Questo non è più un paese per me.
Non ho voglia di ritornare agli anni di piombo, agli scontri di piazza, all'odio per il quale chi non si allinea al pensiero "migliore" è qualcuno da eliminare fisicamente.
Dove la democrazia funziona se vince chi pensa di essere nel giusto e non se vince l'avversario.
Se queste sono le prospettive meglio chiudere tutto, fare cassa, andarsene da qualche altra parte.
E ai cinquanta che lavorano qui ci pensi la Fiom, o Bersani, o l'Asl, o l'ufficio delle Entrate o qualcuno di tutti quei soloni che ogni giorno ci dicono cosa dovremmo fare senza fare nulla o peggio mettendoci i bastoni tra le ruote.
martedì 14 dicembre 2010
sabato 11 dicembre 2010
Ecologisti per finta
Tutti a dirsi ecologici.
Poi in una marea di posti è vietato lasciare biciclette (a partire dai cortili dei condomini).
Ma non sarebbe meglio incentivare l'uso della bici anche attraverso la facilità di parcheggio?
Poi in una marea di posti è vietato lasciare biciclette (a partire dai cortili dei condomini).
Ma non sarebbe meglio incentivare l'uso della bici anche attraverso la facilità di parcheggio?
venerdì 10 dicembre 2010
Mercato del voto
Molti stanno urlando contro la "compravendita" di deputati.
A parte il fatto che a mio parere vale per ambedue il fatto che uno cambi idea.
Cosa che è del tutto legittima. (anche se capisco che cambiare idea pro Berlusconi è poco corretto secondo il pensiero comune).
Ma una cosa mi fa molto pensare.
Si parla più o meno esplicitamente di corruzione.
Ma allora questo vuole dire che alcuni partiti dell'opposizione, ed in particolare i moralizzatori e incorruttibili urlatori dell'IDV, idoli dei Grillini hanno portato in Parlamento gente corruttibile?
Che si vende così facilmente e pubblicamente?
Bel risultato.
Purtroppo ormai la politica non è più fondata su competenze e serietà.
Viene aggregato chi porta voti, a volte (troppo spesso) senza farsi troppi scrupoli su come ciò avviene.
E se non funziona per merito ma per intrallazzi più che intrallazzatori alla fine lì non ci troviamo.
A parte il fatto che a mio parere vale per ambedue il fatto che uno cambi idea.
Cosa che è del tutto legittima. (anche se capisco che cambiare idea pro Berlusconi è poco corretto secondo il pensiero comune).
Ma una cosa mi fa molto pensare.
Si parla più o meno esplicitamente di corruzione.
Ma allora questo vuole dire che alcuni partiti dell'opposizione, ed in particolare i moralizzatori e incorruttibili urlatori dell'IDV, idoli dei Grillini hanno portato in Parlamento gente corruttibile?
Che si vende così facilmente e pubblicamente?
Bel risultato.
Purtroppo ormai la politica non è più fondata su competenze e serietà.
Viene aggregato chi porta voti, a volte (troppo spesso) senza farsi troppi scrupoli su come ciò avviene.
E se non funziona per merito ma per intrallazzi più che intrallazzatori alla fine lì non ci troviamo.
martedì 30 novembre 2010
E guerra sia
Oggi strade modello 77, polizia, studenti, risse ecc.
Mi piacerebbe sapere quanti di quelli che manifestano (e appoggiano) hanno letto bene il decreto e ne hanno studiato le conseguenze.
Io non ne so nulla.
So che persone che stimo e considero intelligenti dicono che è perfino timido ed è solo un piccolo passo.
E che tutti i rapporti che ho avuto con l'università (da imprenditore) mi fanno stimare veramente poco (nella media, al solito ci sono le eccezioni) professori e rettori.
E non ho molti dubbi che cercheranno in tutti i modi di difendere i loro privilegi.
E allora io sono con il governo.
Mi piacerebbe sapere quanti di quelli che manifestano (e appoggiano) hanno letto bene il decreto e ne hanno studiato le conseguenze.
Io non ne so nulla.
So che persone che stimo e considero intelligenti dicono che è perfino timido ed è solo un piccolo passo.
E che tutti i rapporti che ho avuto con l'università (da imprenditore) mi fanno stimare veramente poco (nella media, al solito ci sono le eccezioni) professori e rettori.
E non ho molti dubbi che cercheranno in tutti i modi di difendere i loro privilegi.
E allora io sono con il governo.
giovedì 28 ottobre 2010
Sovvenzioni e mercato
Il trasporto pubblico locale è qualcosa che è fortemente sovvenzionato e non si regge in piedi da solo.
Leggevo sul Sole Lombardia di ieri che la regione contribuisce con oltre 300 milioni di Euro.
In Lombardia siamo circa 9 milioni se ricordo bene, sono circa 30 euro per abitante (anche se non siete mai saliti su un bus o treno regionale in tutto l'anno).
Principali beneficiari del contributo sono i pendolari che pagano tariffe fuori mercato (quando non risibili) per l'utilizzo del servizio.
Siccome siamo in fase di tagli la proposta dei pendolari è la solita: aumentare la benzina con una addizionale per mantenere il loro privilegio.
Molto c'è da fare in quel settore, il problema è il solito dei vincoli legislativi e contrattuali che impediscono una gestione efficiente ed efficace.
Non sarebbe meglio operare su quello? No perché si toccherebbero altri privilegi.
Al solito, in Italia, si cerca di far pagare gli altri.
Leggevo sul Sole Lombardia di ieri che la regione contribuisce con oltre 300 milioni di Euro.
In Lombardia siamo circa 9 milioni se ricordo bene, sono circa 30 euro per abitante (anche se non siete mai saliti su un bus o treno regionale in tutto l'anno).
Principali beneficiari del contributo sono i pendolari che pagano tariffe fuori mercato (quando non risibili) per l'utilizzo del servizio.
Siccome siamo in fase di tagli la proposta dei pendolari è la solita: aumentare la benzina con una addizionale per mantenere il loro privilegio.
Molto c'è da fare in quel settore, il problema è il solito dei vincoli legislativi e contrattuali che impediscono una gestione efficiente ed efficace.
Non sarebbe meglio operare su quello? No perché si toccherebbero altri privilegi.
Al solito, in Italia, si cerca di far pagare gli altri.
mercoledì 27 ottobre 2010
Google translate è il male
Comunicare nella lingua del cliente è importante.
Lo mette a proprio agio e gli evita tensioni dovute alla magari scarsa conoscenza di un'altra lingua.
Ma occorre comunicare nella lingua del cliente, e Google translate non è una soluzione.
Capite che se ricevete una mail pubblicitaria che dice (tra le altre cose)
Molti partner croati sara' in questo caso, si puo' rinunciare o girare ad altre opzioni, che sono accessibili e/o transparente.
Nello spazio croato web non c'e' nessuna possibilita' reale e un facile accesso a offerta di navigazione e/o esportatori italiani.
L'impressione (se e quando sarete riusciti a dare una interpretazione a quanto leggete) non sarà esattamente di una azienda affidabile e accurata.
Magari non l'hanno fatto con Google translate e me la prendo con loro, ma il sospetto è forte.
Lo mette a proprio agio e gli evita tensioni dovute alla magari scarsa conoscenza di un'altra lingua.
Ma occorre comunicare nella lingua del cliente, e Google translate non è una soluzione.
Capite che se ricevete una mail pubblicitaria che dice (tra le altre cose)
Molti partner croati sara' in questo caso, si puo' rinunciare o girare ad altre opzioni, che sono accessibili e/o transparente.
Nello spazio croato web non c'e' nessuna possibilita' reale e un facile accesso a offerta di navigazione e/o esportatori italiani.
L'impressione (se e quando sarete riusciti a dare una interpretazione a quanto leggete) non sarà esattamente di una azienda affidabile e accurata.
Magari non l'hanno fatto con Google translate e me la prendo con loro, ma il sospetto è forte.
martedì 26 ottobre 2010
E io pago
Questi simpatici (?) signori di Unicredi con tutte le loro menate continuano a sballottare i clienti da una banca all'altra.
Con il cambio di CAB e magari ABI e conto.
Quelli che gli stampano le brochure, fanno le insegne ecc si fregano le mani, ma i clienti devono tutte le volte affrontare 2000 casini con relativi costi (dicono che tutto gira liscio in automatico, non credeteci).
Comunicazione a clienti e fornitori del cambio riferimenti, aggiornamento di tutti gli archivi aziendali propri, delle anagrafiche clienti e fornitori.
Roba che ti fa venire voglia di chiudere il conto o mandargli una fattura.
Magari la detraggono dai 40 milioni dell'ex amm. del.
Con il cambio di CAB e magari ABI e conto.
Quelli che gli stampano le brochure, fanno le insegne ecc si fregano le mani, ma i clienti devono tutte le volte affrontare 2000 casini con relativi costi (dicono che tutto gira liscio in automatico, non credeteci).
Comunicazione a clienti e fornitori del cambio riferimenti, aggiornamento di tutti gli archivi aziendali propri, delle anagrafiche clienti e fornitori.
Roba che ti fa venire voglia di chiudere il conto o mandargli una fattura.
Magari la detraggono dai 40 milioni dell'ex amm. del.
Quale trucco useranno?
La UE approva una direttiva che obbliga la pubblica amministrazione a pagare entro 30 giorni (e già da noi la presentano con i 60 dei "casi eccezionali").
A questo punto si aprono le scommesse su:
A questo punto si aprono le scommesse su:
- quanti lustri ci metteremo a recepirla
- quanti se e ma ci saranno nel recepimento
- e se alla fine le amministrazioni pubbliche chiederanno in partenza lo sconto dell'8% per pagare la multa dovuta al ritardato pagamento
domenica 17 ottobre 2010
Avanti così
Che i sindacati scendano in piazza a manifestare è normale.
Posso personalmente non essere d'accordo con chi pensa ad un mondo fermo a decine di anni fa ma è loro diritto chiederlo.
Ma la cosa che mi fa felice, (e come ha detto ieri Oscar Giannino, tutti coloro che sono cresciuti negli anni 70) è che si sia svolto pacificamente. Il clima è pesante e non è il momento di solleticare certi pensieri.
Posso personalmente non essere d'accordo con chi pensa ad un mondo fermo a decine di anni fa ma è loro diritto chiederlo.
Ma la cosa che mi fa felice, (e come ha detto ieri Oscar Giannino, tutti coloro che sono cresciuti negli anni 70) è che si sia svolto pacificamente. Il clima è pesante e non è il momento di solleticare certi pensieri.
giovedì 14 ottobre 2010
Pausa
E' un periodo molto difficile della mia vita.
Come avrete notato non ho molta ispirazione nello scrivere. Prima o poi mi tornerà la voglia.
Spero
Nel frattempo non aspettatevi molto da qui.
Come avrete notato non ho molta ispirazione nello scrivere. Prima o poi mi tornerà la voglia.
Spero
Nel frattempo non aspettatevi molto da qui.
venerdì 1 ottobre 2010
Mavadaviaiciapp
Alla faccia dell'aiutare l'export nonostante la mancanza del ministro al Ministero dell'Avviluppo economico si danno da fare per complicarci la vita.
Le nuove regole di emissione dei certificati di origine per il materiale non fatto in Italia prevedono la presentazione dell'originale del certificato di origine o della fattura di importazione o della bolletta doganale.
Ogni volta.
Peccato che:
Poi ci stupiamo se la produttività cala?
E il pensiero di evitare problemi e "non fatturare" i pezzi di poco valore diventa forte forte.
