione della pratica, sistemi di rating e un sacco di belle strutture:segretarie, informatica, sedi ecc.
Costose.
Contemporaneamente la Camera di Commercio che versava i soldi mica li va più a buttare in un calderone, la Regione non versa più poco a molti (a pioggia accontentando tutti come piace ai politici) ma molto ad uno (e allora vuole anche metterci il naso dentro o peggio qualcuno si fa venire strani appetiti) magari inferiore al totale di prima.
Oltre a quello (quest'anno complice anche la crisi) le perdite aumentano a causa della ricerca dei volumi (con promoter vari che girano) e per la maggiore distanza dal territorio.
La struttura costa.
Secondo voi chi paga?
Indovinato, il cliente, le imprese, che si trovano nuovi balzelli sui finanziamenti.
Quindi l'agile struttura nata come solidarietà tra aziende che forniva quasi gratis un ottimo servizio è diventata un costoso bisonte. Alla fine quasi una banca.
Ne vale la pena?
Siamo sicuri che a volte non sia meglio un agile e veloce topolino di un elefante lento e con grandi necessità di risorse per la sola sopravvivenza?
Vero per molti (soprattutto per le micro imprese). Ma siamo sicuri che grande sia sempre bello?
Faccio l'esempio dei Confidi. (parlo di quelli di estrazione Confindustriale che conosco)
Anni fa la maggior parte dei Confidi era gestito all'interno della Associazione Industriali locale, da un funzionario part-time, con un Presidente (imprenditore) non retribuito, un comitato tecnico formato da imprenditori (non retribuiti) e una o due segretarie dell'Associazione. Costo della struttura: bassissima. Funzionamento: agile e snello. Il finanziamento arrivava da quote della Regione e della Camera di Commercio che versavano importi che andavano a patrimonio e permettevano (attraverso i moltiplicatori) di operare. Le basse commissioni coprivano le basse spese.
Perdite sui crediti: bassissime.
Poi è arrivata Basilea 2 e le nuove regole sulle garanzie. Per essere valide per le banche devono venire da intermediari finanziari sottoposti alla 107 Tub, in pratica sotto il cappello di Banca D'Italia, che è abituata ad avere a che fare con le banche.
Primo problema: crescere (ci vogliono 75 milioni di volume).
Aggregazioni aggregazioni aggregazioni.
Secondo problema: diventare 107 e sottoporsi a Banca D'Italia.
Basta la snella struttura di un tempo, anche alla luce dei nuovi volumi? No di certo.
Ecco allora che si comincia con direttori generali, amministratori delegati, competenze di firma, comitato fidi per l'istruzione della pratica, sistemi di rating e un sacco di belle strutture:segretarie, informatica, sedi ecc.
Costose.
Contemporaneamente la Camera di Commercio che versava i soldi mica li va più a buttare in un calderone, la Regione non versa più poco a molti (a pioggia accontentando tutti come piace ai politici) ma molto ad uno (e allora vuole anche metterci il naso dentro o peggio qualcuno si fa venire strani appetiti) magari inferiore al totale di prima.
Oltre a quello (quest'anno complice anche la crisi) le perdite aumentano a causa della ricerca dei volumi (con promoter vari che girano) e per la maggiore distanza dal territorio.
La struttura costa.
Secondo voi chi paga?
Indovinato, il cliente, le imprese, che si trovano nuovi balzelli sui finanziamenti.
Quindi l'agile struttura nata come solidarietà tra aziende che forniva quasi gratis un ottimo servizio è diventata un costoso bisonte. Alla fine quasi una banca.
Ne vale la pena?
Siamo sicuri che a volte non sia meglio un agile e veloce topolino di un elefante lento e con grandi necessità di risorse per la sola sopravvivenza?
lunedì 23 novembre 2009
La pagliuzza e la trave
Il mercato è sovrano.
Ma dipende da noi. NOI siamo il mercato.
Tutti ultimamente si lamentano dei pagamenti, dei problemi di cassa, dei clienti.
Eppure dimentichiamo che alla fine moltissimi di questi problemi dipendono (anche) da noi.Come sempre il mio atteggiamento da rompiscatole è "vediamo cosa possiamo fare noi, poi chiediamolo agli altri".
Quante volte per acquisire un cliente abbiamo usato la leva del pagamento? Quante volte abbiamo accettato condizioni capestro (vedi grande distribuzione) per prendere del lavoro?
Quante volte abbiamo lavorato a prezzi non remunerativi per prendere/tenere il cliente?
Parliamoci chiaramente, anche un bambino è capace di vendere a un prezzo più basso con un pagamento più lungo. Qualsiasi coglione mandiate in giro a vendere è capace di farlo così.
Ma come sempre alla fine i nodi vengono al pettine. E le scelte si pagano.
E' più difficile dire no, tenere duro, cercare di vendere, crescere, prendere i clienti con strumenti come servizio, qualità e innovazione. Ma forse sono strategie più durature.
Se tutti avessero il coraggio di non fornire più il cliente che notoriamente non paga, se le aziende ad un certo punto cominciassero a non fornire più chi impone condizioni capestro...
La risposta la so già: c'è sempre un concorrente che non vede l'ora di subentrare.
Vero, ma allora voi non siete nulla? Il vostro marchio, la vostra qualità non contano nulla?
Siete sostituibili dalla sera alla mattina?
Ma allora non lamentatevi, non siete una azienda, siete uno zombie, morti da tempo, in piedi grazie a qualche marchingegno ma inevitabilmente destinati a morire.
Inutile chiedere come sempre l'intervento divino, o del governo. La legge sui pagamenti esiste da tempo. Quanti di voi l'hanno applicata? Quanti l'hanno bellamente ignorata?
Quanti si lamentano dei clienti poi sono i primi a fare lo stesso con in fornitori?
Quanti sedicenti direttori acquisti come prima mossa mandano una bella letterina dicendo che i pagamenti sono spostati avanti di x giorni o chiedono uno sconto dell'x% per "continuare ad acquistare"? Quanti a fine mese in base ai soldi che hanno decidono di non pagare un po' di fornitori?
Quanti hanno il coraggio di rinunciare a fatturato per non servire chi non paga?
Quanti hanno la voglia di condividere una banca dati dei cattivi pagatori?
Quanti sono disposti a essere corretti e puntuali nei confronti dei fornitori?
I clienti si scelgono e "fanno tutti così" è un scusa debole, se non siete capaci di fare meglio degli altri con coraggio e spirito di iniziativa cercatevi un bel posto tranquillo da dipendenti che è meglio.
La bolla finanziaria non ci ha insegnato nulla?
E' ora di tornare indietro, lavorare con meno debiti.
Hai i soldi? Compra. Non hai i soldi? Non ti vendo.
Oppure se devo farti da banca mi paghi un prezzo che remuneri anche il prestito (rischio compreso).
Ma dipende da noi. NOI siamo il mercato.
Tutti ultimamente si lamentano dei pagamenti, dei problemi di cassa, dei clienti.
Eppure dimentichiamo che alla fine moltissimi di questi problemi dipendono (anche) da noi.Come sempre il mio atteggiamento da rompiscatole è "vediamo cosa possiamo fare noi, poi chiediamolo agli altri".
Quante volte per acquisire un cliente abbiamo usato la leva del pagamento? Quante volte abbiamo accettato condizioni capestro (vedi grande distribuzione) per prendere del lavoro?
Quante volte abbiamo lavorato a prezzi non remunerativi per prendere/tenere il cliente?
Parliamoci chiaramente, anche un bambino è capace di vendere a un prezzo più basso con un pagamento più lungo. Qualsiasi coglione mandiate in giro a vendere è capace di farlo così.
Ma come sempre alla fine i nodi vengono al pettine. E le scelte si pagano.
E' più difficile dire no, tenere duro, cercare di vendere, crescere, prendere i clienti con strumenti come servizio, qualità e innovazione. Ma forse sono strategie più durature.
Se tutti avessero il coraggio di non fornire più il cliente che notoriamente non paga, se le aziende ad un certo punto cominciassero a non fornire più chi impone condizioni capestro...
La risposta la so già: c'è sempre un concorrente che non vede l'ora di subentrare.
Vero, ma allora voi non siete nulla? Il vostro marchio, la vostra qualità non contano nulla?
Siete sostituibili dalla sera alla mattina?
Ma allora non lamentatevi, non siete una azienda, siete uno zombie, morti da tempo, in piedi grazie a qualche marchingegno ma inevitabilmente destinati a morire.
Inutile chiedere come sempre l'intervento divino, o del governo. La legge sui pagamenti esiste da tempo. Quanti di voi l'hanno applicata? Quanti l'hanno bellamente ignorata?
Quanti si lamentano dei clienti poi sono i primi a fare lo stesso con in fornitori?
Quanti sedicenti direttori acquisti come prima mossa mandano una bella letterina dicendo che i pagamenti sono spostati avanti di x giorni o chiedono uno sconto dell'x% per "continuare ad acquistare"? Quanti a fine mese in base ai soldi che hanno decidono di non pagare un po' di fornitori?
Quanti hanno il coraggio di rinunciare a fatturato per non servire chi non paga?
Quanti hanno la voglia di condividere una banca dati dei cattivi pagatori?
Quanti sono disposti a essere corretti e puntuali nei confronti dei fornitori?
I clienti si scelgono e "fanno tutti così" è un scusa debole, se non siete capaci di fare meglio degli altri con coraggio e spirito di iniziativa cercatevi un bel posto tranquillo da dipendenti che è meglio.
La bolla finanziaria non ci ha insegnato nulla?
E' ora di tornare indietro, lavorare con meno debiti.
Hai i soldi? Compra. Non hai i soldi? Non ti vendo.
Oppure se devo farti da banca mi paghi un prezzo che remuneri anche il prestito (rischio compreso).
mercoledì 11 novembre 2009
Il caro vecchio direttore
Sulle banche ho idee mie, spesso non "allineate" con quelle dei miei colleghi.
Prendo spunto dal mio post su Unicredit e sulla notizia della riconversione a banca unica.
Io ho sempre visto di buon occhio la riorganizzazione in banche specialistiche, una maggiore specializzazione, secondo me, era funzionale rispetto alla situazione precedente.
Molti oggi rimpiangono "il caro vecchio direttore di banca" che sapeva tutto del cliente, ti veniva a trovare e si metteva una mano sul cuore.
Io no.
Me li ricordo quei direttori di banca, qui in provincia, con la loro puzza sotto il naso, più propensi a prestare i soldi ai consoci del Rotary o del Lions e ai notabili locali (dei quali sentivano di fare parte) che a chi li meritava.
Gente che parlava in dialetto (con tutto il rispetto per il dialetto) capace di "valutare l'impresa" in base al conto corrente del proprietario più che alla capacità di generare reddito o fare innovazione. Gente che ti schiacciava l'occhio per chiederti quanto facevi di nero piuttosto che interessata alla trasparenza del tuo bilancio.
Mi sono sempre trovato molto meglio con i direttori provenienti da Milano che con quelli di provincia. Forse per la mia mentalità più "business", uno dei migliori complimenti che ricordo è "lei non sembra un imprenditore di provincia".
Insomma, magari ero capitato male io, e, certo, la romanzo un po'. Ma non ho grandi rimpianti per quei direttori tuttologi che trattavano dal piccolo mutuo per la casa alla operazione di finanza straordinaria dell'azienda.
In una prima fase l'introduzione delle banche specializzate mi ha messo in contatto con persone più formate e portate ad un ambiente business (siamo nel corporate) che vecchio stile. Più interessata a capire il management, le dinamiche e i progetti aziendali che puramente le garanzie fornite.
I gestori (che non cambiano) hanno fornito l'opportunità di un rapporto di conoscenza continuativo e offrono un punto di contatto unico molto utile per le esigenze aziendali. Gli esperti trasversali, per zona o a livello nazionale forniscono, su richiesta, consulenza di alto livello.
Soprattutto nel corporate le autonomie dei direttori erano, tranne operazioni straordinarie, spesso più che adeguate per concedere le linee di credito necessarie.
Si organizzavano operazioni anche importanti in mezza giornata.
Insomma un netto miglioramento. Perlomeno per come l'ho vissuta io.
Certo, poi va anche a fortuna, probabilmente il direttore della mia filiale era particolarmente in gamba.
Oggi le banche, in un momento di crisi e di perdite enormi sulle linee affidate (il contenzioso è esploso) stanno riconsiderando la loro organizzazione. Stanno scoprendo che la girandola di responsabili non permette di approfondire il rapporto. Se me lo chiedevano potevo dirglielo anch'io, ad una cifra certo inferiore a quella probabilmente spesa in consulenti.
Ma non credo utile riportare tutti i clienti sotto un unico responsabile, che dovrà occuparsi del piccolo assegno scoperto del privato e di seguire le aziende, sempre impegnatissimo. Non lo so, a me pare che nelle aziende si vada verso la trasversalità delle competenze per avere una visione globale dei processi ma verso una forte specializzazione e delega operativa.
E che le banche stiano invece tornando ad un modello di centralizzazione antico. Vedremo.
Prendo spunto dal mio post su Unicredit e sulla notizia della riconversione a banca unica.
Io ho sempre visto di buon occhio la riorganizzazione in banche specialistiche, una maggiore specializzazione, secondo me, era funzionale rispetto alla situazione precedente.
Molti oggi rimpiangono "il caro vecchio direttore di banca" che sapeva tutto del cliente, ti veniva a trovare e si metteva una mano sul cuore.
Io no.
Me li ricordo quei direttori di banca, qui in provincia, con la loro puzza sotto il naso, più propensi a prestare i soldi ai consoci del Rotary o del Lions e ai notabili locali (dei quali sentivano di fare parte) che a chi li meritava.
Gente che parlava in dialetto (con tutto il rispetto per il dialetto) capace di "valutare l'impresa" in base al conto corrente del proprietario più che alla capacità di generare reddito o fare innovazione. Gente che ti schiacciava l'occhio per chiederti quanto facevi di nero piuttosto che interessata alla trasparenza del tuo bilancio.
Mi sono sempre trovato molto meglio con i direttori provenienti da Milano che con quelli di provincia. Forse per la mia mentalità più "business", uno dei migliori complimenti che ricordo è "lei non sembra un imprenditore di provincia".
Insomma, magari ero capitato male io, e, certo, la romanzo un po'. Ma non ho grandi rimpianti per quei direttori tuttologi che trattavano dal piccolo mutuo per la casa alla operazione di finanza straordinaria dell'azienda.
In una prima fase l'introduzione delle banche specializzate mi ha messo in contatto con persone più formate e portate ad un ambiente business (siamo nel corporate) che vecchio stile. Più interessata a capire il management, le dinamiche e i progetti aziendali che puramente le garanzie fornite.
I gestori (che non cambiano) hanno fornito l'opportunità di un rapporto di conoscenza continuativo e offrono un punto di contatto unico molto utile per le esigenze aziendali. Gli esperti trasversali, per zona o a livello nazionale forniscono, su richiesta, consulenza di alto livello.
Soprattutto nel corporate le autonomie dei direttori erano, tranne operazioni straordinarie, spesso più che adeguate per concedere le linee di credito necessarie.
Si organizzavano operazioni anche importanti in mezza giornata.
Insomma un netto miglioramento. Perlomeno per come l'ho vissuta io.
Certo, poi va anche a fortuna, probabilmente il direttore della mia filiale era particolarmente in gamba.
Oggi le banche, in un momento di crisi e di perdite enormi sulle linee affidate (il contenzioso è esploso) stanno riconsiderando la loro organizzazione. Stanno scoprendo che la girandola di responsabili non permette di approfondire il rapporto. Se me lo chiedevano potevo dirglielo anch'io, ad una cifra certo inferiore a quella probabilmente spesa in consulenti.
Ma non credo utile riportare tutti i clienti sotto un unico responsabile, che dovrà occuparsi del piccolo assegno scoperto del privato e di seguire le aziende, sempre impegnatissimo. Non lo so, a me pare che nelle aziende si vada verso la trasversalità delle competenze per avere una visione globale dei processi ma verso una forte specializzazione e delega operativa.
E che le banche stiano invece tornando ad un modello di centralizzazione antico. Vedremo.
Vocali
Ho il puk, farò la pec, non penso di vaccinarmi con pic, mi interessa il pac, ma in tutto questo ci ho capito poc.
martedì 10 novembre 2009
Housebank
Leggo a pagina 25 del Sole 24 Ore di Domenica l'intervista a Sergio Ermotti, Deputy CEO di Unicredit che parla di board, legal entity, business model, hedging, capital market, retail.
Poi dice che un cliente con la housebank (concentrazione del lavoro, conti sia aziendali che personali) può ottenere migliori condizioni.
Probabilmente se non si chiama Unicredit.
Sono sempre più convinto, visto che quella era la nostra housebank, che non arriverò a vedere, con i conti lì, la ennesima ristrutturazione con fusione con relativi casini per comunicare a clienti, fornitori ecc il cambio dei riferimenti bancari.
Visto che gli piace tanto l'inglese gli dico io la definizione di Unicredit ultimamente: sucks.
Poi dice che un cliente con la housebank (concentrazione del lavoro, conti sia aziendali che personali) può ottenere migliori condizioni.
Probabilmente se non si chiama Unicredit.
