Per i miei impegni lavorativi anche sui commenti degli avvenimenti politici sono stato un pò assente.
Qualche pensiero sparso sull'ultimo periodo.
Dal punto di vista economico si è puntato molto a infilare nel 2006 tutto quello che si poteva infilare. Ad esempio tutto il debito per l'IVA auto relativo alla sentenza UE è stato conteggiato.
E' il solito gioco delle tre carte, visto che non è stato ancora detto come tale credito potrà essere recuperato. E le aziende non hanno ancora visto nulla.
Anzi, proprio per fermare eventuali rivalse IVA e IRAP sono state cambiate le regole sui ravvedimenti che hanno fatto in modo che tutti versassero gli anticipi imposte su base storica e non con i ricalcoli che avrebbero potuto comportare pesanti sanzioni.
Non so se questo ha contribuito all'aumento delle entrate, si saprà solo al momento dei saldi, ma è certo che ha contribuito ad un clima nelle aziende non certo favorevole al governo.
Il problema IVA avrebbe potuto essere spalmato sulle date di effettivo riconoscimento.
In generale quindi la strada tracciata da Visco e Padoa Schioppa è chiara: infilare tutto il possibile nell'esercizio 2006 per evidenziare una finanziaria di Berlusconi mal fatta (e i dati e lo stesso comunicato del ministero del tesoro dicono che non è così) per avere poi le mani libere e maggiori margini sugli esercizi di loro competenza.
Nessuno scandalo, a volte lo fanno anche i manager nelle società. L'importante, quando si tratta di cosa pubblica, è che sia chiaro e si sappia.
Altra tegola che incombe è la richiesta di autorizzazione da chiedere 5 giorni prima all'amministrazione per la compensazione dei crediti. Ho fatto una scommessa con i miei del fiscale che l'amministrazione preparerà una letterina del tipo "dovendo procedere ad ulteriori approfondimenti sulla posizione fiscale bla bla bla l'autorizzazione viene negata" inviata praticamente in automatico.
Spero di sbagliarmi visto che come esportatori abituali, nonostante le esenzioni, abbiamo sempre crediti IVA imponenti. Vi saprò dire.
Sull'orientamento della situazione politica mi pare chiaro che sta uscendo vincitrice, grazie all'inesistente margine di voti e ai precedenti (ricordate, Prodi al giro precedente saltò per Rifondazione Comunista) la sinistra massimalista.
Purtroppo, e sottolineo purtroppo perché speravo avessero più coraggio e mi aspettavo di più, se vince l'ala massimalista ci potrebbero essere forti ripercussioni a livello economico.
Parliamo di persone, basta leggere le dichiarazioni, che hanno una forte avversione verso il mercato, le aziende, il commercio internazionale. Sento ancora parlare di salari "indipendenti" dall'andamento economico delle società, di ulteriore riduzione dell'orario di lavoro (le economie che vanno meglio sono quelle dove si lavora di più), di mandare in pensione la gente a età imbarazzanti, sempre di diritti e mai di doveri.
Una visione dirigistica che dice che le aziende "devono" fare questo o quello. Come se chi fa il mio mestiere (ci saranno anche, ma fanno poca strada se non hanno amici fra i potenti) si divertisse a licenziare, pagare poco il personale, perdere persone di importante esperienza giovanissime (per poi magari riassumerli come consulenti in nero) ecc..
E' come il discorso sicurezza. Finché anche chi controlla non si renderà conto che prima di tutto la sicurezza è un problema di attenzione del lavoratore che troppo spesso non usa neppure i dispositivi di protezione forniti e le procedure stabilite non faremo veri passi avanti.
Certo, sul breve termine certe politiche possono pagare dal punto di vista elettorale o di immagine, ma sul medio termine sono perdenti.
Si può obbligare una azienda a fare tutto quello che si vuole, ma se poi non riesce a sopravvivere si perde tutto. E Stato deve intervenire a proteggere i lavoratori che hanno perso il posto.
Il risultato è che perdo le tasse dell'azienda, dei lavoratori e devo alzarle agli altri per pagare le indennità di disoccupazione.
L'idea è quella della pianificazione dall'alto. Non ha funzionato negli anni 50/60 in USSR figuriamoci in un mondo come quello di oggi dove le distanze spariscono e i tempi sono 100 volte più brevi.
I riformisti hanno perso, sul breve molti gioiranno. Non i loro figli.
L'opposizione in compenso non mi pare si stia muovendo per prepararsi, per offrire una seria alternativa. Stanno applicando la teoria "lascia che si facciano male da soli".
Ma se le cose cominciano ad andare male chi ci perde è l'Italia intera non opposizione o maggioranza.
Prodi si è attaccato alla sua poltrona e cerca in tutti i modi di difenderla. Le nomine fatte seguono la tradizione DC degli amici, le menti migliori alla fine, stufe, abbandonano la partita e noi ci troviamo con mezze calzette (il parlamento e il governo ne sono pieni) che sono lì non perché capaci ma perché lecchini o garanti di questi o quegli interessi.