Le nuove regole di emissione dei certificati di origine per il materiale non fatto in Italia prevedono la presentazione dell'originale del certificato di origine o della fattura di importazione o della bolletta doganale.
Ogni volta.
Peccato che:
- è ottimo per chi importa e riesporta, per chi come noi riesporta semplicemente pezzi di ricambio magari 60 o 70 volte gli stessi pezzi come faccio a presentare 70 originali?
- gli stessi originali li pretendono presenti in azienda la finanza, l'agenzia delle entrate e le dogane.
- per chi esporta molto aggiungiamo tonnellate di carta alle tonnellate già presenti.
- ci sono indicazioni stringenti su come vanno fatte le fatture... che sono non coerenti sul come vogliono le fatture le dogane estere. Quindi doppia fattura, una per la CCIAA italiana, una per l'esportazione. Peccato che mica le facciamo a mano, le facciamo con quella roba strana chiamata computer (tenete presente che i certificati di origine sono espressamente studiati per la compilazione con macchina da scrivere) e non è così agevole emettere due fatture diverse.
- Naturalmente vale per i singoli pezzi non è che se su una fattura da 100.000.= dollari ci sono 50 dollari non di origine Italiana puoi evitare il tutto.
Poi ci stupiamo se la produttività cala?
E il pensiero di evitare problemi e "non fatturare" i pezzi di poco valore diventa forte forte.
martedì 14 settembre 2010
Pubblicità
Come pubblicizzare i centralini automatici? (che tra l'altro io odio con tutte le mie forze?)
Mail ricevuta stamattina:
Sarebbe bello avere un call center interno che facesse outbound per reperire nuovi clienti ma:
Mail ricevuta stamattina:
Sarebbe bello avere un call center interno che facesse outbound per reperire nuovi clienti ma:
- Sindacati
- Ferie
- Contributi
- Maldipancia
- Anno sabatino
- Cause di lavoro e spese legali
- Giorno libero
- Malattia
- Maternità
- Buste paga e consulente del lavoro
- Liti
- Fannulloni
- Formazione
- Licenziamenti
- Assunzione, contratti, quale scegliere, consulenze.
- Stipendio, stipendio non sudato paga pantalone.
- Poco rispetto del datore di lavoro
- Obbligo di assunzione a tempo determinato
- Scioperi
- Crisi e pantalone paga stipendi
Tralascio la dozzinalità del messaggio, ma credo che illustri bene l'atteggiamento di chi dovrebbe assumere delle persone.
E che debba fare pensare.
Anche Pantalone :-)
lunedì 13 settembre 2010
Forza Marchionne
A volte i simboli nascono dalle piccole cose, anche un maglione blu al posto del solito gessato può essere un simbolo in un paese dove conta più l'apparenza della sostanza.
La disdetta (alla sua scadenza, tra l'altro) del Metalmeccanici contratto 2008 è un atto che dovrebbe essere normale, visto che è già stato aggiornato con un altro.
Ma questo non è un paese normale.
Questo è un paese dove, ancora, una parte significante del paese è legata a schemi mentali di contrapposizione.
Un paese rovinato da una generazione di insegnati cresciuta nel mito del '68 (col 6 politico senza studiare) che hanno riversato nella scuola tutte le loro frustrazioni, incapacità e paranoie.
Un paese dove sento sempre parlare di diritti, ma poco o nulla di doveri.
Un paese dove i primi a cercare scorciatoie, a cercare compromessi, ad accettare situazioni inaccettabili, a credere al colpo di fortuna della lotteria, a vedere i furbi come più intelligenti degli onesti sono proprio le persone della "gente comune" che diventano poi elettori e cercano chi possa loro fare un favore più che un politico onesto.
Un paese dove la burocrazia si autoalimenta per darsi uno scopo e poter approfittare della confusione per trarne vantaggi.
Un paese dove la notizia è quando uno fa le cose normali e il suo dovere.
Un paese che ha perso la tensione morale e la voglia di migliorarsi, che insegue sogni di soldi facili e subito, che non è più disposto al sacrificio del duro lavoro giornaliero per raccogliere poi i risultati.
Un paese dove ormai da anni i sindacati (spesso ivi compreso il nostro, Confindustria) difendono se stessi e l'indifendibile, sempre più lontani dalla loro funzione di rappresentare le istanze degli iscritti. Sempre più parte del sistema essi stessi.
Un paese dove c'è ancora chi non ha capito che siamo tutti ai remi, che tocca a tutti remare e che il comandante (la politica) lo scegliamo noi quindi poco da lamentarsi se non fa il suo lavoro. Ma se tutti siamo ai remi, non remare o remare contro vuole soro dire stare peggio tutti.
Un paese dove tutto ormai è tifo calcistico e quindi meglio che l'avversario perda, anche se è una sconfitta del paese, per la soddisfazione di vederlo nella polvere.
Ci voleva Marchionne, con la sua cultura internazionale, la sua lontananza dai soliti giri per scardinare un sistema basato sugli amici degli amici. Per far saltare il compromesso di una mano lava l'altra.
Per mettere tutti davanti alle loro responsabilità.
Per minacciare di far saltare anche il nostro tavolo, quello Confindustriale, se non ci mettiamo ad essere più coerenti con la nostra funzione e meno poltronisti e burocratici.
Spero che continui, che tenga duro.
E che faccia scelte coerenti pulendo anche nella Fiat (che serva di esempio anche per gli altri) certi bubboni tipo acquisti non proprio trasparenti e pagamenti in ritardo che strozzano i fornitori.
E che contribuisca ad una Federmeccanica più moderna e aperta.
La disdetta (alla sua scadenza, tra l'altro) del Metalmeccanici contratto 2008 è un atto che dovrebbe essere normale, visto che è già stato aggiornato con un altro.
Ma questo non è un paese normale.
Questo è un paese dove, ancora, una parte significante del paese è legata a schemi mentali di contrapposizione.
Un paese rovinato da una generazione di insegnati cresciuta nel mito del '68 (col 6 politico senza studiare) che hanno riversato nella scuola tutte le loro frustrazioni, incapacità e paranoie.
Un paese dove sento sempre parlare di diritti, ma poco o nulla di doveri.
Un paese dove i primi a cercare scorciatoie, a cercare compromessi, ad accettare situazioni inaccettabili, a credere al colpo di fortuna della lotteria, a vedere i furbi come più intelligenti degli onesti sono proprio le persone della "gente comune" che diventano poi elettori e cercano chi possa loro fare un favore più che un politico onesto.
Un paese dove la burocrazia si autoalimenta per darsi uno scopo e poter approfittare della confusione per trarne vantaggi.
Un paese dove la notizia è quando uno fa le cose normali e il suo dovere.
Un paese che ha perso la tensione morale e la voglia di migliorarsi, che insegue sogni di soldi facili e subito, che non è più disposto al sacrificio del duro lavoro giornaliero per raccogliere poi i risultati.
Un paese dove ormai da anni i sindacati (spesso ivi compreso il nostro, Confindustria) difendono se stessi e l'indifendibile, sempre più lontani dalla loro funzione di rappresentare le istanze degli iscritti. Sempre più parte del sistema essi stessi.
Un paese dove c'è ancora chi non ha capito che siamo tutti ai remi, che tocca a tutti remare e che il comandante (la politica) lo scegliamo noi quindi poco da lamentarsi se non fa il suo lavoro. Ma se tutti siamo ai remi, non remare o remare contro vuole soro dire stare peggio tutti.
Un paese dove tutto ormai è tifo calcistico e quindi meglio che l'avversario perda, anche se è una sconfitta del paese, per la soddisfazione di vederlo nella polvere.
Ci voleva Marchionne, con la sua cultura internazionale, la sua lontananza dai soliti giri per scardinare un sistema basato sugli amici degli amici. Per far saltare il compromesso di una mano lava l'altra.
Per mettere tutti davanti alle loro responsabilità.
Per minacciare di far saltare anche il nostro tavolo, quello Confindustriale, se non ci mettiamo ad essere più coerenti con la nostra funzione e meno poltronisti e burocratici.
Spero che continui, che tenga duro.
E che faccia scelte coerenti pulendo anche nella Fiat (che serva di esempio anche per gli altri) certi bubboni tipo acquisti non proprio trasparenti e pagamenti in ritardo che strozzano i fornitori.
E che contribuisca ad una Federmeccanica più moderna e aperta.
mercoledì 28 luglio 2010
La solitudine dei numeri uno
A volte i numeri uno sono soli perché così deve essere. C'è sempre un momento nel quale ti trovi a dovere decidere, se sei il numero uno.
E in quel momento sei solo.
A volte i numeri uno sono soli per scelta, vai a capire perché, perché non ti fidi? Perché non vuoi nessuno che ti faccia ombra?
E a volte questo difetto è chiaro e ripetitivo.
E pensare che a mio parere chi governa una organizzazione (a maggiore ragione se pro-tempore e con un mandato relativamente breve) dovrebbe avere tra i suoi principali obiettivi quello della successione, del lasciare una organizzazione più forte di prima.
E invece, a volte l'impressione che viene è che l'idea sia "dopo di me il disastro" (come già successo anni fa quando si era giovani).
Ma forse è perché uno dei consiglieri più ascoltati è uno portato al Macchiavellismo, all'intrigo, alla non fiducia, al divide et impera. Certo i risultati (personali) magari vengono a casa. Ma a che prezzo per il sistema?
Non bastava la crisi, non bastava un governo "amico" che fa tutto il contrario di quello che servirebbe. Ci mancava un manager internazionale a guidare Fiat. Uno che delle tradizioni se ne frega, e che cerca di fare business da multinazionale. A volte è bello averlo da sventolare in giro, quando rompe certi equilibri è meno bello.
E dire, che con la salita del giovane erede tra le infinite vice-presidenze, all'interno di una strategia "una poltrona per tutti" che ci ha dotati di un direttivo che fra un po' replica i numeri del governo (credo siamo ormai a 80 persone) doveva dare prestigio (fa sempre fico nelle foto di circostanza essere di fianco ad uno di quella famiglia, vedi assemblea) e coprire le spalle dal Piemonte. Che di posti ne ha parecchi, vedi anche SGR, Cda della mucca da mungere ecc.
E invece cosa ti va a combinare sto svizzero?
Scombina le carte, alza il bubbone su una Federmeccanica ormai più sindacato dei sindacati, governata dagli amici degli amici. Incapace di darsi una strategia.
Non per la piccola impresa (sarebbe troppo) ma ormai anche incapace di tutelare il suo più grosso socio.
Certo sempre di poltrone parliamo, ma non basta scegliere uno a pochi km da casa per garantire i risultati (quando oltretutto la struttura è una pallido ricordo di chi non c'è più).
Se poi il precedente è diventato deputato del Pd è chiaro anche ai sassi che qualcosa non funziona.
Certo potrebbe essere il momento della verità per i millemila della base incazzati con Fiat, da sempre uno dei parafulmini italiani, che smoccolano contro i troppo potenti Torinesi.
Ma domani, se il settore auto è fuori (Fiat si tirerebbe dietro quasi per certo tutta la catena) chi cavolo me lo fa fare di restare lì con regole peggiori di quelle di altri. Oltretutto con una decrescente capacità di incidere sul contratto quando dalla nostra parte del tavolo ci si trova con funzionari forti (ma inetti) e rappresentanza inesistente.
E tutti gli stipendi nelle decine e decine di territoriali dove il settore auto è fondamentale chi li paga? E tutti i direttori?
Non è che poi a tutti i nemici di Fiat (come spesso accade in queste cose) gli tocca ricredersi?