Sono sempre più convinto, visto che quella era la nostra housebank, che non arriverò a vedere, con i conti lì, la ennesima ristrutturazione con fusione con relativi casini per comunicare a clienti, fornitori ecc il cambio dei riferimenti bancari.
Visto che gli piace tanto l'inglese gli dico io la definizione di Unicredit ultimamente: sucks.
domenica 1 novembre 2009
Previsioni
Leggo questa notizia e mi viene in mente una cosa.
Nell'ultimo periodo ho passato parecchio tempo in meridione (per lavoro).
Un mio contatto là, che gira molto quelle zone, mi ha detto che secondo quello che dicono molti il governo cadrà.
Pare che stia colpendo molto duramente le organizzazioni criminali.
E che queste si stiano dando da fare per "difendersi".
Un paio di considerazioni: fosse vero mal si coniugherebbe con la diceria di Berlusconi mafioso.
E fosse vero siamo messi male se la criminalità organizzata è più potente della opposizione (c'è?) e in grado di fare cadere il governo.
Vedremo. Fosse vero, soprattutto il come cadrà sarà interessante.
Potrebbe sempre cadere per una fronda interna di eletti là.
Nell'ultimo periodo ho passato parecchio tempo in meridione (per lavoro).
Un mio contatto là, che gira molto quelle zone, mi ha detto che secondo quello che dicono molti il governo cadrà.
Pare che stia colpendo molto duramente le organizzazioni criminali.
E che queste si stiano dando da fare per "difendersi".
Un paio di considerazioni: fosse vero mal si coniugherebbe con la diceria di Berlusconi mafioso.
E fosse vero siamo messi male se la criminalità organizzata è più potente della opposizione (c'è?) e in grado di fare cadere il governo.
Vedremo. Fosse vero, soprattutto il come cadrà sarà interessante.
Potrebbe sempre cadere per una fronda interna di eletti là.
giovedì 29 ottobre 2009
Quale è il mio business?
In un commento al post precedente giustamente Ivan Crema dice "non credo che concentrarsi sul core-business sia l'unica chiave, questo mi fa pensare ai maniscalchi di fine '800".
Concordo al 100%.
Ma nella mia mente semplice fare il proprio "core business" è fare quello che si sa fare, senza voli pindarici fatti senza strategia.
Ad esempio se io oggi facessi materiale con motori elettrici da grande serie lo considererei un business finito e in mano ai cinesi. Analizzerei bene quali sono le competenze (il mio core business) e se il prodotto che faccio, come penso, è "cotto" cercherei di applicare le competenze ad altri prodotti, possibilmente vendibili nella rete di vendita che ho già.
Se possibile cercherei l'innovazione spinta nel settore (il prodotto raffigurato ne è un ottimo esempio).So fare la plastica, gli stampi, il motore elettrico? Sono forte nella progettazione, produzione o commercializzazione.
Se so progettare perché non diventare progettazione pura togliendo la produzione?
Se il mio punto di forza è il marchio con la commercializzazione e la rete di vendita potrei anche smettere di produrre e commercializzare e basta (come hanno fatto molti). Su questa cosa ho dubbi sul medio lungo termine ma non voglio dilungarmi.
A volte disinvestire è funzionale alla sopravvivenza aziendale.
Spesso invece si passa al prodotto che "si vende" senza considerare se è coerente alla conoscenza e struttura produttiva aziendale. Normalmente con effetti pessimi.
L'estrema conseguenza è dover riconvertire le proprie competenze. Ma quello è un processo lento e se lo fai sotto la pressione della crisi, in u momento come questo, senza averci pensato anni fa... probabilmente soccombi prima di riuscirci.
Concordo al 100%.
Ma nella mia mente semplice fare il proprio "core business" è fare quello che si sa fare, senza voli pindarici fatti senza strategia.
Ad esempio se io oggi facessi materiale con motori elettrici da grande serie lo considererei un business finito e in mano ai cinesi. Analizzerei bene quali sono le competenze (il mio core business) e se il prodotto che faccio, come penso, è "cotto" cercherei di applicare le competenze ad altri prodotti, possibilmente vendibili nella rete di vendita che ho già.
Se possibile cercherei l'innovazione spinta nel settore (il prodotto raffigurato ne è un ottimo esempio).So fare la plastica, gli stampi, il motore elettrico? Sono forte nella progettazione, produzione o commercializzazione.
Se so progettare perché non diventare progettazione pura togliendo la produzione?
Se il mio punto di forza è il marchio con la commercializzazione e la rete di vendita potrei anche smettere di produrre e commercializzare e basta (come hanno fatto molti). Su questa cosa ho dubbi sul medio lungo termine ma non voglio dilungarmi.
A volte disinvestire è funzionale alla sopravvivenza aziendale.
Spesso invece si passa al prodotto che "si vende" senza considerare se è coerente alla conoscenza e struttura produttiva aziendale. Normalmente con effetti pessimi.
L'estrema conseguenza è dover riconvertire le proprie competenze. Ma quello è un processo lento e se lo fai sotto la pressione della crisi, in u momento come questo, senza averci pensato anni fa... probabilmente soccombi prima di riuscirci.
mercoledì 28 ottobre 2009
Il fatturato non conta nulla
C'è crisi.
Tutti misurano la crisi con la perdita di fatturato.
Tutti cercano di mantenere il fatturato (e in passato di aumentarlo).
Uno dei metodi in voga per aumentare il fatturato è ampliare la gamma prodotti, spesso inserendo prodotti commercializzati. Magari cinesi.
Posso dire come la penso con un francesismo?
Cazzate!
Allargare la gamma dei prodotti non è strategico, è strategico concentrarsi sul core business ed essere leader nei propri prodotti.
Essere marginali con una linea di prodotti enorme non ti fa un'azienda forte.
E ho tanti concorrenti che (per fortuna) seguono quella via.
Invece le aziende migliori stanno riconcentrandosi sul core business per prepararsi al "nuovo mercato" che uscirà da questa crisi.
Tra l'altro non conta (solo, off course) il fatturato, sono basilari i flussi di cassa, in un momento come questo ancora di più.
Aumentare il fatturato può essere semplice: sacrifichi i margini ed esci con un prezzaccio. E' un affare per l'azienda?
E il fatturato assorbe circolante, a maggiore ragione in un periodo nel quale la gente non paga.
Certo senza ordini e fatturato l'azienda muore, ma come sempre, nella gestione aziendale occorre il buon senso e far bene i conti.
E poi nel conto economico quella che conta è l'ultima riga, non la prima.
Tutti misurano la crisi con la perdita di fatturato.
Tutti cercano di mantenere il fatturato (e in passato di aumentarlo).
Uno dei metodi in voga per aumentare il fatturato è ampliare la gamma prodotti, spesso inserendo prodotti commercializzati. Magari cinesi.
Posso dire come la penso con un francesismo?
Cazzate!
Allargare la gamma dei prodotti non è strategico, è strategico concentrarsi sul core business ed essere leader nei propri prodotti.
Essere marginali con una linea di prodotti enorme non ti fa un'azienda forte.
E ho tanti concorrenti che (per fortuna) seguono quella via.
Invece le aziende migliori stanno riconcentrandosi sul core business per prepararsi al "nuovo mercato" che uscirà da questa crisi.
Tra l'altro non conta (solo, off course) il fatturato, sono basilari i flussi di cassa, in un momento come questo ancora di più.
Aumentare il fatturato può essere semplice: sacrifichi i margini ed esci con un prezzaccio. E' un affare per l'azienda?
E il fatturato assorbe circolante, a maggiore ragione in un periodo nel quale la gente non paga.
Certo senza ordini e fatturato l'azienda muore, ma come sempre, nella gestione aziendale occorre il buon senso e far bene i conti.
E poi nel conto economico quella che conta è l'ultima riga, non la prima.
venerdì 23 ottobre 2009
Il prezzo da pagare
Io forse me la cavo. Tutto sommato non va malissimo.
Ma il prezzo "sociale" (o per gli stakeholders, come dice chi ha studiato) da pagare è alto.
Quasi 200.000 euro in meno di spese per il personale (e aumenteranno ancora).
Più di un milione di euro in meno di acquisti (oltre il 20%).
130.000 euro in meno di stipendi lordi sono andati ai "precari", avendo delle linee di prodotto stagionali usiamo abbastanza gli interinali. Quest'anno abbiamo usato solo gli interni.
Certo il lavoro precario non è il massimo, come dicono molti.
Ma questa è l'alternativa: stare a casa.
E i miei fornitori? Aver chiuso il 2008 con una bufera che ha triturato qualsiasi budget mi ha fatto chiudere con un magazzino ipertrofico.
Il risultato (unito al calo della produzione, per fortuna per noi non drammatico) sono minori acquisti.
Mal contati, con altri tagli alle spese, nel nostro piccolo abbiamo "immesso nel sistema economico" circa 1.500.000 Euro in meno. E siamo una pulce.
Gli interinali non hanno avuto quei soldi per comperarsi delle cose.
I fornitori hanno dovuto probabilmente fare risparmi a loro volta con conseguenze simili.
Alla fine siamo tutti sulla stessa barca. Ma molti non se ne rendono conto e pensano a se stessi.
Ma il prezzo "sociale" (o per gli stakeholders, come dice chi ha studiato) da pagare è alto.
Quasi 200.000 euro in meno di spese per il personale (e aumenteranno ancora).
Più di un milione di euro in meno di acquisti (oltre il 20%).
130.000 euro in meno di stipendi lordi sono andati ai "precari", avendo delle linee di prodotto stagionali usiamo abbastanza gli interinali. Quest'anno abbiamo usato solo gli interni.
Certo il lavoro precario non è il massimo, come dicono molti.
Ma questa è l'alternativa: stare a casa.
E i miei fornitori? Aver chiuso il 2008 con una bufera che ha triturato qualsiasi budget mi ha fatto chiudere con un magazzino ipertrofico.
Il risultato (unito al calo della produzione, per fortuna per noi non drammatico) sono minori acquisti.
Mal contati, con altri tagli alle spese, nel nostro piccolo abbiamo "immesso nel sistema economico" circa 1.500.000 Euro in meno. E siamo una pulce.
Gli interinali non hanno avuto quei soldi per comperarsi delle cose.
I fornitori hanno dovuto probabilmente fare risparmi a loro volta con conseguenze simili.
Alla fine siamo tutti sulla stessa barca. Ma molti non se ne rendono conto e pensano a se stessi.
giovedì 22 ottobre 2009
Una timida proposta
Se Berlusconi (ma alle sue promesse credo poco) toglie l'IRAP io sarei disposto a:
Per uno che guadagna 20.000 euro in un periodo come questo 780 Euro non credo facciano così schifo.
- l'IRAP direttamente legata allo stipendio lordo del dipendente la mettiamo in busta a lui
- L'IRAP legata a interessi, oneri sociali, utile (che intanto nel 2009 è una chimera) ecc se la mette in tasca 'azienda.
Per uno che guadagna 20.000 euro in un periodo come questo 780 Euro non credo facciano così schifo.
martedì 20 ottobre 2009
Liberisti a chi?
Non avevo idea fossimo sotto elezioni.
Di solito queste cose le sparano in quei periodi.
Alla faccia del governo liberista amico delle imprese, ci manca solo che in un periodo come questo tolgano quel poco di flessibilità faticosamente ottenuta negli ultimi anni per dare la mazzata finale.
Che poi il posto fisso è un valore per tutti. Se trovi gente in gamba fai di tutto per tenerla.
Di solito queste cose le sparano in quei periodi.
Alla faccia del governo liberista amico delle imprese, ci manca solo che in un periodo come questo tolgano quel poco di flessibilità faticosamente ottenuta negli ultimi anni per dare la mazzata finale.
Che poi il posto fisso è un valore per tutti. Se trovi gente in gamba fai di tutto per tenerla.
Pulizie
Era un po' che non le facevo. Ho fatto un po' di pulizia nella barra laterale (vecchi blog, configurazioni sbagliate ecc)
Ipotesi
Fai conto che un ministro sia in una corrente o in un gruppo di amici, fai conto che ci sia un avversario importante in un'altra corrente.
Fai conto che si lotti al coltello.
Poi chi dipende dal ministro un giorno arresta uno stretto parente del suo avversario politico.
Per tangenti.
Qualche dubbio che sotto sotto ci sia anche un po' di lotta politica oltre che voglia di pulizia ti viene. No?
Lo so son criptico. Ma va così
Fai conto che si lotti al coltello.
Poi chi dipende dal ministro un giorno arresta uno stretto parente del suo avversario politico.
Per tangenti.
Qualche dubbio che sotto sotto ci sia anche un po' di lotta politica oltre che voglia di pulizia ti viene. No?
Lo so son criptico. Ma va così
lunedì 19 ottobre 2009
Protezionismo
Una delle maggiori attività dell'ultimo periodo, in azienda, è cercare di fronteggiare ogni giorno nuove "regole".
Operiamo in una situazione di mercato libero, grazie al WTO (qualcuno potrebbe dire a causa del).
Come chi mi segue sa noi operiamo a livello mondiale esportando in tantissimi paesi.
Le barriere doganali sono illegali, ma il metodo sempre più utilizzato per frenare le importazioni è quello del cambio regole in corsa.
In corsa perché quando ti cambiano le regole di marchiatura a merce che è già in viaggio diventa complicato assolverle.
Allora passiamo le nostre giornate a fronteggiare le regole che ogni dogana si inventa ogni giorno per cercare di metterti i bastoni tra le ruote.
Dalle fatture rifatte 5 volte perché ogni volta la dichiarazione non va bene, a quelli che ti chiedono la scritta "made in Italy" su tutti i ricambi (compresa la scatola di 500 viti, su ogni vite).
A quelli che ti mandano la dogana italiana a verificare se sei tu il produttore.
Insomma, per fortuna siamo italiani e per noi è normale passare più tempo a fronteggiare burocrazia che a fare business. Ma è una bella rottura di scatole.
Poi i cinesi questo problema non ce l'hanno, loro "made in Italy" sui ricambi copiati ce lo hanno scritto.
Operiamo in una situazione di mercato libero, grazie al WTO (qualcuno potrebbe dire a causa del).
Come chi mi segue sa noi operiamo a livello mondiale esportando in tantissimi paesi.
Le barriere doganali sono illegali, ma il metodo sempre più utilizzato per frenare le importazioni è quello del cambio regole in corsa.
In corsa perché quando ti cambiano le regole di marchiatura a merce che è già in viaggio diventa complicato assolverle.
Allora passiamo le nostre giornate a fronteggiare le regole che ogni dogana si inventa ogni giorno per cercare di metterti i bastoni tra le ruote.
Dalle fatture rifatte 5 volte perché ogni volta la dichiarazione non va bene, a quelli che ti chiedono la scritta "made in Italy" su tutti i ricambi (compresa la scatola di 500 viti, su ogni vite).
A quelli che ti mandano la dogana italiana a verificare se sei tu il produttore.
Insomma, per fortuna siamo italiani e per noi è normale passare più tempo a fronteggiare burocrazia che a fare business. Ma è una bella rottura di scatole.
Poi i cinesi questo problema non ce l'hanno, loro "made in Italy" sui ricambi copiati ce lo hanno scritto.
Busy
Non me lo sono dimenticato il blog.
Ma sono settimane che definire caotiche è poco, decisive tra l'altro per la chiusura anno e i progetti futuri (che sono molti).
E quindi ho poco tempo da dedicare alla mia attività in rete. Tra l'altro per scrivere un blog gli stimoli spesso vengono dalla lettura e sto leggendo veramente poco.
Certo è che quello che si sente in giro è a volte confortante (spesso ci si lamenta poi scavi e scopri che, considerato il periodo, non va così male) e a volte spaventoso (ci sono molte aziende che sono a rischio).
Poi guardo (raramente, se capita in albergo mentre mi cambio) la TV e vedo litigare sui calzini.
Ma sono settimane che definire caotiche è poco, decisive tra l'altro per la chiusura anno e i progetti futuri (che sono molti).
E quindi ho poco tempo da dedicare alla mia attività in rete. Tra l'altro per scrivere un blog gli stimoli spesso vengono dalla lettura e sto leggendo veramente poco.
Certo è che quello che si sente in giro è a volte confortante (spesso ci si lamenta poi scavi e scopri che, considerato il periodo, non va così male) e a volte spaventoso (ci sono molte aziende che sono a rischio).
Poi guardo (raramente, se capita in albergo mentre mi cambio) la TV e vedo litigare sui calzini.
venerdì 2 ottobre 2009
Un esempio concreto
Parliamo tanto di aiutare le aziende.
Sapete che posso portare a perdita i soldi non incassati solo ed esclusivamente quando ho la dichiarazione di fallimento del cliente?
Esempio, fallisce un mio cliente che mi deve 1.000.000 di Euro.
Io ho un utile di 500.000 Euro, non posso scaricare la perdita quindi pagherò circa 200.000 euro di tasse.
Quindi le mie necessità di cassa sono 1.000.000 dell'insoluto, più 200.000 di tasse + l'anticipo delle tasse sull'anno successivo calcolate sui 500.000. Malcontato 1.300.000 Euro.
Tenete conto che sul 1.000.000 ho anche già versato IVA (mai incassata per altri 180.000 Euro circa). OK lì dentro ci dovrebbe essere anche il mio margine, ma se pianifico la cassa magari il margine lo usavo per fare investimenti.