Anche a livello internazionale l'anti-americanismo in Italia sarà anche molto trendy ma non mi pare la strategia più lungimirante.
Ci sono un paio di partite importanti che si stanno giocando al mondo: energia e commercio.
Noi e l'Europa dobbiamo decidere con chi stare, la nostra abitudine a tenere il piede in tutte le scarpe non avrà ancora molto tempo e verrà il momento delle scelte.
La presunta superiorità culturale sta diventando un freno, come lo è stato un tempo per i nobili che abituati a guardare il mondo dall'alto al basso non si sono resi conto che era cambiato, e quel "basso" gli ha minato le fondamenta. Certo, i migliori o i ricchissimi si sono salvati. Ma quanti?
Se un nuovo assunto su 4, come ho letto, è straniero come possiamo lamentarci della mancanza di lavoro? Vuol dire che c'è una offerta di lavoro che gli italiani "che hanno studiato" non sono disposti a coprire. Ma un paese non può offrire solo posti da amministratore delegato, serve anche la manovalanza, piaccia o no.
E la parte che si sta imponendo come quella che detta la linea politica in queste cose ha una posizione che non offre a lungo termine opportunità.
Caserta è stato un penoso spettacolino, Prodi è sempre più evasivo e rinvia sempre più le decisioni, diventando alla fine esattamente come il suo predecessore.
Barattano la loro poltrona con il nostro futuro.
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4 commenti:
"Vuol dire che c'è una offerta di lavoro che gli italiani "che hanno studiato" non sono disposti a coprire. Ma un paese non può offrire solo posti da amministratore delegato, serve anche la manovalanza, piaccia o no."
Perdonami, ma l'Italia ha storicamente il più basso numero di laureati d'Europa eppure non riesce neppure ad occuparli.
I laureati in materie umanistiche sembrano destinati o ad una vita di callcenter o ad una vita di precariato nella pubblica amministrazione, sperando nella "stabilizzazione" promossa da un paio di demagogici ministri.
I laureati in materie scientifiche, di cui tristemente faccio parte, sono destinati salvo avere curriculum importanti a trovare lavori malpagati che un tempo erano fatti da i normali periti (e parlo per esperienza visto che questi sono i posti per cui ti chiamano le ditte di selezione).
Ovviamente rimane la soluzione di emigrare all'estero, sto infatti migliorando il mio inglese anche a questo scopo.
Ricapitolando quando uno si laurea uno non si aspetta un posto da amministratore delegato, ma un impiego per la laurea serve altrimenti che senso aveva non lavorare finite le superiori?
PS Sempre per la serie un lavoratore su 4 è straniero segnalo che la Gewiss sta cominciando ad impiegare ingegnere indiani con stipendi sotto i 1000 euro, penso che perfino i loro operai prendano di più.
I laureati in materie umanistiche che sfruttino la laurea servono con il contagocce in azienda, e in quelle strutturate.
Comunicazione, risorse umane e simili. cosa li metti a fare d'altro?
quando vedi un CV di un laureato in scienze politiche di solito lo aggiungi al mucchio.
Con la maggiore offerta di laureati e la maggiore complessità è evidente che attualmente le aziende coprono posti che una volta erano dei periti con laureati, tieni conto che molti laureati di oggi ne sanno quanto (meno?) dei periti di 30 anni fa.
I laureati in materie scientifiche poi in Italia hanno poco spazio anche per la struttura del nostro sistema industriale.
Nella mia esperienza i laureati giovani non amano particolarmente andare a lavorare nelle piccole aziende.
Non puoi mettere in carico alle aziende il fatto che il laureato non ha scelto di lavorare dopo le superiori.
Proprio questo atteggiamento in moltissimi casi sta portando a una situazione nella quale le aziende preferiscono i diplomati ai laureati che hanno troppa puzza sotto il naso.
Guarda che gli ing indiani da quanto mi dicono sono preparatissimi e sanno le lingue, al contrario di molti italiani.
E non ti preoccupare che quelli bravi avranno velocemente aumenti di stipendio.
io la gewiss ce l'ho a 2 km. da casa mia , e so che lì c'è un altissimo turnover di personale, soprattutto negli uffici ,qualcosa vorrà dire.....e da quello che sento non è x incapacità del personale , ma per l'ambientino interno ( molto famigliare ).....
"Nella mia esperienza i laureati giovani non amano particolarmente andare a lavorare nelle piccole aziende."
Confermo, ma questo lo puoi capire anche tu non è solo per questioni di aspirazioni, ma anche per questioni di ambiente "sociale" (lo spieghi benissimo quando parli delle assunzioni i problemi di amalgama).
"Guarda che gli ing indiani da quanto mi dicono sono preparatissimi e sanno le lingue, al contrario di molti italiani."
Ahime tocchi un tasto dolente, chi ha un inglese fluent può tranquillamente trovare un lavoro migliore all'estero, se sono ancora qui a lamentarmi in fondo è proprio per questo aspetto.
Per il resto mi scuso per il post un po' troppo lungo, rileggendolo mi sembra un po' eccessivo.
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