Ma è così, divide et impera, organismi elefantiaci permettono di fare, al numero uno, quello che vuole.
Ma il numero uno a quel punto deve decidere.
Non puoi trovarti con due posizioni chiave inadatte (internamente e nella tua principale fonte di sostentamento) e non volerle cambiare perché le hai scelte tu e faresti la figura di avere sbagliato.
Ho capito che internamente Mr K fa il facente funzioni, ma mi sembra comunque una cazzata.
E il non volere organizzare successione e rappresentanza adeguata non fa che aprire la strada (a maggiore ragione se l'unico privato grande se ne va) al progetto dei nuovi entrati, grandi ma pubblici, di (eufemismo) contare di più.
Qualche passo di quelli fondamentali e importanti è già stato fatto, MI pare che il progetto sia chiaro.
E allora sarebbero certamente macerie, un monopolista di nomina politica che va a tirare la giacchetta al governo? Ma veramente c'è qualcuno che ci crede?
Ma purtroppo mi rimane poca speranza. Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. E qui non si tratta di "conversazione", di quello, nonostante la giovane età credo non ci sia proprio neppure lontanamente idea (basta vedere le strategie di comunicazione).
E con il buon A in giro capisco che si gestisce concedendo visibilità (poca eh) e poltrone. Ma mettere persone già super impegnate e non operative a gestire i progetti non aiuta a che siano utili alle aziende, alla fine li gestisce la struttura, che di come funziona una azienda capisce pochino.
E non a caso l'unica commissione decente degli infiniti vice-presidenti mi si dice che era quella gestita da un capace medio-piccolo bergamasco, nostro ex-giovane amico.
Giustamente segato al giro successivo, non è che poi a qualcuno viene in mente di fare benchmarching?
In compenso ci inventiamo la tassa sulla scuola per le associazioni. Per tenere in piedi una struttura col solito ex-giovane amico a gestirla.
Io continuo a credere di potere spostare granellino dopo granellino per rendere la spiaggia migliore. Ma ogni giorno è più difficile.
E non serve usare la nostra fonte di sostentamento (sempre più arida) per sparare tranquillizanti titoli in prima pagina.
Ci conosciamo da tanti anni e sai che noi piccoli di provincia magari non siamo bravi negli intrighi di corridoio ma non siamo scemi.
PS scritto di getto e non corretto che se mi metto a correggerlo ne taglio metà
E in quel momento sei solo.
A volte i numeri uno sono soli per scelta, vai a capire perché, perché non ti fidi? Perché non vuoi nessuno che ti faccia ombra?
E a volte questo difetto è chiaro e ripetitivo.
E pensare che a mio parere chi governa una organizzazione (a maggiore ragione se pro-tempore e con un mandato relativamente breve) dovrebbe avere tra i suoi principali obiettivi quello della successione, del lasciare una organizzazione più forte di prima.
E invece, a volte l'impressione che viene è che l'idea sia "dopo di me il disastro" (come già successo anni fa quando si era giovani).
Ma forse è perché uno dei consiglieri più ascoltati è uno portato al Macchiavellismo, all'intrigo, alla non fiducia, al divide et impera. Certo i risultati (personali) magari vengono a casa. Ma a che prezzo per il sistema?
Non bastava la crisi, non bastava un governo "amico" che fa tutto il contrario di quello che servirebbe. Ci mancava un manager internazionale a guidare Fiat. Uno che delle tradizioni se ne frega, e che cerca di fare business da multinazionale. A volte è bello averlo da sventolare in giro, quando rompe certi equilibri è meno bello.
E dire, che con la salita del giovane erede tra le infinite vice-presidenze, all'interno di una strategia "una poltrona per tutti" che ci ha dotati di un direttivo che fra un po' replica i numeri del governo (credo siamo ormai a 80 persone) doveva dare prestigio (fa sempre fico nelle foto di circostanza essere di fianco ad uno di quella famiglia, vedi assemblea) e coprire le spalle dal Piemonte. Che di posti ne ha parecchi, vedi anche SGR, Cda della mucca da mungere ecc.
E invece cosa ti va a combinare sto svizzero?
Scombina le carte, alza il bubbone su una Federmeccanica ormai più sindacato dei sindacati, governata dagli amici degli amici. Incapace di darsi una strategia.
Non per la piccola impresa (sarebbe troppo) ma ormai anche incapace di tutelare il suo più grosso socio.
Certo sempre di poltrone parliamo, ma non basta scegliere uno a pochi km da casa per garantire i risultati (quando oltretutto la struttura è una pallido ricordo di chi non c'è più).
Se poi il precedente è diventato deputato del Pd è chiaro anche ai sassi che qualcosa non funziona.
Certo potrebbe essere il momento della verità per i millemila della base incazzati con Fiat, da sempre uno dei parafulmini italiani, che smoccolano contro i troppo potenti Torinesi.
Ma domani, se il settore auto è fuori (Fiat si tirerebbe dietro quasi per certo tutta la catena) chi cavolo me lo fa fare di restare lì con regole peggiori di quelle di altri. Oltretutto con una decrescente capacità di incidere sul contratto quando dalla nostra parte del tavolo ci si trova con funzionari forti (ma inetti) e rappresentanza inesistente.
E tutti gli stipendi nelle decine e decine di territoriali dove il settore auto è fondamentale chi li paga? E tutti i direttori?
Non è che poi a tutti i nemici di Fiat (come spesso accade in queste cose) gli tocca ricredersi?
Ma è così, divide et impera, organismi elefantiaci permettono di fare, al numero uno, quello che vuole.
Ma il numero uno a quel punto deve decidere.
Non puoi trovarti con due posizioni chiave inadatte (internamente e nella tua principale fonte di sostentamento) e non volerle cambiare perché le hai scelte tu e faresti la figura di avere sbagliato.
Ho capito che internamente Mr K fa il facente funzioni, ma mi sembra comunque una cazzata.
E il non volere organizzare successione e rappresentanza adeguata non fa che aprire la strada (a maggiore ragione se l'unico privato grande se ne va) al progetto dei nuovi entrati, grandi ma pubblici, di (eufemismo) contare di più.
Qualche passo di quelli fondamentali e importanti è già stato fatto, MI pare che il progetto sia chiaro.
E allora sarebbero certamente macerie, un monopolista di nomina politica che va a tirare la giacchetta al governo? Ma veramente c'è qualcuno che ci crede?
Ma purtroppo mi rimane poca speranza. Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. E qui non si tratta di "conversazione", di quello, nonostante la giovane età credo non ci sia proprio neppure lontanamente idea (basta vedere le strategie di comunicazione).
E con il buon A in giro capisco che si gestisce concedendo visibilità (poca eh) e poltrone. Ma mettere persone già super impegnate e non operative a gestire i progetti non aiuta a che siano utili alle aziende, alla fine li gestisce la struttura, che di come funziona una azienda capisce pochino.
E non a caso l'unica commissione decente degli infiniti vice-presidenti mi si dice che era quella gestita da un capace medio-piccolo bergamasco, nostro ex-giovane amico.
Giustamente segato al giro successivo, non è che poi a qualcuno viene in mente di fare benchmarching?
In compenso ci inventiamo la tassa sulla scuola per le associazioni. Per tenere in piedi una struttura col solito ex-giovane amico a gestirla.
Io continuo a credere di potere spostare granellino dopo granellino per rendere la spiaggia migliore. Ma ogni giorno è più difficile.
E non serve usare la nostra fonte di sostentamento (sempre più arida) per sparare tranquillizanti titoli in prima pagina.
Ci conosciamo da tanti anni e sai che noi piccoli di provincia magari non siamo bravi negli intrighi di corridoio ma non siamo scemi.
PS scritto di getto e non corretto che se mi metto a correggerlo ne taglio metà
Ad una certa età si diventa sordi
Volevo completare i miei pensieri sul discorso carta-digitale parlando di libri e di CdA. Premetto che ad oggi non ho ancora un lettore digitale.
Moltissime delle cose che dico,tra l'altro, sui libri si adattano anche alla musica.
Tutti sanno che Amazon ha superato con i libri digitali le vendite dei libri (non ho tempo di andare a controllare ma mi pare barassero e avessero detto "con copertina rigida" ma il trend è quello).
Quindi anche per il libro la digitalizzazione avanza a grandi passi.
D'altra parte un buon lettore di libri tiene lo spazio di un libro o poco più ma ne contiene x, se penso alle mie valige da vacanze (quando le facevo) piene più di libri che di vestiti non posso non vederne l'utilità.
Il vero grande problema oggi è probabilmente la scarsità dei titoli in Italiano, ma questo è un altro discorso.
Anche qui però io ho dei sogni che immagino difficilmente vedrò esauditi in tempi brevi. Intanto sono un feticista, e a me l'oggetto libro piace.
E come comperare un disco in digitale non mi dà la soddisfazione del CD fisico, così i bit non soddisfano le mie patologie da accumulo in libreria.
E allora mi piacerebbe entrare in una libreria, comperare il libro, arrivare alla cassa e che la cassiera mi dicesse "vuole anche la versione digitale?" e usando la mia carta fedeltà (se c'è) o la mia mail pagando pochissimo di più tornando a casa trovassi il mio libro nel mio "contenitore elettronico di acquisto" (con i giornali e la musica).
Anzi, se il lettore è connesso me lo trovo già in metropolitana.
E alla rovescia, se ho l'elettronico comperato on line e lo compero fisico fatemi un po' di sconto (in modo che la somma dei due sia sempre uguale).
Il discorso sottolineature e note ho visto che lo hanno introdotto, non so se ci sono ma avere "community" con le quali condividere le annotazioni e i suggerimenti (magari con gli qualche pagina scaricabile gratuita) potrebbe essere un ottimo canale di promozione. Se so che tizio ha i miei gusti e mi suggerisce un libro è probabile che io sfrutti il consiglio.
C'è poi il discorso prestiti. Una delle funzioni di base del libro fisico è che lo si può prestare (i DRM sono assolti!). Perché non posso prestare un libro elettronico?
Il DRM passa ad un amico, io non posso più aprirlo finché non me lo restituisce. (se è complicato ecc ecc vale il discorso giornali, fatti vostri)
Ad essere un piccolo editore io poi farei anche delle cose tipo "hai comperato tre titoli miei?" puoi averne uno a scelta per fare bookcrossing (ma il tuo lo tieni).
Organizzando cacce al tesoro o luoghi virtuali dove faccio promozione e uno può trovare un codice di book crossing.
L'editoria elettronica è una minaccia e una opportunità per i piccoli editori e per gli editori.
Intanto i grandi editori possono trovarsi il grande autore che passa alla distribuzione diretta. E devono reinventarsi il mestiere perché se dematerializziamo, tutta la catena odierna (ivi comprese le megalibrerie) diventa meno strategica.
I piccoli hanno invece una chance enorme ma solo se sapranno mettersi in rete per creare una piattaforma agile e poco costosa che permetta loro di essere presenti sul mercato.
Non posso e non voglio iscrivermi a 20 servizi, ognuno il suo, così si farà solo il gioco di Amazon e Apple.
Anche l'auto editoria a quel punto sarà più semplice se la piattaforma è aperta e poco costosa.
Certamente se non altro risparmieremmo tonnellate e tonnellate di carta di sbrodolamenti di aspiranti autori che nessuno leggerà mai.
Sui libri il supporto è diverso dai giornali, credo che un device specializzato sia necessario e che nessuno si mette a leggere un libro in un internet point come può fare con un giornale.
Ma i device devono poi avere una interfaccia semplice che permetta la gestione di più negozi.