In via teorica avrei perso 500.000 euro quindi avrei diritto al rimborso anche di eventuali imposte anticipate. E il risultato sarebbe ben diverso.
Tra l'altro se un anno faccio perdite l'incidenza fiscale se ci avevo pagato delle tasse in precedenza non è neutra (ma è un discorso lungo) ma, indovina un po', peggiorativa..
Non a caso la contropartita per le banche della moratoria dovrebbe essere una maggiore elasticità sugli incagli da portare a bilancio fiscale.
Per avere i documenti del fallimento, a parte la spesa, spesso ci vogliono anni (e non a caso spesso si cedono i crediti per scaricarli).
Già questa è chiaramente una stortura in tempi normali.
Immaginate adesso una situazione come questa in un periodo come quello attuale nel quale spariscono aziende a raffica. E alla sua ripercussione sui bilanci non solo delle banche ma anche delle aziende.
Per non dire dei casini se ti fallisce un fornitore che aveva tue attrezzature in conto lavoro.
O del recuperare una dichiarazione di fallimento valida in paesi extraeuropei.
A volte basterebbe veramente poco per aiutare le aziende in modo concreto.
Sapete che posso portare a perdita i soldi non incassati solo ed esclusivamente quando ho la dichiarazione di fallimento del cliente?
Esempio, fallisce un mio cliente che mi deve 1.000.000 di Euro.
Io ho un utile di 500.000 Euro, non posso scaricare la perdita quindi pagherò circa 200.000 euro di tasse.
Quindi le mie necessità di cassa sono 1.000.000 dell'insoluto, più 200.000 di tasse + l'anticipo delle tasse sull'anno successivo calcolate sui 500.000. Malcontato 1.300.000 Euro.
Tenete conto che sul 1.000.000 ho anche già versato IVA (mai incassata per altri 180.000 Euro circa). OK lì dentro ci dovrebbe essere anche il mio margine, ma se pianifico la cassa magari il margine lo usavo per fare investimenti.
In via teorica avrei perso 500.000 euro quindi avrei diritto al rimborso anche di eventuali imposte anticipate. E il risultato sarebbe ben diverso.
Tra l'altro se un anno faccio perdite l'incidenza fiscale se ci avevo pagato delle tasse in precedenza non è neutra (ma è un discorso lungo) ma, indovina un po', peggiorativa..
Non a caso la contropartita per le banche della moratoria dovrebbe essere una maggiore elasticità sugli incagli da portare a bilancio fiscale.
Per avere i documenti del fallimento, a parte la spesa, spesso ci vogliono anni (e non a caso spesso si cedono i crediti per scaricarli).
Già questa è chiaramente una stortura in tempi normali.
Immaginate adesso una situazione come questa in un periodo come quello attuale nel quale spariscono aziende a raffica. E alla sua ripercussione sui bilanci non solo delle banche ma anche delle aziende.
Per non dire dei casini se ti fallisce un fornitore che aveva tue attrezzature in conto lavoro.
O del recuperare una dichiarazione di fallimento valida in paesi extraeuropei.
A volte basterebbe veramente poco per aiutare le aziende in modo concreto.
Solo chiacchiere e distintivo
Onore al merito per quello che stanno facendo all'Aquila. bisognerebbe provarci a costruire quel numero di case in pochi mesi.
Certo ci saranno anche molti problemi, ma ci sono anche posti dove il terremoto non è ancora risolto dopo anni.
Ma per il resto tanti, tanti annunci e poca sostanza.
Per la Tremonti Ter dovremmo comperare entro fine anno i macchinari (quei quattro pazzi che investono) ma siamo ad ottobre e stiamo aspettando ancora la circolare esplicativa e tutto è fermo anche per quello.
Brunetta continua a rinviare la messa in cantiere delle "misure urgenti" (che a quanto pare non erano così urgenti) e credo che Confindustria sia alla 4a lettera di segnalazione delle "misure urgenti" che auspichiamo.
Tanto per semplificare aggiungono un nuovo documento di trasporto, al solito con duemila interpretazioni ed incertezze.
Il pannicello caldo dell'IVA da pagare dopo l'incasso non so se qualcuno l'ha applicato ma ha tali limitazioni che credo di no.
Per i dipendenti si è fatto poco. Si dice che si è finanziata la cassa integrazione ma abbiamo speso ad oggi una piccolissima parte dei soldi versati dalle aziende a quel fine negli ultimi decenni.
Sgravi fiscali non pervenuti.
Di riforma del welfare (sarebbe ora e le condizioni sono quelle giuste) non si parla, tanto va tutto bene.
Si sono aiutate le banche, che infatti fanno utili. Ma per i loro clienti poco è cambiato. Basta dire che l'ABI ci ha messo 2 mesi a fare il modulo della moratoria (il modulo, non ad applicarla).
Ci hanno presi per i fondelli con il click day introducendo anche per le aziende il superenalotto oggi tanto di moda.
Non mi pare di vedere (Scajola è il grande assente del periodo) una qualsivoglia idea di politica industriale.
Insomma, siamo alle solite. Si parla di puttane (scusate, escort), dei problemi di quattro giornalisti e comici TV miliardari, di beghe interne ai partiti e mai di cosa si vuole per il futuro di questo paese.
E vale non solo per il governo purtroppo.
Con una opposizione occupata solo a decidere le proprie lotte di potere interne.
Ah dimenticavo, gli unici soldi che si sono trovati, oltre a quelli per le banche, sono per gli aumenti dei dipendenti pubblici. Naturalmente.
Certo ci saranno anche molti problemi, ma ci sono anche posti dove il terremoto non è ancora risolto dopo anni.
Ma per il resto tanti, tanti annunci e poca sostanza.
Per la Tremonti Ter dovremmo comperare entro fine anno i macchinari (quei quattro pazzi che investono) ma siamo ad ottobre e stiamo aspettando ancora la circolare esplicativa e tutto è fermo anche per quello.
Brunetta continua a rinviare la messa in cantiere delle "misure urgenti" (che a quanto pare non erano così urgenti) e credo che Confindustria sia alla 4a lettera di segnalazione delle "misure urgenti" che auspichiamo.
Tanto per semplificare aggiungono un nuovo documento di trasporto, al solito con duemila interpretazioni ed incertezze.
Il pannicello caldo dell'IVA da pagare dopo l'incasso non so se qualcuno l'ha applicato ma ha tali limitazioni che credo di no.
Per i dipendenti si è fatto poco. Si dice che si è finanziata la cassa integrazione ma abbiamo speso ad oggi una piccolissima parte dei soldi versati dalle aziende a quel fine negli ultimi decenni.
Sgravi fiscali non pervenuti.
Di riforma del welfare (sarebbe ora e le condizioni sono quelle giuste) non si parla, tanto va tutto bene.
Si sono aiutate le banche, che infatti fanno utili. Ma per i loro clienti poco è cambiato. Basta dire che l'ABI ci ha messo 2 mesi a fare il modulo della moratoria (il modulo, non ad applicarla).
Ci hanno presi per i fondelli con il click day introducendo anche per le aziende il superenalotto oggi tanto di moda.
Non mi pare di vedere (Scajola è il grande assente del periodo) una qualsivoglia idea di politica industriale.
Insomma, siamo alle solite. Si parla di puttane (scusate, escort), dei problemi di quattro giornalisti e comici TV miliardari, di beghe interne ai partiti e mai di cosa si vuole per il futuro di questo paese.
E vale non solo per il governo purtroppo.
Con una opposizione occupata solo a decidere le proprie lotte di potere interne.
Ah dimenticavo, gli unici soldi che si sono trovati, oltre a quelli per le banche, sono per gli aumenti dei dipendenti pubblici. Naturalmente.
martedì 29 settembre 2009
Migliaia di anni
Passeggiavo nel sole, su una panchina, una coppia.
Lei con capelli mossi, di un nero innaturale, carnagione chiara, vestita di scuro. Lui un po' sovrappeso, maglia rossa, jeans non tanto più vecchio di lei.
Mentre passavo lui si volta per abbracciarla.
Il mio sguardo in quel momento capita su di lei, un lampo, una lieve increspatura degli occhi, una piccola piega della bocca. Gli occhi che si perdono lontano.
In un brevissimo istante mi si è aperto un mondo davanti. Una espressione indefinibile, eppure conosciuta, brevissima, eppure antica.
Una donna che sacrifica la propria felicità in cambio della tranquillità, per se e per i suoi cuccioli.
Una storia vecchia come il mondo, anzi di più. Animale.
Con la femmina che cerca nel maschio cibo e protezione.
Migliaia di anni di condizionamenti, animali, sociali, culturali.
Un piccolo sguardo di chi si accontenta, di chi magari avrebbe voluto essere altrove, di chi accetta con fatica quell'abbraccio. Ma deve. Come tante donne che cercano da noi un futuro migliore, lontano dalla fame e dalla povertà del loro paese.
Uno sguardo antico, lungo migliaia di anni.
Straziante per chi ha figlie femmine per le quali spera in un futuro migliore.
Lei con capelli mossi, di un nero innaturale, carnagione chiara, vestita di scuro. Lui un po' sovrappeso, maglia rossa, jeans non tanto più vecchio di lei.
Mentre passavo lui si volta per abbracciarla.
Il mio sguardo in quel momento capita su di lei, un lampo, una lieve increspatura degli occhi, una piccola piega della bocca. Gli occhi che si perdono lontano.
In un brevissimo istante mi si è aperto un mondo davanti. Una espressione indefinibile, eppure conosciuta, brevissima, eppure antica.
Una donna che sacrifica la propria felicità in cambio della tranquillità, per se e per i suoi cuccioli.
Una storia vecchia come il mondo, anzi di più. Animale.
Con la femmina che cerca nel maschio cibo e protezione.
Migliaia di anni di condizionamenti, animali, sociali, culturali.
Un piccolo sguardo di chi si accontenta, di chi magari avrebbe voluto essere altrove, di chi accetta con fatica quell'abbraccio. Ma deve. Come tante donne che cercano da noi un futuro migliore, lontano dalla fame e dalla povertà del loro paese.
Uno sguardo antico, lungo migliaia di anni.
Straziante per chi ha figlie femmine per le quali spera in un futuro migliore.
mercoledì 23 settembre 2009
Auguri
Tanti auguri Mr Springsteen.
Colonna sonora di tanti momenti.
Mi piacerebbe essere lì sotto il palco a cantare verso il tuo microfono Happy birthday
Colonna sonora di tanti momenti.
Mi piacerebbe essere lì sotto il palco a cantare verso il tuo microfono Happy birthday
lunedì 7 settembre 2009
Mercato selvaggio
Premessa: sono contrario al protezionismo e per il libero mercato. Esportiamo il 90% della nostra produzione, non può che essere così, il protezionismo porta protezionismo e meno crescita del mercato.
Il mio post "notti in bianco" ha suscitato un buon dibattito, d'altra parte è un periodo difficile e moltissimi sono sensibili all'argomento.
Per puntualizzare meglio la mia posizione, non sono affatto contro il mercato, i cinesi li abbiamo, come concorrenti, da ormai quasi dieci anni e ce la siamo cavata. Prima di loro ci provarono i giapponesi e coi tedeschi è sempre un bel testa a testa.
Ma vendere dei cloni, con l'inganno, non è concorrenza, è truffa.
E' posizionarsi come un parassita su un'altra azienda e sfruttarne il lavoro.
I blogger sono gente strana, insorgono per una frase rubata, per un mancato link ad un originale, si scandalizzano per blog che riportano post di altri senza citare l'originale.
Quasi tutti hanno le foto in flickr non in creative commons ma in copyright.
Materiale che, certo, implica parecchio lavoro intellettuale, esperienza ecc ma alla fine pochi costi. Si predica la condivisione poi però "le mie idee sono mie".
Poi ti lamenti che ti copiano un prodotto, dietro al quale ci sono milioni di euro di investimenti in marketing e ricerca e sviluppo, 40 anni di lavoro e ti dicono "è il mercato baby perché non lo accetti?"
Ma io vivo di e nel mercato, non vivo in ambiente protetto. Ma che la mia reputazione venga rovinata da questi poco di buono se permettete mi fa incazzare come una bestia.
Poi leggi "rispondo di primo acchito, non me ne vogliate,alle possibili implicazioni penso dopo. vabbe' ma se la panda la fanno a Tichy o a Pechino a me che me ne viene?"
Ma infatti della enorme fabbrica cinese senza regole e con personale schiavizzato i consumatori hanno approfittato. La bassa inflazione deriva anche da quello.
E nessuno si pone il problema di dove è fatto, "è il mercato" come hanno detto molti.
Vero, assolutamente vero, ma allora il mercato deve valere per tutto, se è ininfluente come consumatore il dove è fatto poi non si può poi inveire contro gli industriali che chiudono le fabbriche qui per spostarle altrove. Non si può mostrare solidarietà a chi resta senza lavoro. Andate da loro a dirgli "è il mercato baby", spiegatelo voi ai loro figli e alle loro famiglie.
Non lamentatevi se il lavoro non si trova e quando si trova è sottopagato o stagionale o precario, è il mercato baby.
Noi con questa storia possiamo anche (sgratt sgratt) chiudere. Poco male per quasi tutti.
Importerà alla sessantina di persone che lavorano qui, agli altri cinquanta o giù di lì dell'indotto, ai fornitori di merci e anche quelli di servizi, basta pubblicità, sito, consulenze ecc ecc, ai nostri distributori e ai loro dipendenti.
Però, visto che malcontato versiamo tra azienda, dipendenti e personale un milione e mezzo di tasse pretenderei che siano anche ridotte le spese dello stato per tale importo. Licenziando quelle venti o trenta persone che manteniamo.
Tanto lavoro ce n'è possiamo sempre diventare tutti commessi di un enorme centro commerciale di merce fatta in Cina. O fare una bella internet company e vendere i nostri servizi a, a... vabbé, alle implicazioni ci pensiamo dopo.
Il mio post "notti in bianco" ha suscitato un buon dibattito, d'altra parte è un periodo difficile e moltissimi sono sensibili all'argomento.
Per puntualizzare meglio la mia posizione, non sono affatto contro il mercato, i cinesi li abbiamo, come concorrenti, da ormai quasi dieci anni e ce la siamo cavata. Prima di loro ci provarono i giapponesi e coi tedeschi è sempre un bel testa a testa.
Ma vendere dei cloni, con l'inganno, non è concorrenza, è truffa.
E' posizionarsi come un parassita su un'altra azienda e sfruttarne il lavoro.
I blogger sono gente strana, insorgono per una frase rubata, per un mancato link ad un originale, si scandalizzano per blog che riportano post di altri senza citare l'originale.
Quasi tutti hanno le foto in flickr non in creative commons ma in copyright.
Materiale che, certo, implica parecchio lavoro intellettuale, esperienza ecc ma alla fine pochi costi. Si predica la condivisione poi però "le mie idee sono mie".
Poi ti lamenti che ti copiano un prodotto, dietro al quale ci sono milioni di euro di investimenti in marketing e ricerca e sviluppo, 40 anni di lavoro e ti dicono "è il mercato baby perché non lo accetti?"
Ma io vivo di e nel mercato, non vivo in ambiente protetto. Ma che la mia reputazione venga rovinata da questi poco di buono se permettete mi fa incazzare come una bestia.
Poi leggi "rispondo di primo acchito, non me ne vogliate,alle possibili implicazioni penso dopo. vabbe' ma se la panda la fanno a Tichy o a Pechino a me che me ne viene?"
Ma infatti della enorme fabbrica cinese senza regole e con personale schiavizzato i consumatori hanno approfittato. La bassa inflazione deriva anche da quello.
E nessuno si pone il problema di dove è fatto, "è il mercato" come hanno detto molti.
Vero, assolutamente vero, ma allora il mercato deve valere per tutto, se è ininfluente come consumatore il dove è fatto poi non si può poi inveire contro gli industriali che chiudono le fabbriche qui per spostarle altrove. Non si può mostrare solidarietà a chi resta senza lavoro. Andate da loro a dirgli "è il mercato baby", spiegatelo voi ai loro figli e alle loro famiglie.
Non lamentatevi se il lavoro non si trova e quando si trova è sottopagato o stagionale o precario, è il mercato baby.
Noi con questa storia possiamo anche (sgratt sgratt) chiudere. Poco male per quasi tutti.
Importerà alla sessantina di persone che lavorano qui, agli altri cinquanta o giù di lì dell'indotto, ai fornitori di merci e anche quelli di servizi, basta pubblicità, sito, consulenze ecc ecc, ai nostri distributori e ai loro dipendenti.
Però, visto che malcontato versiamo tra azienda, dipendenti e personale un milione e mezzo di tasse pretenderei che siano anche ridotte le spese dello stato per tale importo. Licenziando quelle venti o trenta persone che manteniamo.
Tanto lavoro ce n'è possiamo sempre diventare tutti commessi di un enorme centro commerciale di merce fatta in Cina. O fare una bella internet company e vendere i nostri servizi a, a... vabbé, alle implicazioni ci pensiamo dopo.
domenica 6 settembre 2009
Dove andremo a finire
Non sono certo un moralista, anzi.
Ma la domanda mi sorge spontanea: dove andremo a finire se insegniamo ai nostri figli e alla gente che una facendo la puttana diventa una star internazionale?
