sabato 16 giugno 2007

Volevo solo vendere la pizza - Luigi Furini


Il sottotitolo potrebbe essere "un comunista alle prese con le regole che tanto ama".

Lettura istruttiva sulle difficoltà del fare impresa in modo corretto in Italia. Alle prese con centinaia di regole spesso assurde e solo formali con ben poco di sostanziale, vedi il discorso della quantità di marche da bollo necessarie.

L'autore fa il giornalista (Inviato di Repubblica), quindi scrive e rende bene la cosa, scontro contro i sindacati compreso (lui che li ha sempre appoggiati).
Ma è reticente, forse perché si trova ancora qualche processo sul gobbo, e "dimentica" di dirci come faceva provvista per pagare il personale in nero (e si, proprio così!).
Ed era fuori legge, i corsi per antincendio e pronto soccorso li ha fatti lui, che non lavorava mai lì, avrebbe dovuto farli fare a qualcuno dei dipendenti.
Oltretutto con le recenti regole sarebbe a rischio chiusura, 2 multe per scontrini non emessi, al terzo se non sbaglio Visco fa chiudere.

Poche ore, consigliato a tutti quelli che credono basti metter su una bottega per guadagnare ed evadere.

E si può anche prendere come esempio di management, è la dimostrazione che certe attività funzionano se a portarle avanti è una famiglia, non attraverso lo sfruttamento del proletariato e mi stupisco che uno con quel background non l'avesse capito.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Se pensi che oggi il 'caro' viceministro afferma che non vede ragione di sciopero fiscale, perchè gli studi di settore non fanno che chiedere 100/200 euro in più al mese di tasse... ma dove??? Ma che gli venga un tumore al cervello, se non ce l'ha già, bacato com'è!

Alliandre ha detto...

Io volevo solo fare la traduttrice... adesso vorrei solo la cittadinanza Klingon :(

Anonimo ha detto...

anch'io sono alle prese in questo periodo con gli stipendiati pubblici che anzichè incentivare e collaborare con chi, ancora utopisticamente, crede di poter fare impresa e garantire a loro lo stipendio, fanno di tutto per cercare in tutti i modi le azioni più scoraggianti per un imprenditore. Devo ottenere l'autorizzazione sanitaria per una mia nuova attività. Partendo dal presupposto che tale manovra è attualmente illegale (reg. CE 852/2004), devo comunque sottostare all'impreparazione, di chi ci vuole superpreparati, nel non aver ancora recepito questo regolamento comuniatrio. Tale regolamento prevede che dopo la messa a norma dei locali (tenendo conto dei disciplinari del settore nazionali e della comunità europea), con una semplice dichiarazione di inizio attività (DIA) si può avviare qulasiasi attività del settore alimentare senza sottostare all'atteggiamento da capotribù di chi si inventa problemi che effettivamente non ci stanno. Ma lasciando stare questo, la USL di un comune non è allineata per interpretazioni a quelle di un altro distretto contraddicendosi sullo stesso argomento, facendomi sentire come Pinocchio in mezzo a dotti, medici e sapienti. A livello di competenze, in un breve confronto che abbiamo fatto, mi sento un tantino più in la di questi soggetti che vengono a giudicare l'igiene del mio posto di lavoro ospitandomi in locali dove avrebbe fastidio a starci anche una capra. La cosa bella di tutto ciò è che questo mi fa sentire un eroe, ma purtroppo non per la mia patria ma solo per i miei familiari e i dipendenti che ancora mi credono.
VIVA L'ITALIA, VIVA LA BUROCRAZIA.

Anonimo ha detto...

Io sono un caso un po' anomalo: nella prima parte della mia vita lavorativa ero una dipendente pubblica e ora lavoro in proprio. Quindi sono passata dal sentirmi oggetto di pregiudizi del tipo "sei una statale, sei una nullafacente" a pregiudizi del tipo "sei una libera professionista, sei un evasore e navighi nell'oro". E nessuno di questi pregiudizi era vero, nel mio caso. Anche perché - guarda te - dal pubblico me ne sono andata proprio perché non ne potevo più di un sistema che impediva di lavorare ai motivati e capaci premiando sempre e solo i nullafacenti e quelli che vivevano di lotte di potere e favoritismi politici.
Ora quel che mi sta più sul gozzo sono gli studi di settore: perché io per il fisco non guadagno abbastanza e così sono un evasore a prescindere. E per dimostrarlo dovrei andare in causa con lo stato e pagare, ergo meglio pagare il fisco anche se so di avere ragione.
E che dire delle presunte liberalizzazioni di Bersani, che nel mio caso (abolizione dei minimi tariffari del professionisti) hanno solo facilitato la strada allo sfruttamento dei giovani a cui cooperative ed enti vari propongono contratti ancora più da fame di prima? E i miei amici che fanno i dipendenti mi tirano fuori che io difendo i privilegi di "corporazione" (quando io invece non ho cambiato di un centesimo le mie tariffe e lavoro come prima).