Dopo questa bella sbrodolata sull'editoria viene da dire, ma se un pirla qualsiasi, neppure specializzato, ha delle idee e delle proposte (sia pure contestabili), perché le case editrici non fanno cose di questo genere (in Italia)?
Anche qui ho una mia idea. Li avete visti i CdA?
Il consiglio di amministrazione di una società è quello dove si disegnano le strategie e gli scenari, che poi il management porta avanti.
RCS: il Presidente Marchetti è certamente persona degnissima, ma siamo sicuri che sia un innovatore un notaio di settant'anni? E altri nomi che vedo tipo Lucchini, Stevens, Rognoni così a naso non è che mi diano poi sta grande idea di innovatori!
Nella quotidiani ci sono menti fresche come Bazoli, Geronzi e Pesenti in compagnia del trio d'oro degli amichetti Tronchetti, Della Valle, Montezemolo.
Insomma ci siamo capiti. I Cda delle case editrici sono posti dove fare politica e occuparsi di avere buona stampa molto più che non di fare business innovativo per l'azienda, tanto quasi tutti sono azionisti marginali e il ritorno è in immagine e potere, non in soldini.
Anche per rimanere in casa nostra in Confindustria non è che il Cda del Sole24 ore, che entra nel grande progetto spartitorio Confindustriale denominato "una poltrona per tutti" salvo qualcuno (Caio per fare un nome) non è che mi ispiri poi così tanto senso di innovazione sulle nuove tecnologie.
Ecco che allora tra giornalisti old style, cda occupati a gestire il potere, un sistema paese muffo, un sistema editoriale sordo e obsoleto, con la paura della conversazione (sei pazzo? e se poi parlano male di noi) e alla incomprensione delle nuove tecnologie al cliente non ci pensa nessuno.
E poi si lamentano (come i discografici) della perdita di business senza capire che il business non è sparito, in parte ha preso altre strade ma soprattutto aspetta a braccia aperte un prodotto fatto per il cliente e non per l'amico politico di turno su carta perché "abbiamo sempre fatto così".
Moltissime delle cose che dico,tra l'altro, sui libri si adattano anche alla musica.
Tutti sanno che Amazon ha superato con i libri digitali le vendite dei libri (non ho tempo di andare a controllare ma mi pare barassero e avessero detto "con copertina rigida" ma il trend è quello).
Quindi anche per il libro la digitalizzazione avanza a grandi passi.
D'altra parte un buon lettore di libri tiene lo spazio di un libro o poco più ma ne contiene x, se penso alle mie valige da vacanze (quando le facevo) piene più di libri che di vestiti non posso non vederne l'utilità.
Il vero grande problema oggi è probabilmente la scarsità dei titoli in Italiano, ma questo è un altro discorso.
Anche qui però io ho dei sogni che immagino difficilmente vedrò esauditi in tempi brevi. Intanto sono un feticista, e a me l'oggetto libro piace.
E come comperare un disco in digitale non mi dà la soddisfazione del CD fisico, così i bit non soddisfano le mie patologie da accumulo in libreria.
E allora mi piacerebbe entrare in una libreria, comperare il libro, arrivare alla cassa e che la cassiera mi dicesse "vuole anche la versione digitale?" e usando la mia carta fedeltà (se c'è) o la mia mail pagando pochissimo di più tornando a casa trovassi il mio libro nel mio "contenitore elettronico di acquisto" (con i giornali e la musica).
Anzi, se il lettore è connesso me lo trovo già in metropolitana.
E alla rovescia, se ho l'elettronico comperato on line e lo compero fisico fatemi un po' di sconto (in modo che la somma dei due sia sempre uguale).
Il discorso sottolineature e note ho visto che lo hanno introdotto, non so se ci sono ma avere "community" con le quali condividere le annotazioni e i suggerimenti (magari con gli qualche pagina scaricabile gratuita) potrebbe essere un ottimo canale di promozione. Se so che tizio ha i miei gusti e mi suggerisce un libro è probabile che io sfrutti il consiglio.
C'è poi il discorso prestiti. Una delle funzioni di base del libro fisico è che lo si può prestare (i DRM sono assolti!). Perché non posso prestare un libro elettronico?
Il DRM passa ad un amico, io non posso più aprirlo finché non me lo restituisce. (se è complicato ecc ecc vale il discorso giornali, fatti vostri)
Ad essere un piccolo editore io poi farei anche delle cose tipo "hai comperato tre titoli miei?" puoi averne uno a scelta per fare bookcrossing (ma il tuo lo tieni).
Organizzando cacce al tesoro o luoghi virtuali dove faccio promozione e uno può trovare un codice di book crossing.
L'editoria elettronica è una minaccia e una opportunità per i piccoli editori e per gli editori.
Intanto i grandi editori possono trovarsi il grande autore che passa alla distribuzione diretta. E devono reinventarsi il mestiere perché se dematerializziamo, tutta la catena odierna (ivi comprese le megalibrerie) diventa meno strategica.
I piccoli hanno invece una chance enorme ma solo se sapranno mettersi in rete per creare una piattaforma agile e poco costosa che permetta loro di essere presenti sul mercato.
Non posso e non voglio iscrivermi a 20 servizi, ognuno il suo, così si farà solo il gioco di Amazon e Apple.
Anche l'auto editoria a quel punto sarà più semplice se la piattaforma è aperta e poco costosa.
Certamente se non altro risparmieremmo tonnellate e tonnellate di carta di sbrodolamenti di aspiranti autori che nessuno leggerà mai.
Sui libri il supporto è diverso dai giornali, credo che un device specializzato sia necessario e che nessuno si mette a leggere un libro in un internet point come può fare con un giornale.
Ma i device devono poi avere una interfaccia semplice che permetta la gestione di più negozi.
Dopo questa bella sbrodolata sull'editoria viene da dire, ma se un pirla qualsiasi, neppure specializzato, ha delle idee e delle proposte (sia pure contestabili), perché le case editrici non fanno cose di questo genere (in Italia)?
Anche qui ho una mia idea. Li avete visti i CdA?
Il consiglio di amministrazione di una società è quello dove si disegnano le strategie e gli scenari, che poi il management porta avanti.
RCS: il Presidente Marchetti è certamente persona degnissima, ma siamo sicuri che sia un innovatore un notaio di settant'anni? E altri nomi che vedo tipo Lucchini, Stevens, Rognoni così a naso non è che mi diano poi sta grande idea di innovatori!
Nella quotidiani ci sono menti fresche come Bazoli, Geronzi e Pesenti in compagnia del trio d'oro degli amichetti Tronchetti, Della Valle, Montezemolo.
Insomma ci siamo capiti. I Cda delle case editrici sono posti dove fare politica e occuparsi di avere buona stampa molto più che non di fare business innovativo per l'azienda, tanto quasi tutti sono azionisti marginali e il ritorno è in immagine e potere, non in soldini.
Anche per rimanere in casa nostra in Confindustria non è che il Cda del Sole24 ore, che entra nel grande progetto spartitorio Confindustriale denominato "una poltrona per tutti" salvo qualcuno (Caio per fare un nome) non è che mi ispiri poi così tanto senso di innovazione sulle nuove tecnologie.
Ecco che allora tra giornalisti old style, cda occupati a gestire il potere, un sistema paese muffo, un sistema editoriale sordo e obsoleto, con la paura della conversazione (sei pazzo? e se poi parlano male di noi) e alla incomprensione delle nuove tecnologie al cliente non ci pensa nessuno.
E poi si lamentano (come i discografici) della perdita di business senza capire che il business non è sparito, in parte ha preso altre strade ma soprattutto aspetta a braccia aperte un prodotto fatto per il cliente e non per l'amico politico di turno su carta perché "abbiamo sempre fatto così".
giovedì 22 luglio 2010
Sono fatti vostri
Anche se seguo e dibatto la cosa, per interesse personale (grazie anche al lavoro sul tema del Giornalaio) raramente scrivo qui di editoria.
E' un settore non facile e che non conosco molto.
Ma stasera avevo voglia di scrivere da "cliente".
E volevo dire agli editori che a me dei problemi loro interessa poco.
Non mi interessa che Apple voglia la gabella (visto che ipad sembra il messia che salverà i giornali).
Non mi interessa nulla dei problemi tecnici (investissero un po' di soldini).
Non mi interessa delle politiche dell'editore.
Non mi interessa del fatto che abbiano schiere di giornalisti da far lavorare.
Non mi interessa che abbiano manager legati alla carta e ad un concetto antiquato di editoria.
Sono il cliente e mi esprimo con il portafoglio. Molto semplice.
Mi dai il prodotto che mi aspetto? Compro.
Non me lo dai? Si, provo ma poi non compro.
Allora cosa mi aspetto da un "nuovo giornale"?
Intanto di potere fare i due abbonamenti (carta e digitale) con un delta prezzo molto basso. Ad esempio perché il Corriere lo leggo volentieri su carta ma se sono in viaggio o all'estero lo leggo elettronico.
Poi mi aspetto che la versione elettronica sia trasversale, sono fatti miei se ho dietro un ipad, un portatile o lo leggo via web da un pc di un internet point. I DRM sono un problema tuo, non mio, io il servizio l'ho pagato.
Poi mi aspetto che sfrutti il mezzo. Certo non di avere, se non su richiesta, il PDF del giornale. Chissenefrega della impaginazione originale.
Invece vorrei gli articoli ricercabili e taggati correttamente.
Vorrei che ci fosse la possibilità di avere una prima pagina con gli articoli delle mie preferenze (autori, argomenti).
Vorrei pagare un giornale digitale 50 centesimi massimo, perché non c'è la distribuzione e la stampa.
Vorrei magari per certi giornali abbonarmi solo ad una sezione. Ad esempio del mio quotidiano locale salto a piè pari le pagine "nazionali" e mi interessa la cronaca locale. Personalmente dello sport guardo qualcosa di motori e neppure sempre.
Vorrei che il tutto fosse tipo dropbox accessibile dai miei client in varie piattaforme.
Vorrei (ma mi pare scontato) la possibilità di memorizzare e magari segnalare articoli a chi ha l'abbonamento.
Vorrei per giornali come il Sole24 ore un abbonamento "aziendale" per un certo numero di copie digitali (tanto poi se non lo fai tutti leggono con lo stesso profilo utente come spesso accade in azienda).
Vorrei un servizio di alert integrato nell'abbonamento per, che so, due o tre tag che mi manda una mail con la notizia.
Vorrei (ma sogno) decidere come voglio il numero di domani. Perché dovete spedirmi il giornale se sono in vacanza a New York per una settimana e quando torno li butto tutti via? Oppure sono a Roma e lo voglio ritirare con un codice in edicola.
Insomma vorrei un sacco di cose e le pagherei. Ma per convincermi a pagare occorre un salto di mentalità e di qualità del servizio. Come sempre accade.
PS accetto ben volentieri le pagine pubblicitarie negli articoli digitali. Ma se volete che clicchi anche lì offritemi qualcosa in più di un banner invadente che pubblicizza con linguaggio e comunicazione old style (fatemi uno sconto se compero in line perbacco! riconoscetemi parte del margine che va alla distribuzione)
E' un settore non facile e che non conosco molto.
Ma stasera avevo voglia di scrivere da "cliente".
E volevo dire agli editori che a me dei problemi loro interessa poco.
Non mi interessa che Apple voglia la gabella (visto che ipad sembra il messia che salverà i giornali).
Non mi interessa nulla dei problemi tecnici (investissero un po' di soldini).
Non mi interessa delle politiche dell'editore.
Non mi interessa del fatto che abbiano schiere di giornalisti da far lavorare.