Ma la domanda mi sorge spontanea: dove andremo a finire se insegniamo ai nostri figli e alla gente che una facendo la puttana diventa una star internazionale?
giovedì 3 settembre 2009
Notti in bianco
Vedere a rischio 40 anni di lavoro, una rete di distribuzione globale perché i cinesi hanno deciso che siccome sei bravo vale la pena di clonarti le macchine.
E sai che è una lotta impari ed impossibile.
Toglie il sonno.
E ti mette una rabbia e un senso di impotenza insopportabili.
Come se il periodo non fosse già abbastanza complicato da solo.
E sai che è una lotta impari ed impossibile.
Toglie il sonno.
E ti mette una rabbia e un senso di impotenza insopportabili.
Come se il periodo non fosse già abbastanza complicato da solo.
venerdì 28 agosto 2009
Bella scuola
Una delle cose che considero molto formative della frequentazione degli strumenti di condivisione e conversazione (blog, twitter, ff ecc) è il feed back.
Spessissimo mi è capitato di scrivere post sul blog con in mente un messaggio, un'idea. Poi arrivano i commenti e ti rendi conto che la tua idea è stata percepita in modo completamente diverso da chi ti ha letto.
E allora ti chiedi dove hai sbagliato, cerchi di capire i meccanismi mentali che hanno portato ad altre interpretazioni.
E cresci, nel tempo. Cresce la tua capacità di farti capire, la tua consapevolezza di certi meccanismi di causa-effetto, dell'importanza dell'uso delle parole.
Oppure sei una gran testa di cavolo, litighi con tutti, dici come al solito non han capito niente. Ma in quel caso sai già tutto quindi non hai bisogno di imparare.
Spessissimo mi è capitato di scrivere post sul blog con in mente un messaggio, un'idea. Poi arrivano i commenti e ti rendi conto che la tua idea è stata percepita in modo completamente diverso da chi ti ha letto.
E allora ti chiedi dove hai sbagliato, cerchi di capire i meccanismi mentali che hanno portato ad altre interpretazioni.
E cresci, nel tempo. Cresce la tua capacità di farti capire, la tua consapevolezza di certi meccanismi di causa-effetto, dell'importanza dell'uso delle parole.
Oppure sei una gran testa di cavolo, litighi con tutti, dici come al solito non han capito niente. Ma in quel caso sai già tutto quindi non hai bisogno di imparare.
giovedì 27 agosto 2009
Basterebbe poco
Ho sempre pensato che una delle tante occasioni buttate nel cesso in Italia è il turismo.
Siamo un paese che per il 50% è meglio delle cose che altri pubblicizzano e sfruttano in modo intensivo. Mare, montagna, arte, cultura. Inutile ve lo racconti.
Tralasciamo il discorso dei prezzi doppi che è proprio il massimo del minimo ed esemplificativo della nostra poca cultura dell'accoglienza.
Ma io sono uno che guarda le piccole cose, da lì si parte.
Questa settimana mi sono preso una settimana di "lavoro fuori sede", per concentrarmi e fare un po' di arretrati che in ufficio tra mille rotture di scatole non riesci mai a smaltire.
Ho scelto un agriturismo, molto bello cascina antica ben ristrutturata, all'interno di un parco naturale, isolata, con piscina. Un posto splendido, con enormi potenzialità.
Poi, come sempre, si perdono nelle stupidate, cosa che mi fa imbestialire.
Si mangia bene, avete il cuoco, perché allora per colazione mi presentate due torte e due tipi di biscotti del mulino bianco (possi dall'umidità)? Fate una torta voi, siamo in quattro gatti, basta una tortina.
Perché c'è un prosciutto e un formaggio industriale (e stamattina, orrore, le sottilette con la plastica attorno) quando siamo in una zona con formaggi e salumi fantastici?
Perché c'è una stanza bella, il bagno con il parquet la doccia larga e con il soffione grande come va di moda adesso e poi mi date per la doccia una bustina di quelle orrende (scomode da aprire sotto la doccia tra l'altro) e una saponetta? Pagherei volentieri 5 euro in più per un set bagno decente, vai nel più scalcinato dei Melia da quattro soldi e c'è un set completissimo.
Perché c'è la piscina e non mi date un asciugamano in più da usare lì? (me lo aspettavo me lo sono portato)
Perché dite "internet in tutte le stanze" mi dite che c'è la wireless, lo pago, e poi nella mia stanza non ci arriva (lo so che i muri vecchi sono spessi), in giardino non ci arriva, e anche se uso il cavo la connessione sembra fatta con un modem a 2400?
Perché in uno splendido giardino ben tenuto e nel dehor c'è l'illuminazione ma non c'è una stramaledettissima presa di corrente alla quale attaccare il mio PC?
Perché non ci rendiamo conto che l'ospitalità è fatta di piccole cose e che ormai la connettività è un must? In Italia quando gli parli di internet spesso ti guardano come la mucca che guarda il treno che passa, o ti chiedono 10 euro al giorno.
Tralascio la riviera romagnola dove son finito in un 4 stelle che forse ne meritava 2 a regalarle (e pagavo più che qui).
Ma ricordatevelo, vale per qualsiasi business, la qualità si fa con le piccole cose, non con l'apparenza.
Siamo un paese che per il 50% è meglio delle cose che altri pubblicizzano e sfruttano in modo intensivo. Mare, montagna, arte, cultura. Inutile ve lo racconti.
Tralasciamo il discorso dei prezzi doppi che è proprio il massimo del minimo ed esemplificativo della nostra poca cultura dell'accoglienza.
Ma io sono uno che guarda le piccole cose, da lì si parte.
Questa settimana mi sono preso una settimana di "lavoro fuori sede", per concentrarmi e fare un po' di arretrati che in ufficio tra mille rotture di scatole non riesci mai a smaltire.
Ho scelto un agriturismo, molto bello cascina antica ben ristrutturata, all'interno di un parco naturale, isolata, con piscina. Un posto splendido, con enormi potenzialità.
Poi, come sempre, si perdono nelle stupidate, cosa che mi fa imbestialire.
Si mangia bene, avete il cuoco, perché allora per colazione mi presentate due torte e due tipi di biscotti del mulino bianco (possi dall'umidità)? Fate una torta voi, siamo in quattro gatti, basta una tortina.
Perché c'è un prosciutto e un formaggio industriale (e stamattina, orrore, le sottilette con la plastica attorno) quando siamo in una zona con formaggi e salumi fantastici?
Perché c'è una stanza bella, il bagno con il parquet la doccia larga e con il soffione grande come va di moda adesso e poi mi date per la doccia una bustina di quelle orrende (scomode da aprire sotto la doccia tra l'altro) e una saponetta? Pagherei volentieri 5 euro in più per un set bagno decente, vai nel più scalcinato dei Melia da quattro soldi e c'è un set completissimo.
Perché c'è la piscina e non mi date un asciugamano in più da usare lì? (me lo aspettavo me lo sono portato)
Perché dite "internet in tutte le stanze" mi dite che c'è la wireless, lo pago, e poi nella mia stanza non ci arriva (lo so che i muri vecchi sono spessi), in giardino non ci arriva, e anche se uso il cavo la connessione sembra fatta con un modem a 2400?
Perché in uno splendido giardino ben tenuto e nel dehor c'è l'illuminazione ma non c'è una stramaledettissima presa di corrente alla quale attaccare il mio PC?
Perché non ci rendiamo conto che l'ospitalità è fatta di piccole cose e che ormai la connettività è un must? In Italia quando gli parli di internet spesso ti guardano come la mucca che guarda il treno che passa, o ti chiedono 10 euro al giorno.
Tralascio la riviera romagnola dove son finito in un 4 stelle che forse ne meritava 2 a regalarle (e pagavo più che qui).
Ma ricordatevelo, vale per qualsiasi business, la qualità si fa con le piccole cose, non con l'apparenza.
mercoledì 26 agosto 2009
Anonimato
Visto che oramai sono un semi-anonimo non posso più usare questo blog per le mie menate di vita.
Per quello non ho scritto in questo periodo.
Mi venivano cose personali e non generali.
Lo so che non ve ne importa nulla ma il blog è mio ci scrivo quello che voglio io.
E non essendo una blogstar non sono tenuto ad osservare una linea editoriale.
Per quello non ho scritto in questo periodo.
Mi venivano cose personali e non generali.
Lo so che non ve ne importa nulla ma il blog è mio ci scrivo quello che voglio io.
E non essendo una blogstar non sono tenuto ad osservare una linea editoriale.
Crisi ... di valori?
Riprendo con una cosa non mia.
Che pubblico senza autorizzazione (non è firmata, mi arriva da anonimo) ma visto che la approvo e non contiene nulla di compromettente...
Caro Imprenditore,
si respira una strana aria. In giro c'è molta incertezza. Credo stiano venendo meno alcuni punti di riferimento generatisi nel corso degli ultimi 30 anni.
La crisi , francamente non sò se c'è realmente. Comincio quasi a credere che sia solo una sensazione. Che Silvio abbia ragione ?
Certo il lavoro è un pò calato. Qualcuno se ne approfitta.
Ma piuttosto credo che si stia attraversando una crisi di valori che inevitabilmente si ripercuote anche sull'economia.
In questo mese di Agosto,ho utilizzato le ferie per incontrare alcuni colleghi imprenditori. Tutti con il vuoto nello sguardo e molti che emettevano profondi sospiri che descrivevano meglio di ogni altra parola i loro pensieri. Ho visto disorientamento.
Gente che per una vita ha fatto un mestiere e che ora cerca di riconvertirsi. Si ma forse in peggio.
I mercati sono stracolmi di prodotti e produttori, questo credo sia il vero problema. Per fare andare avanti la giostra si è dato credito e si è spinto al consumo di massa........la storia la conosciamo e sappiamo cosa è accaduto.
Credo che il momento storico sia importante e lascerà un profondo segno.
Sfiducia, scoraggiamento, ansia, angoscia, paura ma anche voglia di cambiamento, voglia di ripartire in qualche maniera.
Ma cosa stà accadendo ? Più che riconversione ho notato "adattamento" alle circostanze.
Ho incontrato un collega che ha sempre lavorato in ambienti strategici dell'energia attraverso la progettazione e costruzione di macchine ad elevato contenuto tecnologico, veri gioielli della meccanica, che ora occupa i suoi dipendenti in lavoretti di carpenteria e costruzione di corrimano e cancelli.....
Altri che fanno cose che prima non avrebbero fatto.
Quello che stò osservando è "regressione". Quasi come osservare un bel film in bianco e nero di Dino Risi con Gassman.....solo che quello era il punto di partenza....
Non sò se è un male o un bene.
Che pubblico senza autorizzazione (non è firmata, mi arriva da anonimo) ma visto che la approvo e non contiene nulla di compromettente...
Caro Imprenditore,
si respira una strana aria. In giro c'è molta incertezza. Credo stiano venendo meno alcuni punti di riferimento generatisi nel corso degli ultimi 30 anni.
La crisi , francamente non sò se c'è realmente. Comincio quasi a credere che sia solo una sensazione. Che Silvio abbia ragione ?
Certo il lavoro è un pò calato. Qualcuno se ne approfitta.
Ma piuttosto credo che si stia attraversando una crisi di valori che inevitabilmente si ripercuote anche sull'economia.
In questo mese di Agosto,ho utilizzato le ferie per incontrare alcuni colleghi imprenditori. Tutti con il vuoto nello sguardo e molti che emettevano profondi sospiri che descrivevano meglio di ogni altra parola i loro pensieri. Ho visto disorientamento.
Gente che per una vita ha fatto un mestiere e che ora cerca di riconvertirsi. Si ma forse in peggio.
I mercati sono stracolmi di prodotti e produttori, questo credo sia il vero problema. Per fare andare avanti la giostra si è dato credito e si è spinto al consumo di massa........la storia la conosciamo e sappiamo cosa è accaduto.
Credo che il momento storico sia importante e lascerà un profondo segno.
Sfiducia, scoraggiamento, ansia, angoscia, paura ma anche voglia di cambiamento, voglia di ripartire in qualche maniera.
Ma cosa stà accadendo ? Più che riconversione ho notato "adattamento" alle circostanze.
Ho incontrato un collega che ha sempre lavorato in ambienti strategici dell'energia attraverso la progettazione e costruzione di macchine ad elevato contenuto tecnologico, veri gioielli della meccanica, che ora occupa i suoi dipendenti in lavoretti di carpenteria e costruzione di corrimano e cancelli.....
Altri che fanno cose che prima non avrebbero fatto.
Quello che stò osservando è "regressione". Quasi come osservare un bel film in bianco e nero di Dino Risi con Gassman.....solo che quello era il punto di partenza....
Non sò se è un male o un bene.
sabato 8 agosto 2009
venerdì 7 agosto 2009
Comunicazione finanziaria
Sapete che una delle mie manie è la comunicazione finanziaria.
Questa è la relazione sulla gestione di una società che fattura quasi 10 milioni di Euro (e guadagna bene come vedete)
La Nostra società è impegnata sin dalla sua costituzione, avvenuta nel xxxx, nel settore della fabbricazione di attrezzature per XXXX. Nel corso dell’esercizio chiuso al 31.12.2007 l’Organo Amministrativo è stato impegnato a sviluppare ulteriormente la produzione e la distribuzione del prodotto sul mercato nazionale ed estero, rafforzando la rete di vendita. Si è cercato di ottimizzare la produzione sfruttando al meglio le risorse umane e tecnologiche presenti in azienda, per far fronte alla concorrenza straniera sempre più penetrante.
I risultati ottenuti in questi ultimi anni sono stati soddisfacenti e hanno visto un costante aumento del fatturato e un notevole incremento dell’utile dell’esercizio.
L’Organo Amministrativo informa i Signori Soci che la società ha proceduto all’adozione del Documento Programmatico sulla Sicurezza dei dati personali ai sensi del Decreto Legislativo 196 del 30 giugno 2003.
In osservanza alle disposizioni di cui all’Art. 2428 C.C. si precisa, inoltre, quanto segue:
ATTIVITA’ DI RICERCA, SVILUPPO
La società non ha eseguito nel corso dell’esercizio chiuso al 31.12.2007 alcuna attività di ricerca e sviluppo.
ANDAMENTO DELLE PARTECIPATE
La società non detiene alcuna partecipazione in imprese controllate e collegate, ne è sottoposta al controllo di altre imprese.
AZIONI PROPRIE E QUOTE POSSEDUTE TRANSAZIONI CON IMPRESE CONTROLLATE, COLLEGATE, CONTROLLANTI E IMPRESE SOTTOPOSTE AL CONTROLLO DI QUESTE ULTIME
La società non possiede alla data del 31.12.2007 (data di fine periodo) proprie quote, nè azioni o quote di società controllanti. Né ne ha possedute o movimentate nel corso dell’esercizo 2007.
Nulla pertanto da rilevare ai fini dell’art. 2428 comma 2 punti 3 e 4 del C.C.
FATTI DI RILIEVO AVVENUTI DOPO LA CHIUSURA DELL’ESERCIZIO
Dopo la chiusura dell'esercizio non si sono verificati fatti di rilievo che possono modificare la situazione patrimoniale e finanziaria della società risultante dal bilancio sottoposto all'approvazione dell'assemblea dei soci.
EVOLUZIONE PREVEDIBILE DELLA GESTIONE
I primi mesi del 2008 mostrano un buon andamento dell’attività sociale.
CONCLUSIONI
La Società XXXX chiude l’esercizio 2007 con un utile di € 742.000.
Si propone, pertanto, che l’utile conseguito sia accantonato a riserva statutaria, in quanto la riserva
legale ha raggiunto il 20% del Capitale Sociale.
Reputando che questo bilancio meriti la Vostra approvazione, Vi ringraziamo per la fiducia
accordataci.
II Presidente
Secondo voi si capisce come va (utile a parte) e cosa fa o farà?
E' vero che guadagnano, e quello che conta è quello, ma è la classica relazione che sostituite le XXX va bene per chiunque.
Che impressione avreste se foste un bancario seduto all'ufficio fidi che l'azienda non la conosce?
Per la cronaca la mia è di 7 pagine belle fitte e con circa una decina di capitoli.
Questa è la relazione sulla gestione di una società che fattura quasi 10 milioni di Euro (e guadagna bene come vedete)
La Nostra società è impegnata sin dalla sua costituzione, avvenuta nel xxxx, nel settore della fabbricazione di attrezzature per XXXX. Nel corso dell’esercizio chiuso al 31.12.2007 l’Organo Amministrativo è stato impegnato a sviluppare ulteriormente la produzione e la distribuzione del prodotto sul mercato nazionale ed estero, rafforzando la rete di vendita. Si è cercato di ottimizzare la produzione sfruttando al meglio le risorse umane e tecnologiche presenti in azienda, per far fronte alla concorrenza straniera sempre più penetrante.
I risultati ottenuti in questi ultimi anni sono stati soddisfacenti e hanno visto un costante aumento del fatturato e un notevole incremento dell’utile dell’esercizio.
L’Organo Amministrativo informa i Signori Soci che la società ha proceduto all’adozione del Documento Programmatico sulla Sicurezza dei dati personali ai sensi del Decreto Legislativo 196 del 30 giugno 2003.