Non mi interessa che abbiano manager legati alla carta e ad un concetto antiquato di editoria.
Sono il cliente e mi esprimo con il portafoglio. Molto semplice.
Mi dai il prodotto che mi aspetto? Compro.
Non me lo dai? Si, provo ma poi non compro.
Allora cosa mi aspetto da un "nuovo giornale"?
Intanto di potere fare i due abbonamenti (carta e digitale) con un delta prezzo molto basso. Ad esempio perché il Corriere lo leggo volentieri su carta ma se sono in viaggio o all'estero lo leggo elettronico.
Poi mi aspetto che la versione elettronica sia trasversale, sono fatti miei se ho dietro un ipad, un portatile o lo leggo via web da un pc di un internet point. I DRM sono un problema tuo, non mio, io il servizio l'ho pagato.
Poi mi aspetto che sfrutti il mezzo. Certo non di avere, se non su richiesta, il PDF del giornale. Chissenefrega della impaginazione originale.
Invece vorrei gli articoli ricercabili e taggati correttamente.
Vorrei che ci fosse la possibilità di avere una prima pagina con gli articoli delle mie preferenze (autori, argomenti).
Vorrei pagare un giornale digitale 50 centesimi massimo, perché non c'è la distribuzione e la stampa.
Vorrei magari per certi giornali abbonarmi solo ad una sezione. Ad esempio del mio quotidiano locale salto a piè pari le pagine "nazionali" e mi interessa la cronaca locale. Personalmente dello sport guardo qualcosa di motori e neppure sempre.
Vorrei che il tutto fosse tipo dropbox accessibile dai miei client in varie piattaforme.
Vorrei (ma mi pare scontato) la possibilità di memorizzare e magari segnalare articoli a chi ha l'abbonamento.
Vorrei per giornali come il Sole24 ore un abbonamento "aziendale" per un certo numero di copie digitali (tanto poi se non lo fai tutti leggono con lo stesso profilo utente come spesso accade in azienda).
Vorrei un servizio di alert integrato nell'abbonamento per, che so, due o tre tag che mi manda una mail con la notizia.
Vorrei (ma sogno) decidere come voglio il numero di domani. Perché dovete spedirmi il giornale se sono in vacanza a New York per una settimana e quando torno li butto tutti via? Oppure sono a Roma e lo voglio ritirare con un codice in edicola.
Insomma vorrei un sacco di cose e le pagherei. Ma per convincermi a pagare occorre un salto di mentalità e di qualità del servizio. Come sempre accade.
PS accetto ben volentieri le pagine pubblicitarie negli articoli digitali. Ma se volete che clicchi anche lì offritemi qualcosa in più di un banner invadente che pubblicizza con linguaggio e comunicazione old style (fatemi uno sconto se compero in line perbacco! riconoscetemi parte del margine che va alla distribuzione)
lunedì 21 giugno 2010
Siamo tutti allenatori (e imprenditori)
Ciclicamente chi fa il mio mestiere si trova con persone che dicono cosa deve fare, come si deve comportare e lezioncine varie.
Non ultimi, come da commenti di oggi su questi blog, anche "manager" che si vanno allegramente ad aggiungere a politici, sindacalisti e persone della strada.
Dando già per scontato che lo fanno dei dipendenti geni incompresi.
Un po' l'effetto allenatore (di gran moda in questi giorni di mondiali) per il quale abbiamo 50 milioni di commissari tecnici della nazionale e un pirla che non capisce nulla che è stato messo lì (probabilmente perché raccomandato, o leccaculo ecc ecc) a farlo davvero.
Se è così chiaro e semplice fare l'imprenditore, e quelli che lo fanno sono chiaramente degli incapaci, magari lì solo perché figli di papà; perché tutte queste persone non fanno una bella azienda che conquista il mercato ad ampie falcate e fa fallire gli incapaci?
Io vivo di mercato, non ho protezioni di sorta, non abbiamo aiuti di stato e siamo anche tra quei pazzi che pagano le tasse e cercano di comportarsi correttamente.
Oltretutto è una azienda famigliare portata avanti da raccomandati entrati in azienda in quanto parenti del "padrone".
Insomma la schifezza assoluta.
E non ci sono particolari barriere d'ingresso. Basta avere dei buoni tecnici in grado di mettere assieme un progetto (se ce la facciamo noi, via non sarà difficile no?) e due soldini per fare un po' di investimenti.
Dovrebbe essere un gioco da ragazzi.
Eppure vedo gente (manager compresi, anzi per primi) che parla, parla, parla e spara sentenze. Ma che stranamente non si mette a fare l'imprenditore.
Le scuse saranno le solite, "le banche non aiutano", "il mercato è bloccato" ecc ecc, le solite scuse. Se mi lamento io o altri siamo dei lamentosi sempre lì a lagnarsi.
Ma certamente per loro è diverso.
Eppure per un manager capace e con i contatti giusti non sarà difficile far partire in quattro e quattr'otto un'azienda di successo. Cosa ci vuole?
E ci sono tanti manager che l'hanno fatto e ce l'hanno fatta (Colaninno per parlare di uno famoso, faceva il manager di De Benedetti, ma ne conosco molti altri).
Ci sono tante altre persone che ci provano ogni giorno, magari con poche risorse e confidando nelle loro idee, partendo da dipendenti, neppure da dirigenti.
Ma la maggior parte restano allenatori da bar, capaci di parlare davanti ad un caffé corretto grappa e poco più.
Insomma come si dice, al solito "son tutti finocchi col culo degli altri".
Non ultimi, come da commenti di oggi su questi blog, anche "manager" che si vanno allegramente ad aggiungere a politici, sindacalisti e persone della strada.
Dando già per scontato che lo fanno dei dipendenti geni incompresi.
Un po' l'effetto allenatore (di gran moda in questi giorni di mondiali) per il quale abbiamo 50 milioni di commissari tecnici della nazionale e un pirla che non capisce nulla che è stato messo lì (probabilmente perché raccomandato, o leccaculo ecc ecc) a farlo davvero.
Se è così chiaro e semplice fare l'imprenditore, e quelli che lo fanno sono chiaramente degli incapaci, magari lì solo perché figli di papà; perché tutte queste persone non fanno una bella azienda che conquista il mercato ad ampie falcate e fa fallire gli incapaci?
Io vivo di mercato, non ho protezioni di sorta, non abbiamo aiuti di stato e siamo anche tra quei pazzi che pagano le tasse e cercano di comportarsi correttamente.
Oltretutto è una azienda famigliare portata avanti da raccomandati entrati in azienda in quanto parenti del "padrone".
Insomma la schifezza assoluta.
E non ci sono particolari barriere d'ingresso. Basta avere dei buoni tecnici in grado di mettere assieme un progetto (se ce la facciamo noi, via non sarà difficile no?) e due soldini per fare un po' di investimenti.
Dovrebbe essere un gioco da ragazzi.
Eppure vedo gente (manager compresi, anzi per primi) che parla, parla, parla e spara sentenze. Ma che stranamente non si mette a fare l'imprenditore.
Le scuse saranno le solite, "le banche non aiutano", "il mercato è bloccato" ecc ecc, le solite scuse. Se mi lamento io o altri siamo dei lamentosi sempre lì a lagnarsi.
Ma certamente per loro è diverso.
Eppure per un manager capace e con i contatti giusti non sarà difficile far partire in quattro e quattr'otto un'azienda di successo. Cosa ci vuole?
E ci sono tanti manager che l'hanno fatto e ce l'hanno fatta (Colaninno per parlare di uno famoso, faceva il manager di De Benedetti, ma ne conosco molti altri).
Ci sono tante altre persone che ci provano ogni giorno, magari con poche risorse e confidando nelle loro idee, partendo da dipendenti, neppure da dirigenti.
Ma la maggior parte restano allenatori da bar, capaci di parlare davanti ad un caffé corretto grappa e poco più.
Insomma come si dice, al solito "son tutti finocchi col culo degli altri".
giovedì 17 giugno 2010
Grosso quanto?
Quando eravamo ragazzi era in voga un giochino su certe dimensioni.
Il tempo passa ma in fondo non cresciamo mai.
La crescita dimensionale delle aziende sembra essere il "must", siamo passati da piccolo è bello a "crescere, crescere".
Ma come da ragazzi abbiamo imparato che le dimensioni non sono tutto, dovremmo ricordarcene anche quando parliamo di aziende.
Grande o piccolo è relativo, posso fatturare 20 milioni ed essere piccolo e fatturare un milione ed essere grande.
Estremizzando se faccio pasta e fatturo 20 milioni di fronte a Barilla sono piccolo, se faccio 1 milione con il formaggio di fossa probabilmente sono grande (sparo a caso non ho idea del business totale del formaggio di fossa).
Questo per fare capire che le dimensioni piccole o grandi non sono significative, se non le rapportiamo al settore di appartenenza e che ci sono fior fiore di aziende "piccole" che magari fatturano tra i 5 e i 10 milioni e sono tra i leader mondiali del loro prodotto di nicchia.
Il problema della dimensione nasce quando il mercato mi richiede dei servizi di un certo tipo, che sono quelli standard del mio settore, e che per riuscire a finanziare devo spalmare su un fatturato adeguato al settore.
Per l'export è più un problema di mentalità e attitudine che di costi, per cominciare non servono cifre folli. Certo, se uno è un artigiano è difficile, ma se parliamo di aziende appena appena strutturate si può partire anche con cifre affrontabili.
Il problema principale è poi quello dell'innovazione e della capacità di investimento.
Anche noi, anni fa, abbiamo abbandonato una linea di prodotti perché eravamo troppo piccoli per competere e richiedeva una quantità di investimenti fattibili solo con volumi che noi non raggiungevamo.
Ma l'innovazione, in molti settori, è (ancora) spesso più un problema di persone ed attitudine che di soldi. Le buone idee possono venire anche alla piccola azienda, e permetterle di crescere.
C'è poi l'opportunità, importante, di fare rete per chi produce sottosistemi, ma per quello mi darò ispirare successivamente.
Il tempo passa ma in fondo non cresciamo mai.
La crescita dimensionale delle aziende sembra essere il "must", siamo passati da piccolo è bello a "crescere, crescere".
Ma come da ragazzi abbiamo imparato che le dimensioni non sono tutto, dovremmo ricordarcene anche quando parliamo di aziende.
Grande o piccolo è relativo, posso fatturare 20 milioni ed essere piccolo e fatturare un milione ed essere grande.
Estremizzando se faccio pasta e fatturo 20 milioni di fronte a Barilla sono piccolo, se faccio 1 milione con il formaggio di fossa probabilmente sono grande (sparo a caso non ho idea del business totale del formaggio di fossa).
Questo per fare capire che le dimensioni piccole o grandi non sono significative, se non le rapportiamo al settore di appartenenza e che ci sono fior fiore di aziende "piccole" che magari fatturano tra i 5 e i 10 milioni e sono tra i leader mondiali del loro prodotto di nicchia.
Il problema della dimensione nasce quando il mercato mi richiede dei servizi di un certo tipo, che sono quelli standard del mio settore, e che per riuscire a finanziare devo spalmare su un fatturato adeguato al settore.
Per l'export è più un problema di mentalità e attitudine che di costi, per cominciare non servono cifre folli. Certo, se uno è un artigiano è difficile, ma se parliamo di aziende appena appena strutturate si può partire anche con cifre affrontabili.
Il problema principale è poi quello dell'innovazione e della capacità di investimento.
Anche noi, anni fa, abbiamo abbandonato una linea di prodotti perché eravamo troppo piccoli per competere e richiedeva una quantità di investimenti fattibili solo con volumi che noi non raggiungevamo.