In osservanza alle disposizioni di cui all’Art. 2428 C.C. si precisa, inoltre, quanto segue:
ATTIVITA’ DI RICERCA, SVILUPPO
La società non ha eseguito nel corso dell’esercizio chiuso al 31.12.2007 alcuna attività di ricerca e sviluppo.
ANDAMENTO DELLE PARTECIPATE
La società non detiene alcuna partecipazione in imprese controllate e collegate, ne è sottoposta al controllo di altre imprese.
AZIONI PROPRIE E QUOTE POSSEDUTE TRANSAZIONI CON IMPRESE CONTROLLATE, COLLEGATE, CONTROLLANTI E IMPRESE SOTTOPOSTE AL CONTROLLO DI QUESTE ULTIME
La società non possiede alla data del 31.12.2007 (data di fine periodo) proprie quote, nè azioni o quote di società controllanti. Né ne ha possedute o movimentate nel corso dell’esercizo 2007.
Nulla pertanto da rilevare ai fini dell’art. 2428 comma 2 punti 3 e 4 del C.C.
FATTI DI RILIEVO AVVENUTI DOPO LA CHIUSURA DELL’ESERCIZIO
Dopo la chiusura dell'esercizio non si sono verificati fatti di rilievo che possono modificare la situazione patrimoniale e finanziaria della società risultante dal bilancio sottoposto all'approvazione dell'assemblea dei soci.
EVOLUZIONE PREVEDIBILE DELLA GESTIONE
I primi mesi del 2008 mostrano un buon andamento dell’attività sociale.
CONCLUSIONI
La Società XXXX chiude l’esercizio 2007 con un utile di € 742.000.
Si propone, pertanto, che l’utile conseguito sia accantonato a riserva statutaria, in quanto la riserva
legale ha raggiunto il 20% del Capitale Sociale.
Reputando che questo bilancio meriti la Vostra approvazione, Vi ringraziamo per la fiducia
accordataci.
II Presidente
Secondo voi si capisce come va (utile a parte) e cosa fa o farà?
E' vero che guadagnano, e quello che conta è quello, ma è la classica relazione che sostituite le XXX va bene per chiunque.
Che impressione avreste se foste un bancario seduto all'ufficio fidi che l'azienda non la conosce?
Per la cronaca la mia è di 7 pagine belle fitte e con circa una decina di capitoli.
giovedì 6 agosto 2009
La grande paura
Nell'ultimo periodo a mio parere (ma mi piacerebbe conoscere quello dei lettori) si è ottenuto, come Confindustria, molto più di quello che storicamente si riusciva ad avere dal Governo.
Più cose volute, spinte e portate avanti dalla Piccola Industria che si è mossa meglio.
Ma non ditelo alla Marcegaglia, oppure è solo gioco di squadra.
A volte piccole cose, come la detassazione piccina degli aumenti di capitale, ma tutto sommato, tutte assieme, intanto sono segnali importanti e poi se riusciamo a portarle avanti con tempi decenti non sono proprio nulla.
La cosa triste però è che quasi tutte sono state ottenute paventando, ai componenti del Governo ed in particolare a quello che stringe i cordoni della borsa, un autunno caldissimo. Fatto di fabbriche che chiudono, scioperi e problemi di ordine pubblico.
Nessuno lo dice apertamente ma l'ordine pubblico è la grande paura per l'autunno.
E si sa che di governi ne ha fatti cadere più la CGIL che l'opposizione.
Oltretutto la miscela riforma universitaria/lavoro è esplosiva.
A nessuno conviene soffiare sul fuoco, per fortuna non lo stanno facendo neppure i sindacati. La situazione è preoccupante e certe scene vorremmo non rivederle.
Più cose volute, spinte e portate avanti dalla Piccola Industria che si è mossa meglio.
Ma non ditelo alla Marcegaglia, oppure è solo gioco di squadra.
A volte piccole cose, come la detassazione piccina degli aumenti di capitale, ma tutto sommato, tutte assieme, intanto sono segnali importanti e poi se riusciamo a portarle avanti con tempi decenti non sono proprio nulla.
La cosa triste però è che quasi tutte sono state ottenute paventando, ai componenti del Governo ed in particolare a quello che stringe i cordoni della borsa, un autunno caldissimo. Fatto di fabbriche che chiudono, scioperi e problemi di ordine pubblico.
Nessuno lo dice apertamente ma l'ordine pubblico è la grande paura per l'autunno.
E si sa che di governi ne ha fatti cadere più la CGIL che l'opposizione.
Oltretutto la miscela riforma universitaria/lavoro è esplosiva.
A nessuno conviene soffiare sul fuoco, per fortuna non lo stanno facendo neppure i sindacati. La situazione è preoccupante e certe scene vorremmo non rivederle.
Chi urla di più
Questo è un paese veramente strano.
Ci sono centinaia di aziende che stanno chiudendo, con migliaia di dipendenti che si troveranno senza lavoro.
Eppure le prime pagine dei giornali sono dedicate a una azienda relativamente piccola con 49 residui dipendenti, che deve chiudere da tempo (prima della crisi attuale).
Perché?
Perché urlano, strepitano e salgono sulla gru.
E meno male che lì vicino non passa una autostrada.
Ho il massimo rispetto anche per il singolo dipendente che perde il lavoro e certamente anche per i 49 in questione, come per il piccolo artigiano che deve chiudere.
Stamattina al TG3 ho visto la Camusso che diceva che dovrebbe intervenire il governo e Berlusconi in persona.
Se Berlusconi deve intervenire per ogni azienda che chiude da qui a fine anno altro che dormire poco, dovrebbe avere giornate di 96 ore.
Ma non lamentiamoci se poi l'opinione pubblica ha una visione distorta delle cose.
foto di lizard911
Ci sono centinaia di aziende che stanno chiudendo, con migliaia di dipendenti che si troveranno senza lavoro.
Eppure le prime pagine dei giornali sono dedicate a una azienda relativamente piccola con 49 residui dipendenti, che deve chiudere da tempo (prima della crisi attuale).
Perché?
Perché urlano, strepitano e salgono sulla gru.
E meno male che lì vicino non passa una autostrada.
Ho il massimo rispetto anche per il singolo dipendente che perde il lavoro e certamente anche per i 49 in questione, come per il piccolo artigiano che deve chiudere.
Stamattina al TG3 ho visto la Camusso che diceva che dovrebbe intervenire il governo e Berlusconi in persona.
Se Berlusconi deve intervenire per ogni azienda che chiude da qui a fine anno altro che dormire poco, dovrebbe avere giornate di 96 ore.
Ma non lamentiamoci se poi l'opinione pubblica ha una visione distorta delle cose.
foto di lizard911
venerdì 31 luglio 2009
L'attesa
Ultimo giorno in città.
Il mitico 31 Luglio è arrivato, quest'anno di Venerdì.
Sabato 1 Agosto. Un mito, praticamente.
Da domani l'Italia è (quasi tutta) chiusa per ferie.
Ma il mondo industriale è in attesa, molte domande si accavallano.
Quanti riapriranno a settembre? Quanti torneranno e si troveranno senza un lavoro?
Le aziende (soprattutto le PMI) per la maggior parte, ad oggi, hanno tenuto duro, sfruttando ferie residue, manutenzioni straordinarie, CIG, e ogni trucco per tenersi stretti i collaboratori con tanti sforzi cresciuti e formati.
Ma il gioco non può durare all'infinito.
Molti settori sono stati in caduta libera nell'ultimo semestre. Poi una ripresa piccina piccina.
Ivolumi di un paio di anni fa sono lontanissimi.
E qui sta il problema.
Nella maggior parte dei casi le aziende stanno cercando di capire dove si stabilizzerà la produzione per avviare il processo di adeguamento della struttura ai nuovi volumi produttivi.
Sarà qualcosa di traumatico e doloroso. Con forti implicazioni sociali.
Ed è ciò che ci aspetta al rientro.
Senza contare tutte quelle aziende che hanno proprio finito i soldi e quindi non riusciranno a sopravvivere per asfissia finanziaria.
Questo post partecipa alla campagna "siccome non vado in ferie cerco di rovinarvi le vostre"
Il mitico 31 Luglio è arrivato, quest'anno di Venerdì.
Sabato 1 Agosto. Un mito, praticamente.
Da domani l'Italia è (quasi tutta) chiusa per ferie.
Ma il mondo industriale è in attesa, molte domande si accavallano.
Quanti riapriranno a settembre? Quanti torneranno e si troveranno senza un lavoro?
Le aziende (soprattutto le PMI) per la maggior parte, ad oggi, hanno tenuto duro, sfruttando ferie residue, manutenzioni straordinarie, CIG, e ogni trucco per tenersi stretti i collaboratori con tanti sforzi cresciuti e formati.
Ma il gioco non può durare all'infinito.
Molti settori sono stati in caduta libera nell'ultimo semestre. Poi una ripresa piccina piccina.
Ivolumi di un paio di anni fa sono lontanissimi.
E qui sta il problema.
Nella maggior parte dei casi le aziende stanno cercando di capire dove si stabilizzerà la produzione per avviare il processo di adeguamento della struttura ai nuovi volumi produttivi.
Sarà qualcosa di traumatico e doloroso. Con forti implicazioni sociali.
Ed è ciò che ci aspetta al rientro.
Senza contare tutte quelle aziende che hanno proprio finito i soldi e quindi non riusciranno a sopravvivere per asfissia finanziaria.
Questo post partecipa alla campagna "siccome non vado in ferie cerco di rovinarvi le vostre"
mercoledì 15 luglio 2009
Politica operativa
Windows - PDL
Nessuno lo ama, nessuno ne parla bene, monopolista.
Ma alla fine quasi tutti lo usano (tappandosi il naso) per necessità o convenienza ed è in larga maggioranza.
Guidato da un signore ricchissimo.
MAC- PD
Chi lo ha si sente parte di una elite, migliore, diventa un po' puzzone e guarda gli altri dall'alto al basso.
E non capisce perché non lo adottino tutti.
Ma nonostante tutti gli sforzi rimane elitario e pur con buoni numeri, minoranza.
IPHONE - Lega
Fa finta di non essere un computer ma lo è.
In forte crescita e con un grande leader carismatico mezzo malato.
Chi lo ha ne è fan sfegatato e probabilmente non lo cambierebbe mai con niente altro.
Il suo segreto, nonostante certe ruvidezze che lo fanno odiare da alcuni, è che nell'uso quotidiano quasi mai delude.
UBUNTU- Radicali
Piccolo, veloce, libero, aperto, gratuito, senza preconcetti.
Ma mal si collega con gli altri ed è a volte complicato da capire e da utilizzare.
Chi lo ha ne diventa un fan sfegatato. gioendo un poco del suo essere elitario e adattabile.
Ma nonostante le potenzialità resta inchiodato ad una quota infinitesimale del mercato.
MAINFRAME IBM - IDV
Populista, in numero di utenti utilizzatori è alto.
Ma resta vecchio, poco adatto ai tempi che viviamo, vorrebbe avere il monopolio togliendosi dalle palle tutti gli altri che sono una inutile complicazione.
Non parla con nessuno e va per la sua strada.
DISTRIBUZIONI LINUX- Sinistra radicale
Ognuno vuole la sua ce ne sono tante da non capirsi più nulla.
Cambiano continuamente e clonano continuamente separandosi e dando vita a nuove distribuzioni facendo morire le vecchie.
Il massimo della elite. Il loro ideale è il sistema operativo personale, ognuno il suo, taylor made.
Solo che a furia di separarsi nessuno poi ha numeri decenti.
NB chi scrive ha una macchina Ubuntu e gli capita di usare Windows.
Nessuno lo ama, nessuno ne parla bene, monopolista.
Ma alla fine quasi tutti lo usano (tappandosi il naso) per necessità o convenienza ed è in larga maggioranza.
Guidato da un signore ricchissimo.
MAC- PD
Chi lo ha si sente parte di una elite, migliore, diventa un po' puzzone e guarda gli altri dall'alto al basso.
E non capisce perché non lo adottino tutti.
Ma nonostante tutti gli sforzi rimane elitario e pur con buoni numeri, minoranza.
IPHONE - Lega
Fa finta di non essere un computer ma lo è.
In forte crescita e con un grande leader carismatico mezzo malato.
Chi lo ha ne è fan sfegatato e probabilmente non lo cambierebbe mai con niente altro.
Il suo segreto, nonostante certe ruvidezze che lo fanno odiare da alcuni, è che nell'uso quotidiano quasi mai delude.
UBUNTU- Radicali
Piccolo, veloce, libero, aperto, gratuito, senza preconcetti.
Ma mal si collega con gli altri ed è a volte complicato da capire e da utilizzare.
Chi lo ha ne diventa un fan sfegatato. gioendo un poco del suo essere elitario e adattabile.
Ma nonostante le potenzialità resta inchiodato ad una quota infinitesimale del mercato.
MAINFRAME IBM - IDV
Populista, in numero di utenti utilizzatori è alto.
Ma resta vecchio, poco adatto ai tempi che viviamo, vorrebbe avere il monopolio togliendosi dalle palle tutti gli altri che sono una inutile complicazione.
Non parla con nessuno e va per la sua strada.
DISTRIBUZIONI LINUX- Sinistra radicale
Ognuno vuole la sua ce ne sono tante da non capirsi più nulla.
Cambiano continuamente e clonano continuamente separandosi e dando vita a nuove distribuzioni facendo morire le vecchie.
Il massimo della elite. Il loro ideale è il sistema operativo personale, ognuno il suo, taylor made.
Solo che a furia di separarsi nessuno poi ha numeri decenti.
NB chi scrive ha una macchina Ubuntu e gli capita di usare Windows.
martedì 14 luglio 2009
Sedotti e abbandonati
Dopo averli irretiti per giorni i blogger scioperano e nessuno se li fila, neppure uno straccio di trafiletto su repubblica.it
Dimostrazione che la blogobolla conta niente.
Se la suonano e raccontano in quattro gatti.
Anch'io eh, ma almeno lo so.
Ore 12:40 Update
dimenticavo che i giornalisti si svegliano sul tardi con comodo.
finalmente è spuntata un'articolessa.
Dimostrazione che la blogobolla conta niente.
Se la suonano e raccontano in quattro gatti.
Anch'io eh, ma almeno lo so.
Ore 12:40 Update
dimenticavo che i giornalisti si svegliano sul tardi con comodo.
finalmente è spuntata un'articolessa.
Da dentro o dal colle?
Da sempre una delle decisioni da prendere quando si combatte una battaglia è se farlo da "dentro" il sistema o da fuori.
Questo post nasce dall0 "sciopero dei blogger" odierno ma da mille altre volte in cui ho dovuto prendere questa decisione.
Fin da ragazzi, in compagnia, c'era sempre il tipo che continuava a dire "facciamo qualcosa" e quando gli chiedevi "cosa?" la risposta era "boh, basta che facciamo qualcosa".
Personalmente ho sempre preferito combattere da dentro, il sistema, fosse i Confindustria nelle varie sedi, in politica o in mille altre cose.
Mi è anche capitato, quando per ragioni di opportunità pensavo fosse meglio, di dare le dimissioni. Ma anche da fuori se avevo (ho) qualcosa da dire mando in modo trasparente le mie proposte, altrimenti cerco di non fare il grillo parlante dal colle.
Certo il mondo è pieno di persone che sparano sentenze sul lavoro degli altri ma come Wolly personalmente preferisco chi come Marco Camisani Calzolari e Stefano Quintarelli o altri (citateli nei commenti grazie) cerca di intervenire su chi decide, su chi ha la possibilità di cambiare le cose con proposte concrete rispetto a chi fa lo "sciopero". E' una operazione culturale che porta anche frutti a medio termine.
E' vero che ci sono probabilmente dei problemi di interpretazione della legge, ma è anche vero che va regolamentato, estendendolo al web, il problema delle notizie false.
E non dico che non si può, anzi, deve, criticare.
Ma è sempre molto facile (anche in azienda) criticare il lavoro degli altri. E' innegabile: chi fa prende dei rischi e può sbagliare.
Chi commenta tutto avrà sempre un minimo ragione, qualcosa c'è sempre che va male.
Io però ho un'altra idea della funzione di chi vuol farsi promotore di iniziative:
Il mondo si cambia con proposte concrete sulle quali aggregare il consenso.
E per farlo occorre intervenire costruttivamente là dove si decide.
Questo post nasce dall0 "sciopero dei blogger" odierno ma da mille altre volte in cui ho dovuto prendere questa decisione.
Fin da ragazzi, in compagnia, c'era sempre il tipo che continuava a dire "facciamo qualcosa" e quando gli chiedevi "cosa?" la risposta era "boh, basta che facciamo qualcosa".
Personalmente ho sempre preferito combattere da dentro, il sistema, fosse i Confindustria nelle varie sedi, in politica o in mille altre cose.
Mi è anche capitato, quando per ragioni di opportunità pensavo fosse meglio, di dare le dimissioni. Ma anche da fuori se avevo (ho) qualcosa da dire mando in modo trasparente le mie proposte, altrimenti cerco di non fare il grillo parlante dal colle.
Certo il mondo è pieno di persone che sparano sentenze sul lavoro degli altri ma come Wolly personalmente preferisco chi come Marco Camisani Calzolari e Stefano Quintarelli o altri (citateli nei commenti grazie) cerca di intervenire su chi decide, su chi ha la possibilità di cambiare le cose con proposte concrete rispetto a chi fa lo "sciopero". E' una operazione culturale che porta anche frutti a medio termine.
E' vero che ci sono probabilmente dei problemi di interpretazione della legge, ma è anche vero che va regolamentato, estendendolo al web, il problema delle notizie false.
E non dico che non si può, anzi, deve, criticare.
Ma è sempre molto facile (anche in azienda) criticare il lavoro degli altri. E' innegabile: chi fa prende dei rischi e può sbagliare.
Chi commenta tutto avrà sempre un minimo ragione, qualcosa c'è sempre che va male.
Io però ho un'altra idea della funzione di chi vuol farsi promotore di iniziative:
Il mondo si cambia con proposte concrete sulle quali aggregare il consenso.
E per farlo occorre intervenire costruttivamente là dove si decide.
lunedì 13 luglio 2009
Effetti collaterali
Da sempre sostengo che il problema non sono le aziende che chiudono, il mercato fa selezione e le aziende, come le persone, possono avere un ciclo di vita e morire.
Il problema sono le aziende che non nascono e che non crescono.
E' uno degli effetti collaterali della globalizzazione.
Mi vengono in mente due ragioni:
una volta molte aziende nascevano da persone brave e intraprendenti che uscivano dall'azienda e (outsourcing ante litteram) ne diventavano fornitori.
una volta per mettere su l'aziendina con qualche risparmio, qualche cambiale e magari l'aiuto dei parenti ce la facevi.
La globalizzazione ha reso tutto difficile.
L'outsourcing ormai spessissimo si fa comperando dall'altra parte del mondo in paesi dove la mano d'opera costa poco proprio per eliminare l'operaio bravo (quindi costoso) che non solo non fa 'azienda ma resta disoccupato (grande spreco di risorse per la società).
Per far partire un'azienda oggi tra attrezzature, complicazioni burocrazia e necessità di strutturarsi in un certo modo ci vogliono un sacco di soldi.
Restano le aziende fondate da manager o gestori tecnici o commerciali (spesso gemmazioni che avvenivano anche anni fa) ma ormai molti pensano che sia meglio far carriera in una multinazionale che rischiare in proprio.
Il problema sono le aziende che non nascono e che non crescono.
E' uno degli effetti collaterali della globalizzazione.
Mi vengono in mente due ragioni:
una volta molte aziende nascevano da persone brave e intraprendenti che uscivano dall'azienda e (outsourcing ante litteram) ne diventavano fornitori.
una volta per mettere su l'aziendina con qualche risparmio, qualche cambiale e magari l'aiuto dei parenti ce la facevi.
La globalizzazione ha reso tutto difficile.
L'outsourcing ormai spessissimo si fa comperando dall'altra parte del mondo in paesi dove la mano d'opera costa poco proprio per eliminare l'operaio bravo (quindi costoso) che non solo non fa 'azienda ma resta disoccupato (grande spreco di risorse per la società).
Per far partire un'azienda oggi tra attrezzature, complicazioni burocrazia e necessità di strutturarsi in un certo modo ci vogliono un sacco di soldi.
Restano le aziende fondate da manager o gestori tecnici o commerciali (spesso gemmazioni che avvenivano anche anni fa) ma ormai molti pensano che sia meglio far carriera in una multinazionale che rischiare in proprio.
giovedì 9 luglio 2009
Istinto primordiale
Sei in una di quelle strade di paese strette dietro al solito cinghialino (auto nera piccola, modello vorrei ma non posso) occhiale da sole enorme, orecchino.
Al giallo (lontano) accelera e passa con un rosso pieno a una velocità alta.
Da destra, dopo qualche istante (per fortuna è prudente), vedi spuntare l'auto di tua figlia. E ti viene un tuffo al cuore.
Vincere l'istinto primordiale è non scendere e riempire il truzzo di botte quando tu, in moto, lo trovi inevitabilmente fermo al semaforo successivo.
Al giallo (lontano) accelera e passa con un rosso pieno a una velocità alta.
Da destra, dopo qualche istante (per fortuna è prudente), vedi spuntare l'auto di tua figlia. E ti viene un tuffo al cuore.
Vincere l'istinto primordiale è non scendere e riempire il truzzo di botte quando tu, in moto, lo trovi inevitabilmente fermo al semaforo successivo.
martedì 7 luglio 2009
Libertà di movimento/2
Triste, molto triste.
Oggi si parlava di business, investimenti, mercato e spazi per fare cose.
E siamo d'accordo con un potenziale partner che c'è spazio per fare belle cose in una zona del sud.
Ma...
Ma ambedue siamo concordi di informarci.
Se si "paga" o no in quella zona.
E se si paga ce ne terremo lontani.
Contribuendo ad un piccolo passo indietro del mercato, della crescita e della creazione di lavoro ed iniziative nella nostra Italia.
Oggi si parlava di business, investimenti, mercato e spazi per fare cose.
E siamo d'accordo con un potenziale partner che c'è spazio per fare belle cose in una zona del sud.
Ma...
Ma ambedue siamo concordi di informarci.
Se si "paga" o no in quella zona.
E se si paga ce ne terremo lontani.
Contribuendo ad un piccolo passo indietro del mercato, della crescita e della creazione di lavoro ed iniziative nella nostra Italia.
Libertà di movimento
Chi mi legge sa che cito spesso detti e proverbi.
Le colpe dei padri ricadono sui figli.
L'attuale crisi economica, ne abbiamo parlato tante volte, richiede un forte intervento del pubblico nell'economia.
Siamo vicinissimi al disastro sociale che un innalzamento della disoccupazione senza prospettive potrebbe portare.
Quindi proprio in una fase come questa sono facilitate le formiche rispetto alle cicale: velocità di movimento, disponibilità economica sono di grande aiuto.
Ma noi abbiamo già sulle spalle un enorme debito pubblico (gli altri ci stanno raggiungendo con ampie falcate).
E come Atlante, schiacciati dal peso, ci muoviamo lentamente e speriamo di venircene fuori con qualche pannicello caldo o interventi spot a costo quasi zero.
Teniamolo presente quando ragioniamo sulla situazione. Qualcuno quel masso l'ha costruito.
E spesso abbiamo contribuito tutti, ognuno con la sua piccola fetta di interesse.
Le colpe dei padri ricadono sui figli.
L'attuale crisi economica, ne abbiamo parlato tante volte, richiede un forte intervento del pubblico nell'economia.
Siamo vicinissimi al disastro sociale che un innalzamento della disoccupazione senza prospettive potrebbe portare.
Quindi proprio in una fase come questa sono facilitate le formiche rispetto alle cicale: velocità di movimento, disponibilità economica sono di grande aiuto.
Ma noi abbiamo già sulle spalle un enorme debito pubblico (gli altri ci stanno raggiungendo con ampie falcate).
E come Atlante, schiacciati dal peso, ci muoviamo lentamente e speriamo di venircene fuori con qualche pannicello caldo o interventi spot a costo quasi zero.
Teniamolo presente quando ragioniamo sulla situazione. Qualcuno quel masso l'ha costruito.
E spesso abbiamo contribuito tutti, ognuno con la sua piccola fetta di interesse.
lunedì 6 luglio 2009
Setacci
Un mio messaggio su Twitter ha portato ad una discussione sul tema immigrazione in FF.
Nei giorni scorsi si è lungamente discusso in FF anche sul tema dei limiti di velocità.
Queste cose mi fanno pensare a quanto oggi sia complessa la società, essendo tutti informati. Lo è sempre stata, ma forse una volta la gente era meno informata.
Governare la complessità con le leggi è cosa improba. Ci sono interessi contrastanti continui.
Ad esempio la voglia di tranquillità degli abitanti di certe zone e la necessità di avere nelle città luoghi di aggregazione. Per contro le zone non frequentate perché non ci sono i locali presentano poi il problema della sicurezza e della gente che dice che non c'è neppure un bar aperto.
I grandi eventi e i problemi che portano, salvo poi lamentarsi che non si fa mai nulla.
Insomma interessi contrastanti anche per le stesse persone: l'appassionato di calcio magari non vuole concerti a San Siro, l'appassionato di concerti che odia il calcio dice "perché loro si io no?".
Vogliamo i parcheggi ma non i box sotto casa.
Vogliamo il verde e dimentichiamo quanto lavoro comporta (con relativi costi) poi la manutenzione, e magari parcheggiamo l'auto nell'aiuola e gettiamo i rifiuti nel giardinetto.
L'esempio dell'immigrazione è uno dei più attuali.
- si le immigrate che fanno le badati no le prostitute
- si gli immigrati ingegneri e che lavorano no i delinquenti
Le leggi, in uno stato serio, sono poche, chiare applicabili e applicate. Esattamente l'opposto che da noi.
Perché devo sentire un politico che dice "regolarizziamo le badanti" e se uno ha una persona che lavora in azienda senza permesso di soggiorno va in galera?
I privati sono più uguali degli imprenditori davanti alla legge? Ambedue fanno lavorare qualcuno in nero.
Un po' come le discussioni dell'altro giorno sui limiti di velocità. O ci sono e si rispettano tutti (compreso il 20 all'ora nei cantieri) se no chi decide quale rispettare e quale no?
Sembra facile, ma non lo è.
Come dicevo la società è sempre più complessa, gli interessi divergenti, a volte anche tecnicamente non è facile trovare meccanismi che offrano garanzie e giustizia.
Chi decide che quell'immigrato è utile per la nostra società e l'altro è un delinquente?
Insomma un bel problema.
Non a caso esplodono gli episodi di intransigenza, stiamo purtroppo tornando ad una specie di far west dove troppo spesso la gente si fa giustizia da se. Sta tornando la legge del più forte.
Che per certi versi, nei limiti, non era poi così negativa. Quando ero ragazzo io se facevi stupidate troppo grosse un qualsiasi adulto che ti scopriva ti dava due ceffoni. E se tornavi a casa a lamentarti ne prendevi altri due da papà.
A scuola, nei bar, in giro era tutta una presa in giro, ogni scusa era buona: grasso, magro, alto, basso, gay, sfigato, conquistatore, povero, ricco, moro, biondo, troppi capelli, senza capelli ecc.
Oggi ci sono genitori che denunciano i professori per un brutto voto. Ad ogni presa in giro si invoca il political correct e la discriminazione.
Cresciamo una generazione di inetti iperprotetti. E troppo spesso, purtroppo, leggiamo di ragazzi che fanno follie davanti alle prime difficoltà.
Invece la soluzione è semplice, lì, a portata di mano. Si chiama educazione civica, si chiama rispetto per gli altri, si chiama tolleranza.
E si chiama poche leggi, semplici, applicate in modo corretto.
E magari un pochino di autoironia, via.
Ma ce lo siamo scordato, la legge serve a far valere i nostri diritti, ad essere "interpretata".
E' uguale per gli altri, per noi stessi abbiamo mille scuse.
Usiamo il setaccio personalizzato per far passare quello che ci interessa.
venerdì 3 luglio 2009
Gente che conta
Volete sapere chi comanda in lombardia?
Leggete questa:Matching 2009.
Non "alle fiere" ma "a quella fiera".
Incidentalmente organizzata dalla Compagnia delle Opere.
E tutti gli associati (per legge) alla CCIAA pagano.
Leggete questa:Matching 2009.
Non "alle fiere" ma "a quella fiera".
Incidentalmente organizzata dalla Compagnia delle Opere.
E tutti gli associati (per legge) alla CCIAA pagano.
Civiltà
Questo signore si chiama Madoff ha fatto un bel buco nel 2008.
Arrestato l'11 dicembre è stato condannato nei giorni scorsi a 150 anni.
Questo signore si chiama Cragnotti ha fatto un buco nel 2004.
Il processo è in corso.
Questo signore si chiama Tanzi, ha fatto un buco nel 2003.
Nel dicembre 2008 viene condannato a dieci anni per aggiotaggio. In primo grado, la sentenza definitiva è ancora lontana.
Il processo per la bancarotta è ancora in corso.
E state a chiedervi ancora perché definisco l'Italia un paese incivile?
Arrestato l'11 dicembre è stato condannato nei giorni scorsi a 150 anni.
Questo signore si chiama Cragnotti ha fatto un buco nel 2004.
Il processo è in corso.
Questo signore si chiama Tanzi, ha fatto un buco nel 2003.
Nel dicembre 2008 viene condannato a dieci anni per aggiotaggio. In primo grado, la sentenza definitiva è ancora lontana.
Il processo per la bancarotta è ancora in corso.
E state a chiedervi ancora perché definisco l'Italia un paese incivile?
Defic...
... riempire a piacere: it, enti o quel che volete.
Non ci voleva certo un fine economista (come capita spesso basta semplicemente il buon senso) per capire che il deficit 2009 sarebbe esploso.
Ci si dimentica che alla fine le entrate derivano da IVA, accise varie e tasse dei dipendenti privati (per i pubblici è una partita di giro) e delle aziende.
Se le aziende non hanno lavoro: non pagano tasse loro, non le pagano i dipendenti in cassa integrazione, non le pagano i consulenti che non lavorano, e via così per tutta la catena dei subfornitori.
Inoltre non pagano le accise sulla benzina (il traffico si è molto ridotto), sui consumi energetici (gas, elettricità).
Le aziende commerciali vendono meno, meno IVA.
E intanto la spesa rimane uguale.
Resta la domanda: chi paga? Una risposta l'avevo già in mente tempo fa.
Non ci voleva certo un fine economista (come capita spesso basta semplicemente il buon senso) per capire che il deficit 2009 sarebbe esploso.
Ci si dimentica che alla fine le entrate derivano da IVA, accise varie e tasse dei dipendenti privati (per i pubblici è una partita di giro) e delle aziende.
Se le aziende non hanno lavoro: non pagano tasse loro, non le pagano i dipendenti in cassa integrazione, non le pagano i consulenti che non lavorano, e via così per tutta la catena dei subfornitori.
Inoltre non pagano le accise sulla benzina (il traffico si è molto ridotto), sui consumi energetici (gas, elettricità).
Le aziende commerciali vendono meno, meno IVA.
E intanto la spesa rimane uguale.
Resta la domanda: chi paga? Una risposta l'avevo già in mente tempo fa.
Ter monti /2
Il mitico decreto estivo (ai tempi della DC e del cinghialone si chiamavano balneari) contiene anche delle norme sui pagamenti della pubblica amministrazione.
In questo caso è semplicemente una presa in giro.
Parlare di pagamenti della PA escludendo la sanità è come se vi dessero da gestire un bar in una zona di grande passaggio escludendo i caffè.
Il grosso dello stock dei crediti accumulati dalla PA sono nella sanità.
Oltretutto hanno escluso il pregresso. Quindi parliamo di promesse.
L'ho capito e lo so benissimo che il pagamento immediato dei crediti farebbe schizzare ancora più su il deficit (lo Stato come detto più volte ha i bilanci fatti per cassa e non per competenza).
Ma stiamo uccidendo la gallina. Poi non avremo più uova.
Stiamo uccidendo un sacco di aziende che salteranno per mancanza di soldi dovuti ai ritardi nei pagamenti.
Ma è una battaglia di civiltà. e questo, ormai è consolidato, non è un paese civile.
In questo caso è semplicemente una presa in giro.
Parlare di pagamenti della PA escludendo la sanità è come se vi dessero da gestire un bar in una zona di grande passaggio escludendo i caffè.
Il grosso dello stock dei crediti accumulati dalla PA sono nella sanità.
Oltretutto hanno escluso il pregresso. Quindi parliamo di promesse.
L'ho capito e lo so benissimo che il pagamento immediato dei crediti farebbe schizzare ancora più su il deficit (lo Stato come detto più volte ha i bilanci fatti per cassa e non per competenza).
Ma stiamo uccidendo la gallina. Poi non avremo più uova.
Stiamo uccidendo un sacco di aziende che salteranno per mancanza di soldi dovuti ai ritardi nei pagamenti.
Ma è una battaglia di civiltà. e questo, ormai è consolidato, non è un paese civile.
giovedì 2 luglio 2009
Ter monti
Disclaimer: questo post sembrerà in alcuni passaggi un po' arrogante spero che chi mi legge sappia non sono così. Però mi capita di parlare con chi queste cose le va a negoziare, e di dire la mia. Lungi da me l'idea di essere il suggeritore, ma penso che la spiaggia sia formata da tutti i granelli di sabbia. Mi sa che sarà anche lungo.
Così alla fine una delle cose che io invoco da tempo è arrivata: la Tremonti ter.
Leggendo le notizie uscite (non ho letto il decreto, odio leggere le leggi, quello è lavoro da commercialisti e avvocati) pur sapendo che il percorso è lungo e ci saranno quasi certamente variazioni qualche idea me la sono fatta.
Intanto secondo me è in ritardo. Andava fatta al massimo alla fine del primo trimestre, per agganciare la mini ripresa che abbiamo avuto per la ricostituzione delle scorte di magazzino. Nei momenti di crisi i tempi sono importanti.
Capisco e condivido la scelta di stabilizzare, per prima cosa, il sistema finanziario, ma un segnale alle imprese andava dato prima.
Poi è un insieme di cose che io qui e in altre sedi ho più volte proposto: defiscalizzazione investimenti, defiscalizzazione utili lasciati in azienda.