Ma l'innovazione, in molti settori, è (ancora) spesso più un problema di persone ed attitudine che di soldi. Le buone idee possono venire anche alla piccola azienda, e permetterle di crescere.
C'è poi l'opportunità, importante, di fare rete per chi produce sottosistemi, ma per quello mi darò ispirare successivamente.
mercoledì 16 giugno 2010
Confusione
Secondo me ormai c'è un po' di confusione.
La mia impressione è che i padri costituenti con "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro." intendessero una cosa diversa da quello che pensa la gente.
Secondo me intendevano che la gente deve lavorare, magari in parte anche per lo sviluppo e il bene comune.
Oggi spesso si scambia il "lavoro" con l'avere uno stipendio e cercare di fare il meno possibile. Ci sono anche diversi libri di discreto successo in proposito.
Peccato che lo stipendio sia il corrispettivo del lavoro e della produttività, quindi se il lavoro non è produttivo e non si paga:
PS lo so che la produttività dipende anche dalle scelte aziendali ma l'esperienza mi dice che le persone in gamba e che sanno nuotare sono le prime che abbandonano le barche che fanno acqua.
La mia impressione è che i padri costituenti con "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro." intendessero una cosa diversa da quello che pensa la gente.
Secondo me intendevano che la gente deve lavorare, magari in parte anche per lo sviluppo e il bene comune.
Oggi spesso si scambia il "lavoro" con l'avere uno stipendio e cercare di fare il meno possibile. Ci sono anche diversi libri di discreto successo in proposito.
Peccato che lo stipendio sia il corrispettivo del lavoro e della produttività, quindi se il lavoro non è produttivo e non si paga:
- o nessuno misura e non si capisce bene chi paga
- o troviamo qualcun altro che con il suo lavoro compensa il nostro non lavoro
- o sul medio termine il nostro posto, non produttivo, sparirà
PS lo so che la produttività dipende anche dalle scelte aziendali ma l'esperienza mi dice che le persone in gamba e che sanno nuotare sono le prime che abbandonano le barche che fanno acqua.
martedì 15 giugno 2010
Controllo per chi?
Qualche giorno fa si discuteva su Friendfeed sui problemi per avviare una Srl, si parlava di capitale sociale.
Per inciso non ero d'accordo sul poterla fare con un capitale inferiore al minimo attuale (dovrebbe essere 10.000 Euro).
Ma uno dei grandi ostacoli per una capitalizzazione adeguata è il collegio sindacale.
In pratica o si porta il capitale ad una cifra veramente elevata, ma se si è nei dintorni della soglia non conviene.
Non conviene sia per un problema di costi (il collegio è relativamente caro per una PMI) sia perché comunque c'è un maggiore controllo, e, da quando sono aumentate le responsabilità dei sindaci, i controlli sono fatti seriamente e a volte possono essere visti come una rottura di scatole dall'imprenditore.
Secondo voi avere già un controllo in azienda serio porta un qualsiasi beneficio per l'azienda?
Pensate bene: nessuno.
Così come essere certificati per iso di qualità, ambiente, sicurezza non porta alcun beneficio all'azienda.
I controlli vanno fatti, è una cosa sacrosanta, anzi in Italia se ne fanno troppi di forma e pochi di sostanza, ma non sarebbe bene che chi ha già un controllo avesse un qualsiasi beneficio rispetto a chi non li ha? Anche solo per compensare i maggiori costi che sostiene per un controllo che è continuativo e non spot come quello delle istituzioni.
Il Collegio Sindacale poi è un limite alla crescita della capitalizzazione delle aziende in un momento in cui dovremmo favorire l'opposto.
E allora, che so, rendere deducibili completamente gli interessi passivi, le auto (responsabilizzando il collegio sulla inerenza), rendere più flessibili gli ammortamenti e cose di questo genere potrebbe essere una via.
PS lo so che il collegio, soprattutto nelle società pubbliche è un bel business. Non ho detto di abolirlo, ma di trovare una compensazione.
Per inciso non ero d'accordo sul poterla fare con un capitale inferiore al minimo attuale (dovrebbe essere 10.000 Euro).
Ma uno dei grandi ostacoli per una capitalizzazione adeguata è il collegio sindacale.
In pratica o si porta il capitale ad una cifra veramente elevata, ma se si è nei dintorni della soglia non conviene.
Non conviene sia per un problema di costi (il collegio è relativamente caro per una PMI) sia perché comunque c'è un maggiore controllo, e, da quando sono aumentate le responsabilità dei sindaci, i controlli sono fatti seriamente e a volte possono essere visti come una rottura di scatole dall'imprenditore.
Secondo voi avere già un controllo in azienda serio porta un qualsiasi beneficio per l'azienda?
Pensate bene: nessuno.
Così come essere certificati per iso di qualità, ambiente, sicurezza non porta alcun beneficio all'azienda.
I controlli vanno fatti, è una cosa sacrosanta, anzi in Italia se ne fanno troppi di forma e pochi di sostanza, ma non sarebbe bene che chi ha già un controllo avesse un qualsiasi beneficio rispetto a chi non li ha? Anche solo per compensare i maggiori costi che sostiene per un controllo che è continuativo e non spot come quello delle istituzioni.
Il Collegio Sindacale poi è un limite alla crescita della capitalizzazione delle aziende in un momento in cui dovremmo favorire l'opposto.
E allora, che so, rendere deducibili completamente gli interessi passivi, le auto (responsabilizzando il collegio sulla inerenza), rendere più flessibili gli ammortamenti e cose di questo genere potrebbe essere una via.
PS lo so che il collegio, soprattutto nelle società pubbliche è un bel business. Non ho detto di abolirlo, ma di trovare una compensazione.
domenica 13 giugno 2010
Quale Cina?
Come spesso accade quando si parla di qualcosa si tende a generalizzare.
Un po' come quando si dice che gli imprenditori evadono le tasse.
Sono affermazioni frutto da una parte del sentire comune o di "medie" tra le varie sfumature.
Ma il mondo, notoriamente, non è bianco o nero ed esistono infinite sfumature di grigio.
Per la Cina vale lo stesso discorso.
Esistono oggi tante Cina, come esistono, chi può negarlo, diverse Italia.
Nel mondo del business per quella che è la mia esperienza la Cina è molto simile all'Italia.
A fianco di aziende che sono cresciute e sono attori importanti sul mercato globale, con propri reparti di R&D, di progettazione, di marketing, organizzate come vere aziende esiste tutto un sottobosco che vive ai margini della legalità.
Per intenderci, aziende come l'ormai tristemente nota Foxconn sono quasi sicuro che non fanno copie, pagano poco, ma in modo allineato al mercato locale i dipendenti, ha una sua struttura.
E producono prodotti di buona qualità-
Poi ci sono migliaia di aziende del sottobosco che operano ai limiti (per non dire oltre) della legge.
Sono piccole aziende che schiavizzano i dipendenti, vivono di copie, di prodotti di pessima qualità, magari contenti materiali dannosi per la salute.
Non molto distante dall'Italia di un po' di anni fa, e per certi versi, in alcune zone, anche di quella di oggi.
Di quale Cina parliamo allora quando, come nei commenti di qualche recente post si accusano gli imprenditori italiani di non voler accettare la concorrenza?
Dai dati che ho produrre con qualità comparabile alla nostra costa, in Cina, tra il 30 e il 40% in meno (almeno nel metalmeccanico) che, intendiamoci, è moltissimo.
Ma ben lontano da quell'80% in meno che a volte si vede sul mercato.
Il problema di noi piccoli è che come concorrenti ci troviamo questi piccoli fuorilegge, non le aziende serie ed organizzate.
Ed è questo che ci fa alterare.
Ma vale non solo per le aziende cinesi. Chi lavora non in regola in Italia, parimenti, ci fa concorrenza sleale.
Noi la nostra parte la facciamo, e se non la facciamo il mercato ci punirà.
Ma vorremmo competere senza trucchi.
Un po' come quando si dice che gli imprenditori evadono le tasse.
Sono affermazioni frutto da una parte del sentire comune o di "medie" tra le varie sfumature.
Ma il mondo, notoriamente, non è bianco o nero ed esistono infinite sfumature di grigio.
Per la Cina vale lo stesso discorso.
Esistono oggi tante Cina, come esistono, chi può negarlo, diverse Italia.
Nel mondo del business per quella che è la mia esperienza la Cina è molto simile all'Italia.
A fianco di aziende che sono cresciute e sono attori importanti sul mercato globale, con propri reparti di R&D, di progettazione, di marketing, organizzate come vere aziende esiste tutto un sottobosco che vive ai margini della legalità.
Per intenderci, aziende come l'ormai tristemente nota Foxconn sono quasi sicuro che non fanno copie, pagano poco, ma in modo allineato al mercato locale i dipendenti, ha una sua struttura.
E producono prodotti di buona qualità-
Poi ci sono migliaia di aziende del sottobosco che operano ai limiti (per non dire oltre) della legge.
Sono piccole aziende che schiavizzano i dipendenti, vivono di copie, di prodotti di pessima qualità, magari contenti materiali dannosi per la salute.
Non molto distante dall'Italia di un po' di anni fa, e per certi versi, in alcune zone, anche di quella di oggi.
Di quale Cina parliamo allora quando, come nei commenti di qualche recente post si accusano gli imprenditori italiani di non voler accettare la concorrenza?
Dai dati che ho produrre con qualità comparabile alla nostra costa, in Cina, tra il 30 e il 40% in meno (almeno nel metalmeccanico) che, intendiamoci, è moltissimo.
Ma ben lontano da quell'80% in meno che a volte si vede sul mercato.
Il problema di noi piccoli è che come concorrenti ci troviamo questi piccoli fuorilegge, non le aziende serie ed organizzate.
Ed è questo che ci fa alterare.
Ma vale non solo per le aziende cinesi. Chi lavora non in regola in Italia, parimenti, ci fa concorrenza sleale.
Noi la nostra parte la facciamo, e se non la facciamo il mercato ci punirà.
Ma vorremmo competere senza trucchi.
venerdì 11 giugno 2010
Trolling
La voglia di mettere la registrazione per commentare è forte.
Ma resisto.
Però fatemi un favore personale, inventatevi uno pseudonimo e firmate, anche Alan Ford, Paperoga o Gastone va bene. Spesso non partecipo ai commenti perché c'è una fila di anonimi e basta.
Ma resisto.
Però fatemi un favore personale, inventatevi uno pseudonimo e firmate, anche Alan Ford, Paperoga o Gastone va bene. Spesso non partecipo ai commenti perché c'è una fila di anonimi e basta.
Fai ciao ciao con la manina
Mi sono definitivamente stufato.
Stufato di leggere che la principale occupazione del Governo (oltre a rubare, naturalmente) è quella di difendere gli interessi personali del Presidente del Consiglio, dei ladrones che lo circondano, di gente che ormai si pensa intoccabile.
Il mondo sta collassando e il pensiero in Italia è porre la fiducia per le intercettazioni?
Ci avevo sperato, per un momento, tanti anni fa. Che un po' di liberismo potesse arrivare in Italia.
Finita l'illusione un opposizione anti-industriale e incapace mi faceva turare il naso e immaginare fosse il male minore.
Adesso basta però, qui non è più questione di turarsi il naso, la cacca è ben sopra il naso ed è impossibile difendersi.
Egregio Presidente del Consiglio se fare politica (che è l'arte di mediare e studiare scenari) non le piace, si levi dalle palle e torni a comandare nella sua azienda.