Il difetto più grande che ha è che defiscalizza gli utili (ma questo non può essere diversamente, le tasse si pagano su quelli) in un momento nel quale i budget puntano a contenere le perdite.
Ma il metodo di calcolo (defiscalizzazione secca del 50% dell'investimento) è molto molto più favorevole del passato.
Quindi chi quest'anno sta andando bene (e ce ne sono) o meno peggio ha un fortissimo stimolo ad investire. Ed in questo credo assolva il suo scopo.
Investimenti agevolati: qui un po' di colpa me la sento. Parlando con alcune persone ad alto livello di Confindustria e spingendo per la Tremonti 3 mi disse "si ma loro dicono che poi costruiamo capannoni e compriamo le macchine" e la mia risposta fu "digli di escluderle" come poi è avvenuto.
Avendo espresso l'opinione in passato anche qui vorrei puntualizzare il mio pensiero.
Credo che l'esclusione di auto sia evidente. Evitiamo che l'imprenditore si comperi l'auto nuova (o magari intesti qualche auto personale all'azienda) detassandola. L'auto può attendere. Come ho scritto, personalmente ho preferito investire in impianti e macchinari e tenermi l'auto "vecchia" (se un'auto di 4 anni è "vecchia").
Un po' meno consenso si trova sul discorso capannoni. molti sostengono che comunque l'edilizia sia un settore importante.
Io ho una mia filosofia e sono abbastanza contrario, salvo una forte integrazione impianti/immobile necessaria in certi settori, agli investimenti immobiliari delle aziende.
Intanto ho visto troppe aziende saltare in aria per aver costruito faraonici uffici simbolo della potenza del proprietario.
E poi l'immobile è qualcosa che è legato alle necessità aziendali. Di crescita o riduzione.
Le aziende in forte crescita hanno una montagna di liquidità drenata dalla continua esigenza di ampliare gli spazi produttivi, mentre potrebbero secondo me investire maggiormente in impianti e prodotti e meno in immobili per migliorare i loro rendimenti.
In caso di riduzione (come avverrà in molte aziende nel prossimo periodo) ho bisogno meno spazio. Certo l'immobile lo posso affittare, se c'è richiesta, (ed oggi no ce n'è) ma il mio business è fare prodotti non affittare immobili.
So la contestazione, ma i soldi dell'affitto sono buttati e le banche amano gli immobili per il patrimonio.
La soluzione può essere che ho una società immobiliare mia che possiede e costruisce gli immobili per l'operativa (come fanno moltissimi) ma i due business sono divisi e concettualmente l'operativa la posso spostare anche in altri immobili più adeguati alle nuove esigenze.
E con rendimenti, nell'industriale, del 6% quando va bene vuol dire che in affitti ci metto 16 anni a ripagarlo. Dove e come sarà la vostra azienda tra 15 anni?
Tutto questo per dire che non ho mai visto, tranne rari casi, l'immobile come un importante cespite aziendale.
Lo so che le banche li amano, perché sono una garanzia interna dell'azienda. Ma anche lì vado controcorrente e dico che la banca mi deve finanziare per il mio business, non perché c'è l'immobile.
L'esclusione dei computer, che ha fatto ridere la rete (sono invece inclusi i toner) credo verrà recuperata così come, a mio parere, andrà incluso il software.
Anzi a dirla tutta io per il software alzerei addirittura l'agevolazione.
Vogliamo che le aziende facciano un salto in avanti tecnologicamente? "Costringiamole" oltre al fatto che forse sarebbe l'occasione per molti per mettersi a posto con le licenze (tra le PMI la pirateria è ancora abbastanza diffusa). Alla fine aiuteremmo la sopravvivenza delle software house in questo momento difficile (se davvero vogliamo favorire il terziario avanzato in Italia) e alzeremmo il livello tecnologico delle aziende.
Tempi di attuazione: per chi, come la nostra azienda, non ha interrotto il piano di investimenti anche nel momento di crisi è evidente che vedere centinaia di migliaia di euro già investiti nel 2009 fino ad oggi che non sarebbero agevolati fa un po' (solo un po' eh...) alterare.
Il vero grande rischio è che un mercato già quasi fermo si arresti del tutto in attesa della legge finale.
Invece allargare la deducibilità a tutti gli investimenti effettuati nel 2009 premierebbe i pochi coraggiosi che non hanno interrotto i programmi di investimento anche nei momenti più bui e non fermerebbe il mercato nel prossimo periodo, che sarà il peggiore.
Calcolati i tempi aziendali di decisione, i tempi di progetto e preparazione di certi impianti siamo già quasi al limite per investire nel 2009. Luglio è qui, due o tre incontri ed è andato. Settembre per ordinare, due o tre mesi per produrre e consegnare (a star bassi) e sei già a Dicembre.
Non dimentichiamo che la meccanica italiana è fortissima su macchine utensili "custom made" mentre megacorporation straniere sono più forti sulle macchine utensili "di serie".
Tempi stretti, inutile dirlo, favoriscono gli stranieri che magari hanno macchine già pronte a magazzino consegnabili quasi immediatamente.
Tenere d'occhio questo fattore non sarebbe male Signor Ministro.
Manca la detassazione degli utili lasciati in azienda. Il fatto che porterebbe, a mio parere, il maggiore beneficio al nostro sistema industriale dal lato finanziario.
Se vogliamo che le PMI aziende italiane escano dalla loro proverbiale sotto capitalizzazione.
Sempre sui cespiti (era ora) positiva l'idea di cambiare i coefficienti di ammortamento. Accelerando quello dei beni ad alta tecnologia.
L'esclusione dei PC dalla agevolazione sopra potrebbe nascere da qui. Se mi permettono di ammortizzarli più velocemente (tipo in due anni) il beneficio c'è già, e sarebbe permanente.
Altre cose del decreto.
Sembra incredibile che nel 2009 si debba fare una legge perché i vari archivi fiscali dello Stato si scambino i dati. Poi ci si lamenta dell'evasione!
Altro fattore positivo che si punti (finalmente) ai grandi elusori che attraverso società off shore paradisi fiscali, cessione di marchi in paradisi fiscali ecc di tasse ne pagano pochine.
Sapete quante parrucchiere ci vogliono per evadere le cifre che evadono certe aziende? ci sono aziende che spostano centinaia (migliaia?) di milioni di euro su società estere per sfruttamento del marchio (ne ho già parlato).
Un beneficio enorme per le aziende, in un momento di crisi di circolante come quello attuale, arriverà dai tempi massimi di valuta per assegni e bonifici.
Per intenderci gli assegni fuori piazza non era raro che avessero tempi di incasso di 10 giorni e passano a tre.
Sul massimo scoperto e i trucchi delle banche ci tornerò.
Lavoro
Ottimo il discorso dell'autoimprenditorialità, i soldi tanto vale darli per fare impresa piuttosto che per stare a casa.
Cassa integrazione. Tutte le volte mi fanno tenerezza. dicono che ci mettono 25 milioni.
Le aziende negli ultimi anni hanno versato 40 miliardi al fondo per la cassa integrazione (che l'INPS che mi pare le gestisca ha forse usato per pagare pensioni) e ci fanno un favore a darci 25 milioni? Mah.
Tutta la parte sugli "incentivi a chi non licenzia" ammetto le mie colpe non l'ho ancora capita.
Compensazione dei crediti fiscali. Qui rido perché è la classica cosa da suk: era 500, noi chiedevamo 1000, risultato: dai facciamo 750 e non se ne parla più.
Ottima la riduzione dei costi dell'energia ma mi sa che è destinato più ai soliti noti che alle PMI.
Per Alitalia. Si vergognino. Perché devo pagare tasse per rimborsare soldi a chi ha investito in una azienda decotta? E magari ci ha speculato.
Bravo, se sei arrivato si qui hai una bella resistenza!
Così alla fine una delle cose che io invoco da tempo è arrivata: la Tremonti ter.
Leggendo le notizie uscite (non ho letto il decreto, odio leggere le leggi, quello è lavoro da commercialisti e avvocati) pur sapendo che il percorso è lungo e ci saranno quasi certamente variazioni qualche idea me la sono fatta.
Intanto secondo me è in ritardo. Andava fatta al massimo alla fine del primo trimestre, per agganciare la mini ripresa che abbiamo avuto per la ricostituzione delle scorte di magazzino. Nei momenti di crisi i tempi sono importanti.
Capisco e condivido la scelta di stabilizzare, per prima cosa, il sistema finanziario, ma un segnale alle imprese andava dato prima.
Poi è un insieme di cose che io qui e in altre sedi ho più volte proposto: defiscalizzazione investimenti, defiscalizzazione utili lasciati in azienda.
Il difetto più grande che ha è che defiscalizza gli utili (ma questo non può essere diversamente, le tasse si pagano su quelli) in un momento nel quale i budget puntano a contenere le perdite.
Ma il metodo di calcolo (defiscalizzazione secca del 50% dell'investimento) è molto molto più favorevole del passato.
Quindi chi quest'anno sta andando bene (e ce ne sono) o meno peggio ha un fortissimo stimolo ad investire. Ed in questo credo assolva il suo scopo.
Investimenti agevolati: qui un po' di colpa me la sento. Parlando con alcune persone ad alto livello di Confindustria e spingendo per la Tremonti 3 mi disse "si ma loro dicono che poi costruiamo capannoni e compriamo le macchine" e la mia risposta fu "digli di escluderle" come poi è avvenuto.
Avendo espresso l'opinione in passato anche qui vorrei puntualizzare il mio pensiero.
Credo che l'esclusione di auto sia evidente. Evitiamo che l'imprenditore si comperi l'auto nuova (o magari intesti qualche auto personale all'azienda) detassandola. L'auto può attendere. Come ho scritto, personalmente ho preferito investire in impianti e macchinari e tenermi l'auto "vecchia" (se un'auto di 4 anni è "vecchia").
Un po' meno consenso si trova sul discorso capannoni. molti sostengono che comunque l'edilizia sia un settore importante.
Io ho una mia filosofia e sono abbastanza contrario, salvo una forte integrazione impianti/immobile necessaria in certi settori, agli investimenti immobiliari delle aziende.
Intanto ho visto troppe aziende saltare in aria per aver costruito faraonici uffici simbolo della potenza del proprietario.
E poi l'immobile è qualcosa che è legato alle necessità aziendali. Di crescita o riduzione.
Le aziende in forte crescita hanno una montagna di liquidità drenata dalla continua esigenza di ampliare gli spazi produttivi, mentre potrebbero secondo me investire maggiormente in impianti e prodotti e meno in immobili per migliorare i loro rendimenti.
In caso di riduzione (come avverrà in molte aziende nel prossimo periodo) ho bisogno meno spazio. Certo l'immobile lo posso affittare, se c'è richiesta, (ed oggi no ce n'è) ma il mio business è fare prodotti non affittare immobili.
So la contestazione, ma i soldi dell'affitto sono buttati e le banche amano gli immobili per il patrimonio.
La soluzione può essere che ho una società immobiliare mia che possiede e costruisce gli immobili per l'operativa (come fanno moltissimi) ma i due business sono divisi e concettualmente l'operativa la posso spostare anche in altri immobili più adeguati alle nuove esigenze.
E con rendimenti, nell'industriale, del 6% quando va bene vuol dire che in affitti ci metto 16 anni a ripagarlo. Dove e come sarà la vostra azienda tra 15 anni?
Tutto questo per dire che non ho mai visto, tranne rari casi, l'immobile come un importante cespite aziendale.
Lo so che le banche li amano, perché sono una garanzia interna dell'azienda. Ma anche lì vado controcorrente e dico che la banca mi deve finanziare per il mio business, non perché c'è l'immobile.
L'esclusione dei computer, che ha fatto ridere la rete (sono invece inclusi i toner) credo verrà recuperata così come, a mio parere, andrà incluso il software.
Anzi a dirla tutta io per il software alzerei addirittura l'agevolazione.
Vogliamo che le aziende facciano un salto in avanti tecnologicamente? "Costringiamole" oltre al fatto che forse sarebbe l'occasione per molti per mettersi a posto con le licenze (tra le PMI la pirateria è ancora abbastanza diffusa). Alla fine aiuteremmo la sopravvivenza delle software house in questo momento difficile (se davvero vogliamo favorire il terziario avanzato in Italia) e alzeremmo il livello tecnologico delle aziende.
Tempi di attuazione: per chi, come la nostra azienda, non ha interrotto il piano di investimenti anche nel momento di crisi è evidente che vedere centinaia di migliaia di euro già investiti nel 2009 fino ad oggi che non sarebbero agevolati fa un po' (solo un po' eh...) alterare.
Il vero grande rischio è che un mercato già quasi fermo si arresti del tutto in attesa della legge finale.
Invece allargare la deducibilità a tutti gli investimenti effettuati nel 2009 premierebbe i pochi coraggiosi che non hanno interrotto i programmi di investimento anche nei momenti più bui e non fermerebbe il mercato nel prossimo periodo, che sarà il peggiore.
Calcolati i tempi aziendali di decisione, i tempi di progetto e preparazione di certi impianti siamo già quasi al limite per investire nel 2009. Luglio è qui, due o tre incontri ed è andato. Settembre per ordinare, due o tre mesi per produrre e consegnare (a star bassi) e sei già a Dicembre.
Non dimentichiamo che la meccanica italiana è fortissima su macchine utensili "custom made" mentre megacorporation straniere sono più forti sulle macchine utensili "di serie".
Tempi stretti, inutile dirlo, favoriscono gli stranieri che magari hanno macchine già pronte a magazzino consegnabili quasi immediatamente.
Tenere d'occhio questo fattore non sarebbe male Signor Ministro.
Manca la detassazione degli utili lasciati in azienda. Il fatto che porterebbe, a mio parere, il maggiore beneficio al nostro sistema industriale dal lato finanziario.
Se vogliamo che le PMI aziende italiane escano dalla loro proverbiale sotto capitalizzazione.
Sempre sui cespiti (era ora) positiva l'idea di cambiare i coefficienti di ammortamento. Accelerando quello dei beni ad alta tecnologia.
L'esclusione dei PC dalla agevolazione sopra potrebbe nascere da qui. Se mi permettono di ammortizzarli più velocemente (tipo in due anni) il beneficio c'è già, e sarebbe permanente.
Altre cose del decreto.
Sembra incredibile che nel 2009 si debba fare una legge perché i vari archivi fiscali dello Stato si scambino i dati. Poi ci si lamenta dell'evasione!
Altro fattore positivo che si punti (finalmente) ai grandi elusori che attraverso società off shore paradisi fiscali, cessione di marchi in paradisi fiscali ecc di tasse ne pagano pochine.
Sapete quante parrucchiere ci vogliono per evadere le cifre che evadono certe aziende? ci sono aziende che spostano centinaia (migliaia?) di milioni di euro su società estere per sfruttamento del marchio (ne ho già parlato).
Un beneficio enorme per le aziende, in un momento di crisi di circolante come quello attuale, arriverà dai tempi massimi di valuta per assegni e bonifici.
Per intenderci gli assegni fuori piazza non era raro che avessero tempi di incasso di 10 giorni e passano a tre.
Sul massimo scoperto e i trucchi delle banche ci tornerò.
Lavoro
Ottimo il discorso dell'autoimprenditorialità, i soldi tanto vale darli per fare impresa piuttosto che per stare a casa.
Cassa integrazione. Tutte le volte mi fanno tenerezza. dicono che ci mettono 25 milioni.
Le aziende negli ultimi anni hanno versato 40 miliardi al fondo per la cassa integrazione (che l'INPS che mi pare le gestisca ha forse usato per pagare pensioni) e ci fanno un favore a darci 25 milioni? Mah.
Tutta la parte sugli "incentivi a chi non licenzia" ammetto le mie colpe non l'ho ancora capita.
Compensazione dei crediti fiscali. Qui rido perché è la classica cosa da suk: era 500, noi chiedevamo 1000, risultato: dai facciamo 750 e non se ne parla più.
Ottima la riduzione dei costi dell'energia ma mi sa che è destinato più ai soliti noti che alle PMI.
Per Alitalia. Si vergognino. Perché devo pagare tasse per rimborsare soldi a chi ha investito in una azienda decotta? E magari ci ha speculato.
Bravo, se sei arrivato si qui hai una bella resistenza!
lunedì 29 giugno 2009
Bicchiere mezzo pieno
giovedì 25 giugno 2009
Ombra
Perché i piccoli soffrono sempre di complessi e non vogliono nessuno che gli faccia ombra?
La grande capacità di un leader è anche (secondo me soprattutto) creare un grande team, motivarlo e valorizzarlo e preparare la propria successione.
Disclaimer: il presente post ha diverse letture. A voi scoprire quali ho in mente io e proporne di nuove.
martedì 23 giugno 2009
Soldi e conflitti di interessi
Non ricordo esattamente in che fase era della mia storia confindustriale quando iniziò il dibattito sull'allargamento della base associativa.
A memoria (ma la mia memoria è tarocca) era presidente dei giovani l'allora signorina Marcegaglia.
E il discorso riguardava, allora, l'ingresso di FS.
Partecipai come molti altri al dibattito, e resto ancora dell'opinione di allora.
Capisco benissimo le due principali esigenze di Confindustria: soldi e rappresentatività.
Sui soldi, da imprenditore, chi non vorrebbe fare più fatturato? Le strutture e i servizi costano (non è il momento per un dibattito sulla resa, magari ci torneremo). E il progressivo calo del manifatturiero, incassando Confindustria in base ai dipendenti, poneva seri problemi di budget.
Sulla rappresentatività è evidente a chiunque che più aziende rappresento e più posso cercare di influenzare e fare lobby. Non ho mai creduto a una associazione che rappresenta i piccoli. Che credibilità se si dice di rappresentare l'industria e non si rappresenta Fiat? E soprattutto se non si rappresentano i principali gruppi media?
Confapi e la sua storia sono lì a dimostrarlo. qualcuno sa chi è (non googolate) il Presidente di Confapi?
Il problema degli equilibri dobbiamo risolvercelo internamente, e proprio qui si innesta il pensiero sulle partecipazioni statali nella nostra organizzazione.
Da sempre Fiat ed altri grandi hanno una influenza sul sistema e sulle cariche sia per il loro peso specifico sia per la capacità di aggregazione sui subfornitori e sulle varie componenti del sistema.
Confindustria è infatti un sistema articolato a livello territoriale (provincie, regioni) e per settore (associazione di categoria) quindi avere molte sedi e diversi business importanti (vedi Fiat con anche trattori, veicoli industriali, componentistica ecc) ramifica ancora più il potere delle grandi aziende.
Questo discorso esplode quando parliamo di Poste, Trenitalia, Eni eccetera.
Trenitalia ha praticamente una sede in ogni provincia e spesso (anche se ai tempi pagava un forfait, non so ora) è tra le più importanti aziende della zona per le piccole associazioni.
Anche Eni con reti di distribuzione, raffinerie, sedi commerciali credo sia molto molto ramificata.
Anche ai più distratti non è certo sfuggito che Assolombarda è oggi in mano (dopo non poche battaglie interne) ad una persona (assolutamente degna e capace, intendiamoci) che viene dalle partecipazioni statali.
Le polemiche su Venezia, rompendo una tradizione di riservatezza che mi è cara, sono debordate e finite ampiamente sui giornali e guarda caso rigurdavano un possibile Presidente proveniente dallo stesso gruppo.
Non è un segreto, credo, che il signore qui ritratto, Paolo Scaroni, coltiva ambizioni per la successione ad Emma Marcegaglia e che i movimenti sulle grandi associazioni siano (anche) funzionali a questo progetto.
I nodi quindi, come sempre accade, vengono al pettine. Ci si era illusi e si era raccontato che ai boiardi di stato (come venivano chiamati una volta) non interessava Confindustria, i loro canali politici consolidati non avevano certo bisogno di noi.
Mi si dirà che Eni è oggi un'azienda quotata. Certo, ma mi risulta che le cariche top vengano decise dalla politica e non dal mercato. E il cane lecca sempre la mano di chi gli dà da mangiare.
Questo amplifica i problemi che già Emma Marcegaglia ha citato nella assemblea privata di Confindustria: come fare convivere monopolisti (oligopolisti nella migliore delle ipotesi) che vivono in un ovattato mondo protetto e aziende che operano sul mercato?
Come far convivere Enel & Eni e i loro prezzi esosi con le piccole e medie aziende che invece vorrebbero energia a prezzi allineati a quelli internazionali?
Può Confindustria fare una battaglia per i prezzi dell'energia contro il suo associato Enel?
Oggi ci sta provando, magari con risultati alterni ma ci sta provando.
E domani? Se Scaroni sarà Presidente? Chi ci crede?
Il problema della rappresentatività è che le grandi aziende per progetti di questo tipo possono mettere in campo "risorse dedicate", lobbysti, creare un rapporto privilegiato con i funzionari (spesso le grandi aziende rompono meno dei piccoli perché i loro problemi se li risolvono con risorse interne) che hanno comunque sempre una forte influenza. Possono fare pressione sui subfornitori per ottenere i voti necessari.
E intanto i piccoli sono rinchiusi nel loro ufficio a lottare tutti i giorni con i mercati, le banche, i concorrenti e dicono "ho mica tempo per quelle robe lì".
Salvo poi trovarsi improvvisamente non rappresentati e lamentarsene.
Anche in considerazione del fatto che a Novembre il battagliero Morandini (Presidente della Piccola) scade.
La battaglia è iniziata da un po'.
Vedremo come andrà a finire. Ma se la base (mitico moloch che non ho mai capito se esiste) non si sveglia e lotta associazione per associazione, voto per voto, la vedo dura.
Come in politica: lasciamo fare "perché non è il nostro mestiere" e poi ci troviamo la classe politica che abbiamo e ci lamentiamo.
A memoria (ma la mia memoria è tarocca) era presidente dei giovani l'allora signorina Marcegaglia.
E il discorso riguardava, allora, l'ingresso di FS.
Partecipai come molti altri al dibattito, e resto ancora dell'opinione di allora.
Capisco benissimo le due principali esigenze di Confindustria: soldi e rappresentatività.
Sui soldi, da imprenditore, chi non vorrebbe fare più fatturato? Le strutture e i servizi costano (non è il momento per un dibattito sulla resa, magari ci torneremo). E il progressivo calo del manifatturiero, incassando Confindustria in base ai dipendenti, poneva seri problemi di budget.
Sulla rappresentatività è evidente a chiunque che più aziende rappresento e più posso cercare di influenzare e fare lobby. Non ho mai creduto a una associazione che rappresenta i piccoli. Che credibilità se si dice di rappresentare l'industria e non si rappresenta Fiat? E soprattutto se non si rappresentano i principali gruppi media?
Confapi e la sua storia sono lì a dimostrarlo. qualcuno sa chi è (non googolate) il Presidente di Confapi?
Il problema degli equilibri dobbiamo risolvercelo internamente, e proprio qui si innesta il pensiero sulle partecipazioni statali nella nostra organizzazione.
Da sempre Fiat ed altri grandi hanno una influenza sul sistema e sulle cariche sia per il loro peso specifico sia per la capacità di aggregazione sui subfornitori e sulle varie componenti del sistema.
Confindustria è infatti un sistema articolato a livello territoriale (provincie, regioni) e per settore (associazione di categoria) quindi avere molte sedi e diversi business importanti (vedi Fiat con anche trattori, veicoli industriali, componentistica ecc) ramifica ancora più il potere delle grandi aziende.
Questo discorso esplode quando parliamo di Poste, Trenitalia, Eni eccetera.
Trenitalia ha praticamente una sede in ogni provincia e spesso (anche se ai tempi pagava un forfait, non so ora) è tra le più importanti aziende della zona per le piccole associazioni.
Anche Eni con reti di distribuzione, raffinerie, sedi commerciali credo sia molto molto ramificata.
Anche ai più distratti non è certo sfuggito che Assolombarda è oggi in mano (dopo non poche battaglie interne) ad una persona (assolutamente degna e capace, intendiamoci) che viene dalle partecipazioni statali.
Le polemiche su Venezia, rompendo una tradizione di riservatezza che mi è cara, sono debordate e finite ampiamente sui giornali e guarda caso rigurdavano un possibile Presidente proveniente dallo stesso gruppo.
Non è un segreto, credo, che il signore qui ritratto, Paolo Scaroni, coltiva ambizioni per la successione ad Emma Marcegaglia e che i movimenti sulle grandi associazioni siano (anche) funzionali a questo progetto.
I nodi quindi, come sempre accade, vengono al pettine. Ci si era illusi e si era raccontato che ai boiardi di stato (come venivano chiamati una volta) non interessava Confindustria, i loro canali politici consolidati non avevano certo bisogno di noi.
Mi si dirà che Eni è oggi un'azienda quotata. Certo, ma mi risulta che le cariche top vengano decise dalla politica e non dal mercato. E il cane lecca sempre la mano di chi gli dà da mangiare.
Questo amplifica i problemi che già Emma Marcegaglia ha citato nella assemblea privata di Confindustria: come fare convivere monopolisti (oligopolisti nella migliore delle ipotesi) che vivono in un ovattato mondo protetto e aziende che operano sul mercato?
Come far convivere Enel & Eni e i loro prezzi esosi con le piccole e medie aziende che invece vorrebbero energia a prezzi allineati a quelli internazionali?
Può Confindustria fare una battaglia per i prezzi dell'energia contro il suo associato Enel?
Oggi ci sta provando, magari con risultati alterni ma ci sta provando.
E domani? Se Scaroni sarà Presidente? Chi ci crede?
Il problema della rappresentatività è che le grandi aziende per progetti di questo tipo possono mettere in campo "risorse dedicate", lobbysti, creare un rapporto privilegiato con i funzionari (spesso le grandi aziende rompono meno dei piccoli perché i loro problemi se li risolvono con risorse interne) che hanno comunque sempre una forte influenza. Possono fare pressione sui subfornitori per ottenere i voti necessari.
E intanto i piccoli sono rinchiusi nel loro ufficio a lottare tutti i giorni con i mercati, le banche, i concorrenti e dicono "ho mica tempo per quelle robe lì".
Salvo poi trovarsi improvvisamente non rappresentati e lamentarsene.
Anche in considerazione del fatto che a Novembre il battagliero Morandini (Presidente della Piccola) scade.
La battaglia è iniziata da un po'.
Vedremo come andrà a finire. Ma se la base (mitico moloch che non ho mai capito se esiste) non si sveglia e lotta associazione per associazione, voto per voto, la vedo dura.
Come in politica: lasciamo fare "perché non è il nostro mestiere" e poi ci troviamo la classe politica che abbiamo e ci lamentiamo.
lunedì 15 giugno 2009
Pagliuzze e travi
Oggi Massimo Giannini attacca l'incontro in Confindustria con Gheddafi.
A parte il fatto che in Confindustria si incontra qualsiasi capo di stato che dia la propria disponibilità (avviene regolarmente) mi sfugge un po' cosa ci sia di male, oltre al fatto che il Libico ha parlato bene di Berlusconi.
Uno dei compiti di Confindustria rassicuro Giannini, è promuovere le aziende italiane all'estero. Il Vice all'uopo incaricato si chiama Zegna e la partecipazione è libera, non riservata ai soliti noti. Che, come dice lui nell'articolo non hanne certo bisogno di Confindustria per i loro incontri.
Tra l'altro sentirsi fare le lezioni di dignità dai giornalisti (categoria della quale ho più volte parlato) a me fa sorridere.
Ma forse andrebbe bene se gli accordi li facessimo con Cuba.
mercoledì 10 giugno 2009
Ma di cosa cavolo parla questo?
Oggi mettevo a posto un po' di cose e ho trovato un mio articolo scritto in ottobre 1995.
Era per una roba Confindustriale.
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Proprio a seguito di quelle richieste la [...] ha deciso di avviare un servizio sperimentale attraverso Internet.
La ragione di questa scelta può essere riassunta in 3 punti : velocità e aggiornamento, costi, visione strategica.
La velocità di circolazione e di aggiornamento sono le principali esigenze di qualsiasi sistema di distribuzione delle informazioni. L’utilizzo di metodi tradizionali quali fax o lettere comporta una attività di segreteria che è spesso fonte di ritardi, inconvenienti e malfunzionamenti, oltre ad essere sottoposta alla disponibilità di tempo di chi “smista” questo tipo di corrispondenza.
In caso di documenti particolarmente lunghi (come relazioni ad esempio) il fax è anche molto dispendioso, soprattutto se il documento è da inviare a più persone.
Nicholas Negroponte sostiene che i giapponesi ci hanno “imposto” il fax, invece della posta elettronica, perché il fax si adatta meglio alla loro scrittura.
Non parliamo poi del telefono : spesso il destinatario della telefonata è già occupato (altre telefonate, riunioni) o addirittura assente.
Ad un servizio basato sul WWW, una specie di “bacheca”, posso accedere quando mi serve, a qualsiasi ora, trovandolo aggiornato. Alla mia posta elettronica posso accedere anche se sono in viaggio, a casa e rispondere nel momento in cui ho tempo o appena ho pronte le informazioni richieste.
La preparazione di documenti in gruppo diventa poi molto più flessibile. Con i moderni programmi posso fare le mie annotazioni "a margine” e ritrasmettere il documento.
I costi di Internet sono ormai relativamente bassi, sono disponibili accessi a costi annuali accettabili per un’azienda con fornitori del servizio in quasi tutte le maggiori città. Questo permette di utilizzare il servizio con tariffa di chiamata urbana. Trasferire documenti (anche lunghi), immagini e tabelle di foglio elettronico richiede pochissimi secondi (questo articolo è stato trasmesso così).
Per quanto riguarda i motivi strategici, è mia personale opinione che con la liberalizzazione dei servizi di telecomunicazione le aziende entro qualche anno avranno la propria rete interna connessa ad Internet. Questo permetterà comunicazioni pressoché istantanee, se io sono seduto davanti al mio computer e mando un messaggio ad un mio corrispondente (con le rispettive reti aziendali connesse ad Internet) lui riceverà il messaggio in pochissimi minuti, potrà preparare la risposta e inviarla.
Crediamo che l’aderire allo standard Internet porti a maggiore facilità di accesso e di sviluppo. L’utilizzo di reti private o non standard offre maggiori possibilità di sicurezza ma chiude la possibilità di usare il servizio anche nei confronti di esterni come ad esempio giornalisti o altre persone non collegati al servizio privato.
Il servizio dei [...] è per il momento sperimentale e comprende l’agenda, le notizie, una lista dei componenti, oltre ai collegamenti con le gli altri servizi dei [...] presenti sulla rete.
Chi ha accesso ad Internet può quindi collegarsi con un programma per il World Wide Web a:
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Letto oggi forse fa un po' tenerezza. Prego notare il passaggio: è mia personale opinione che con la liberalizzazione dei servizi di telecomunicazione le aziende entro qualche anno avranno la propria rete interna connessa ad Internet
Questo post partecipa al thread nato si FF qualche giorno fa sul quando ciascuno aveva iniziato ad usare la posa elettronica e dove.
Era per una roba Confindustriale.
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Proprio a seguito di quelle richieste la [...] ha deciso di avviare un servizio sperimentale attraverso Internet.
La ragione di questa scelta può essere riassunta in 3 punti : velocità e aggiornamento, costi, visione strategica.
La velocità di circolazione e di aggiornamento sono le principali esigenze di qualsiasi sistema di distribuzione delle informazioni. L’utilizzo di metodi tradizionali quali fax o lettere comporta una attività di segreteria che è spesso fonte di ritardi, inconvenienti e malfunzionamenti, oltre ad essere sottoposta alla disponibilità di tempo di chi “smista” questo tipo di corrispondenza.
In caso di documenti particolarmente lunghi (come relazioni ad esempio) il fax è anche molto dispendioso, soprattutto se il documento è da inviare a più persone.
Nicholas Negroponte sostiene che i giapponesi ci hanno “imposto” il fax, invece della posta elettronica, perché il fax si adatta meglio alla loro scrittura.
Non parliamo poi del telefono : spesso il destinatario della telefonata è già occupato (altre telefonate, riunioni) o addirittura assente.
Ad un servizio basato sul WWW, una specie di “bacheca”, posso accedere quando mi serve, a qualsiasi ora, trovandolo aggiornato. Alla mia posta elettronica posso accedere anche se sono in viaggio, a casa e rispondere nel momento in cui ho tempo o appena ho pronte le informazioni richieste.
La preparazione di documenti in gruppo diventa poi molto più flessibile. Con i moderni programmi posso fare le mie annotazioni "a margine” e ritrasmettere il documento.
I costi di Internet sono ormai relativamente bassi, sono disponibili accessi a costi annuali accettabili per un’azienda con fornitori del servizio in quasi tutte le maggiori città. Questo permette di utilizzare il servizio con tariffa di chiamata urbana. Trasferire documenti (anche lunghi), immagini e tabelle di foglio elettronico richiede pochissimi secondi (questo articolo è stato trasmesso così).
Per quanto riguarda i motivi strategici, è mia personale opinione che con la liberalizzazione dei servizi di telecomunicazione le aziende entro qualche anno avranno la propria rete interna connessa ad Internet. Questo permetterà comunicazioni pressoché istantanee, se io sono seduto davanti al mio computer e mando un messaggio ad un mio corrispondente (con le rispettive reti aziendali connesse ad Internet) lui riceverà il messaggio in pochissimi minuti, potrà preparare la risposta e inviarla.
Crediamo che l’aderire allo standard Internet porti a maggiore facilità di accesso e di sviluppo. L’utilizzo di reti private o non standard offre maggiori possibilità di sicurezza ma chiude la possibilità di usare il servizio anche nei confronti di esterni come ad esempio giornalisti o altre persone non collegati al servizio privato.
Il servizio dei [...] è per il momento sperimentale e comprende l’agenda, le notizie, una lista dei componenti, oltre ai collegamenti con le gli altri servizi dei [...] presenti sulla rete.
Chi ha accesso ad Internet può quindi collegarsi con un programma per il World Wide Web a:
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Letto oggi forse fa un po' tenerezza. Prego notare il passaggio: è mia personale opinione che con la liberalizzazione dei servizi di telecomunicazione le aziende entro qualche anno avranno la propria rete interna connessa ad Internet
Questo post partecipa al thread nato si FF qualche giorno fa sul quando ciascuno aveva iniziato ad usare la posa elettronica e dove.
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