Anzi, facciamo una cosa, si levi dalle scatole e basta che ogni giorno che passa Lei e i quaqquaraquà che la circondano sta facendo di tutto per confermare tutto il male che si dice di Lei.
Stufato di leggere che la principale occupazione del Governo (oltre a rubare, naturalmente) è quella di difendere gli interessi personali del Presidente del Consiglio, dei ladrones che lo circondano, di gente che ormai si pensa intoccabile.
Il mondo sta collassando e il pensiero in Italia è porre la fiducia per le intercettazioni?
Ci avevo sperato, per un momento, tanti anni fa. Che un po' di liberismo potesse arrivare in Italia.
Finita l'illusione un opposizione anti-industriale e incapace mi faceva turare il naso e immaginare fosse il male minore.
Adesso basta però, qui non è più questione di turarsi il naso, la cacca è ben sopra il naso ed è impossibile difendersi.
Egregio Presidente del Consiglio se fare politica (che è l'arte di mediare e studiare scenari) non le piace, si levi dalle palle e torni a comandare nella sua azienda.
Anzi, facciamo una cosa, si levi dalle scatole e basta che ogni giorno che passa Lei e i quaqquaraquà che la circondano sta facendo di tutto per confermare tutto il male che si dice di Lei.
martedì 1 giugno 2010
Modelli di business
Questa notizia dà l'idea di cosa si muove nel mondo della tecnologia oggi.
So già cosa pensate, eccolo qui un altro che parla dell'iPad. Non sono molto interessato all'oggetto ma al modello di business.
Credo che pur con le dovute proporzioni certi esempi dovrebbero fare pensare anche il piccolo artigiano.
Quale è oggi il business di Apple?
Secondo me i servizi, anzi è una media company che vende contenuti (quante apps per ogni ipad? moltiplicato milioni).
Così come Google, che si sta trasformando (se non lo è già) nella più grande media company globale.
L'hardware è solo una parte del business.
Apple credo sia oggi il più grande distributore globale di musica attraverso Itunes.
Con l'iPhone, e ancora più con l'iPad, diventerà probabilmente il più grosso distributore globale di software.
E se volete vendere musica e/o software e/o pubblicità/servizi (altro non sono le apps delle aziende) sarà difficile fare a meno del più grande distributore già presente a livello globale.
Perché non è venuto in mente a una vecchia media company di fare un grande, efficiente, motore di ricerca? Anche solo delle news.
Perché il loro ciclo produttivo era consolidato, codificato, di successo per decine di anni, basato su schiere di giornalisti e sulla carta.
Come la maggior parte dei dinosauri hanno guardato con sufficienza e fastidio quelle tarme che piano piano sembravano cibarsi degli avanzi. E quando si sono accorti che stavano mangiandogli le basi sulle quali erano poggiati era tardi.
E come i dinosauri, grossi, lenti, con i loro enormi corpi o sapranno evolversi in qualcosa di più adattabile, veloce, snello o si estingueranno.
Anche se si agitano per proteggere il loro business nel solito modo antico.
Sembrava impossibile eh?
E come fanno business Google e Apple? Con numeri enormi, grandissimi, quote di mercato da monopolista (ma per colpa degli altri) e prezzi bassissimi.
Nessuno pensa a come risparmiare piratando una app da 79 centesimi o due euro, è più lo sforzo del risultato.
E la canzone che ti piace che costa solo 1 euro la prendi anche d'istinto se sei un utilizzatore saltuario, piuttosto che sbatterti fra mille siti pirata o cercare l'amico che te la può dare.
A maggiore ragione se sei già collegato ad itunes per le apps.
Perché queste cose servono anche all'artigiano?
Perché evidenziano intanto che per chi ha idee buone lo spazio c'è sempre. E che può (ma non per forza deve) essere globale.
Perché dimostra che oggi conta più il servizio dell'hardware, e l'artigiano è il re del servizio. Cos'è la personalizzazione, la fuoriserie, se non l'apoteosi del servizio con un prodotto mio e solo mio?
Ma c'è anche lo spazio per l'hardware sei contenuti sono adeguati.
Vendibile tra l'altro ad un prezzo molto più elevato dei concorrenti.
Ma ci vuole design, interfaccia, marketing, poi un ottimo buzz e un sacco di evangelisti in giro.
Perché non posso diventare la Apple dei piastrellisti del mio quartiere?
Offrendo un servizio diverso, più accurato rispetto ai miei concorrenti, ad esempio con un accordo con una agenzia di pulizie e lasciando la casa lustra invece di un cesso dopo il lavoro (lo so che costa, ma state ricadendo nel modello attento ai costi e non ai servizi).
Il problema è sempre lo stesso. Pensare in grande, pensiero laterale per non farsi trascinare dalle prassi consolidate. E coraggio, tanto coraggio.
Se poi c'è un leader carismatico e visionario il mondo può essere vostro.
E non è vero che in Italia non ci sono le condizioni per una Apple o una Microsoft. Non ci sono le condizioni mentali, probabilmente. Perché siamo così occupati a guardarci l'ombelico e a lamentarci che non vediamo il treno che passa.
So già cosa pensate, eccolo qui un altro che parla dell'iPad. Non sono molto interessato all'oggetto ma al modello di business.
Credo che pur con le dovute proporzioni certi esempi dovrebbero fare pensare anche il piccolo artigiano.
Quale è oggi il business di Apple?
Secondo me i servizi, anzi è una media company che vende contenuti (quante apps per ogni ipad? moltiplicato milioni).
Così come Google, che si sta trasformando (se non lo è già) nella più grande media company globale.
L'hardware è solo una parte del business.
Apple credo sia oggi il più grande distributore globale di musica attraverso Itunes.
Con l'iPhone, e ancora più con l'iPad, diventerà probabilmente il più grosso distributore globale di software.
E se volete vendere musica e/o software e/o pubblicità/servizi (altro non sono le apps delle aziende) sarà difficile fare a meno del più grande distributore già presente a livello globale.
Perché non è venuto in mente a una vecchia media company di fare un grande, efficiente, motore di ricerca? Anche solo delle news.
Perché il loro ciclo produttivo era consolidato, codificato, di successo per decine di anni, basato su schiere di giornalisti e sulla carta.
Come la maggior parte dei dinosauri hanno guardato con sufficienza e fastidio quelle tarme che piano piano sembravano cibarsi degli avanzi. E quando si sono accorti che stavano mangiandogli le basi sulle quali erano poggiati era tardi.
E come i dinosauri, grossi, lenti, con i loro enormi corpi o sapranno evolversi in qualcosa di più adattabile, veloce, snello o si estingueranno.
Anche se si agitano per proteggere il loro business nel solito modo antico.
Sembrava impossibile eh?
E come fanno business Google e Apple? Con numeri enormi, grandissimi, quote di mercato da monopolista (ma per colpa degli altri) e prezzi bassissimi.
Nessuno pensa a come risparmiare piratando una app da 79 centesimi o due euro, è più lo sforzo del risultato.
E la canzone che ti piace che costa solo 1 euro la prendi anche d'istinto se sei un utilizzatore saltuario, piuttosto che sbatterti fra mille siti pirata o cercare l'amico che te la può dare.
A maggiore ragione se sei già collegato ad itunes per le apps.
Perché queste cose servono anche all'artigiano?
Perché evidenziano intanto che per chi ha idee buone lo spazio c'è sempre. E che può (ma non per forza deve) essere globale.
Perché dimostra che oggi conta più il servizio dell'hardware, e l'artigiano è il re del servizio. Cos'è la personalizzazione, la fuoriserie, se non l'apoteosi del servizio con un prodotto mio e solo mio?
Ma c'è anche lo spazio per l'hardware sei contenuti sono adeguati.
Vendibile tra l'altro ad un prezzo molto più elevato dei concorrenti.
Ma ci vuole design, interfaccia, marketing, poi un ottimo buzz e un sacco di evangelisti in giro.
Perché non posso diventare la Apple dei piastrellisti del mio quartiere?
Offrendo un servizio diverso, più accurato rispetto ai miei concorrenti, ad esempio con un accordo con una agenzia di pulizie e lasciando la casa lustra invece di un cesso dopo il lavoro (lo so che costa, ma state ricadendo nel modello attento ai costi e non ai servizi).
Il problema è sempre lo stesso. Pensare in grande, pensiero laterale per non farsi trascinare dalle prassi consolidate. E coraggio, tanto coraggio.
Se poi c'è un leader carismatico e visionario il mondo può essere vostro.
E non è vero che in Italia non ci sono le condizioni per una Apple o una Microsoft. Non ci sono le condizioni mentali, probabilmente. Perché siamo così occupati a guardarci l'ombelico e a lamentarci che non vediamo il treno che passa.
lunedì 31 maggio 2010
Facile profeta
Da tempo sostengo: per quanto tempo gli ex contadini cinesi si accontenteranno di uno stipendio da fame?
La mia teoria era che con la facilità di comunicazione di oggi e con l'ambiente che c'è in fabbrica (pettegolo) anche là dove ci sono le dittature, prima o poi l'ex contadino pagato qualche decina di dollari al mese avrebbe saputo che il manager europeo prendeva quasi centinaia di volte in più. E anche l'operaio specializzato cinese lì di fianco guadagna molto molto di più.
E avrebbe saputo quanto erano gli stipendi in Europa e USA.
Quindi avrebbe cominciato a alzare la testa.
Tenete conto che è vero che in campagna guadagnano meno, ma con il lavoro in campagna il cibo non ti manca. E di solito la casa (o baracca) per vivere ce l'hai.
In città lavorando in fabbrica hai molte più spese.
Sono di questi giorni le notizie di scioperi e rivendicazioni in diverse fabbriche cinesi.
Certo, ci vorranno decenni prima che raggiungano i nostri stipendi, ma intanto la "fabbrica del mondo" comincia a diventare più cara.
La mia teoria era che con la facilità di comunicazione di oggi e con l'ambiente che c'è in fabbrica (pettegolo) anche là dove ci sono le dittature, prima o poi l'ex contadino pagato qualche decina di dollari al mese avrebbe saputo che il manager europeo prendeva quasi centinaia di volte in più. E anche l'operaio specializzato cinese lì di fianco guadagna molto molto di più.
E avrebbe saputo quanto erano gli stipendi in Europa e USA.
Quindi avrebbe cominciato a alzare la testa.
Tenete conto che è vero che in campagna guadagnano meno, ma con il lavoro in campagna il cibo non ti manca. E di solito la casa (o baracca) per vivere ce l'hai.
In città lavorando in fabbrica hai molte più spese.
Sono di questi giorni le notizie di scioperi e rivendicazioni in diverse fabbriche cinesi.
Certo, ci vorranno decenni prima che raggiungano i nostri stipendi, ma intanto la "fabbrica del mondo" comincia a diventare più cara.
giovedì 20 maggio 2010
Tengo famiglia
Anche i sindacalisti tengono famiglia. In particolare figli.
E allora quando è il momento ti telefonano per raccomandarlo.
As usual, vizi privati e (finte) pubbliche virtù.
E allora quando è il momento ti telefonano per raccomandarlo.
As usual, vizi privati e (finte) pubbliche virtù.
venerdì 14 maggio 2010
Incompetenti inamovibili
A volte certe persone salvano il proprio posto grazie alla paura di chi li ha scelti e messi lì di rimuoverli e dimostrare che aveva sbagliato a sceglierli.
giovedì 13 maggio 2010
E' pronto il bilancio?
Salve, è pronto il bilancio? Avete cominciato a darlo alle banche?
E' un periodo di stallo, le banche aspettano i bilanci per decidere, le imprese (ivi comprese aziende del calibro di Telecom) prendono ogni scusa per rinviare la presentazione dei dati poco brillanti del 2009.
Eppure è nei momenti di difficoltà che la trasparenza deve aumentare. Potete anche fingere che il lavoro con la banca è diminuito perché avete canalizzato altrove, ma la bugia dura lo spazio di un'occhiata alla vostra centrale rischi.
E' il momento di presentare il bilancio il più presto possibile, nella massima trasparenza, indicando cosa è successo, fornendo dati di supporto e di settore (magari siete calati meno del settore di riferimento).
Presentando il piano di lavoro per il prossimo periodo, idee ed investimenti, nuovi mercati, prodotti, ristrutturazioni, ottimizzazioni.
La cosa peggiore che potete comunicare in questo momento è "aspettiamo che passi".
Dovete essere proattivi e non passivi, far vedere che avete il polso della situazione.
Imparate a memoria il bilancio nei dettagli, incontrate i bancari e illustratelo minuziosamente, preparate delle relazioni da presentare (se non volete metterle nel bilancio che è pubblico) con statistiche, mercati, margini, progetti.
Ma soprattutto date l'idea di sapere cosa state facendo, anche barando, anche se brancolate nel buio.
Cercate di infiocchettare con una veste grafica decente dei brutti dati, anche quello conta.
E il primo che risponde su cose gestionali "non so devo chiedere al commercialista" è morto.
Ma, vi prego, fate avere i dati alle vostre banche. Altrimenti la frase "sto aspettando una risposta dalla direzione" ve la sognerete anche di notte.
I dati sono brutti? Guardate che non sono vino di pregio che lasciandoli lì migliorano.
PS E già che ci siete ditegli come è andato il primo trimestre.
E' un periodo di stallo, le banche aspettano i bilanci per decidere, le imprese (ivi comprese aziende del calibro di Telecom) prendono ogni scusa per rinviare la presentazione dei dati poco brillanti del 2009.
Eppure è nei momenti di difficoltà che la trasparenza deve aumentare. Potete anche fingere che il lavoro con la banca è diminuito perché avete canalizzato altrove, ma la bugia dura lo spazio di un'occhiata alla vostra centrale rischi.
E' il momento di presentare il bilancio il più presto possibile, nella massima trasparenza, indicando cosa è successo, fornendo dati di supporto e di settore (magari siete calati meno del settore di riferimento).
Presentando il piano di lavoro per il prossimo periodo, idee ed investimenti, nuovi mercati, prodotti, ristrutturazioni, ottimizzazioni.
La cosa peggiore che potete comunicare in questo momento è "aspettiamo che passi".
Dovete essere proattivi e non passivi, far vedere che avete il polso della situazione.
Imparate a memoria il bilancio nei dettagli, incontrate i bancari e illustratelo minuziosamente, preparate delle relazioni da presentare (se non volete metterle nel bilancio che è pubblico) con statistiche, mercati, margini, progetti.
Ma soprattutto date l'idea di sapere cosa state facendo, anche barando, anche se brancolate nel buio.
Cercate di infiocchettare con una veste grafica decente dei brutti dati, anche quello conta.
E il primo che risponde su cose gestionali "non so devo chiedere al commercialista" è morto.
Ma, vi prego, fate avere i dati alle vostre banche. Altrimenti la frase "sto aspettando una risposta dalla direzione" ve la sognerete anche di notte.
I dati sono brutti? Guardate che non sono vino di pregio che lasciandoli lì migliorano.
PS E già che ci siete ditegli come è andato il primo trimestre.
mercoledì 12 maggio 2010
Outsourcing
Ci sono volte nelle quali forse è meglio non essere in outsourcing.
Tralascio le scelte di tutto flash (che o si mette d'accordo con Apple o sparisce con l'arrivo di oPad) o il tipo di comunicazione.
Ma che una delle maggiori aziende alimentari mondiali, la Ferrero, che macina utili a manetta, per colpa della solita agenzia (mi auguro siano almeno dei cantinari) col suo prodotto di punta, la Nutella, esca con delle foto con sopra il watermark dell'agenzia di vendita foto è inaccettabile.
Sembra lo sprovveduto che fa fare il sito da un amico di suo cuggino che "se ne intende di computer" e rubacchia foto qui e là.
Ok che la pubblicità è finta, ma proprio andare on line con le allegre famigliole di istockphoto con su pure il watermark mi pare veramente una epic fail.
Tralasciando poi i commenti scritti dagli stagisti dell'agenzia per riempire il muro.
E sono ore che è su così.
Se lo fai in casa in un avvenimento del genere frusti i tuoi e dopo poco correggi, in outsourcing magari la persona che ha in mano il tutto oggi è in ferie, o chissà e rischi di farti prendere in giro dal web tutto.
A meno che non fosse per attirare traffico.
Un po' come Pannella che siccome è un po' che nessuno se lo fila (i Radicali non vincono neppure contro nessuno) "rivela" che andava anche con gli uomini.
Contenti loro alla Ferrero di fare traffico in questo modo...
O forse sono io che conosco troppo il web e sono più "avanti" dell'utente medio.
giovedì 6 maggio 2010
Non ci crede nessuno
Caro Presidente Berlusconi
cortesemente la smetta di urlare al complotto.
Non ci crede nessuno, davvero., a
Alla notizia che un politico (per me indifferentemente dal lato politico altri hanno pure il pregiudizio sul Pdl) ruba noi cittadini siamo naturalmente portati a pensare che sia vero.
Ci sarà una ragione no?
Evidentemente la nostra esperienza di ogni giorno ci porta a vedere a tutti i livelli della pubblica amministrazione troppi che ne fanno un trampolino di lancio delle proprie ambizioni o finanze più che un servizio civile.
Evidentemente a troppi è capitato di dover aiutare certe cose che magari sarebbero dovute.
Evidentemente troppi hanno visto personaggi entrati in politica il cui tenore di vita improvvisamente lievitava senza spiegazioni.
Mi lasci dire che non può essere un complotto di oggi l'acquisto di una casa, con relativa documentazione bancaria, di sei anni fa.
E che nessuno crede a un politico che compera, da privati, qualcosa ad un terzo del suo valore. Almeno i vecchi politici quelle operazioni le facevano con enti pubblici come l'INPS e rubavano direttamente a noi. Poco elegante ma meglio delle tangenti.
Non è un complotto, sono le persone che le stanno attorno, la politica, in grande parte della piramide dal centro al più piccolo paesino sperduto, che è marcia.
Si è perso il senso della misura, quello dello stato ormai è disperso per molti da decenni.
E chi fa politica pensa di vivere in un una specie di area riservata e protetta dove tutto è permesso, a partire dalle piccole cose come il parcheggio in divieto di sosta. Un nulla?
Certo ma è dalle piccole cose che si parte col senso civico, non gettare cose per terra, non parcheggiare come ci pare, non avere l'auto blu che sfreccia nel traffico a 200 all'ora impunemente, insomma rispettare le piccole regole di educazione e convivenza quotidiana.
Dalle piccole cose nascono le basi per le cose importanti.
Smetta di gridare "al complotto" e mandi via a calci in culo certe mezze tacche pure ladri.
Così salta il sistema dice?
Ma Lei non era quello che doveva modernizzare e far saltare il sistema della politica dei politici?
O dobbiamo allora immaginare che abbiamo fatto saltare il sistema della politica fatta dai politici per trovarci con la politica fatta dai ladri?
Con i migliori saluti da parte di una persona che non ha smesso di sperare che esista un mondo migliore di quello che ogni giorno vede.
cortesemente la smetta di urlare al complotto.
Non ci crede nessuno, davvero.
Alla notizia che un politico (per me indifferentemente dal lato politico altri hanno pure il pregiudizio sul Pdl) ruba noi cittadini siamo naturalmente portati a pensare che sia vero.
Ci sarà una ragione no?
Evidentemente la nostra esperienza di ogni giorno ci porta a vedere a tutti i livelli della pubblica amministrazione troppi che ne fanno un trampolino di lancio delle proprie ambizioni o finanze più che un servizio civile.
Evidentemente a troppi è capitato di dover aiutare certe cose che magari sarebbero dovute.
Evidentemente troppi hanno visto personaggi entrati in politica il cui tenore di vita improvvisamente lievitava senza spiegazioni.
Mi lasci dire che non può essere un complotto di oggi l'acquisto di una casa, con relativa documentazione bancaria, di sei anni fa.
E che nessuno crede a un politico che compera, da privati, qualcosa ad un terzo del suo valore. Almeno i vecchi politici quelle operazioni le facevano con enti pubblici come l'INPS e rubavano direttamente a noi. Poco elegante ma meglio delle tangenti.
Non è un complotto, sono le persone che le stanno attorno, la politica, in grande parte della piramide dal centro al più piccolo paesino sperduto, che è marcia.
Si è perso il senso della misura, quello dello stato ormai è disperso per molti da decenni.
E chi fa politica pensa di vivere in un una specie di area riservata e protetta dove tutto è permesso, a partire dalle piccole cose come il parcheggio in divieto di sosta. Un nulla?
Certo ma è dalle piccole cose che si parte col senso civico, non gettare cose per terra, non parcheggiare come ci pare, non avere l'auto blu che sfreccia nel traffico a 200 all'ora impunemente, insomma rispettare le piccole regole di educazione e convivenza quotidiana.
Dalle piccole cose nascono le basi per le cose importanti.
Smetta di gridare "al complotto" e mandi via a calci in culo certe mezze tacche pure ladri.
Così salta il sistema dice?
Ma Lei non era quello che doveva modernizzare e far saltare il sistema della politica dei politici?
O dobbiamo allora immaginare che abbiamo fatto saltare il sistema della politica fatta dai politici per trovarci con la politica fatta dai ladri?
Con i migliori saluti da parte di una persona che non ha smesso di sperare che esista un mondo migliore di quello che ogni giorno vede.
lunedì 3 maggio 2010
Non siamo noi
Sono loro.
Già ho una certa insofferenza per quando mi trovo le auto dietro con il lampeggiante che mi fanno i fari per sorpassarmi in autostrada, ho capito che avete fretta, anch'io.
E tra l'altro io ho una macchina più adatta (e certamente meglio mantenuta) per andare ad alta velocità di quei cessi di auto coreane che spesso hanno le scorte.
Ma poi leggere che gli autisti di auto blu non perdono i punti per infrazioni commesse durante il lavoro fa capire che ormai hanno perso la testa.
Che la legge è uguale per chi non può.
E poi ci si lamenta che il popolo non ha fiducia nella politica.
Al rogo, dov'è il nostro Roberspierre?
Quando poi penso che in molti paesi i politici vanno "al lavoro" in autobus come chiunque!
Già ho una certa insofferenza per quando mi trovo le auto dietro con il lampeggiante che mi fanno i fari per sorpassarmi in autostrada, ho capito che avete fretta, anch'io.
E tra l'altro io ho una macchina più adatta (e certamente meglio mantenuta) per andare ad alta velocità di quei cessi di auto coreane che spesso hanno le scorte.
Ma poi leggere che gli autisti di auto blu non perdono i punti per infrazioni commesse durante il lavoro fa capire che ormai hanno perso la testa.
Che la legge è uguale per chi non può.
E poi ci si lamenta che il popolo non ha fiducia nella politica.
Al rogo, dov'è il nostro Roberspierre?
Quando poi penso che in molti paesi i politici vanno "al lavoro" in autobus come chiunque!
domenica 2 maggio 2010
Pensierino della sera
Ma com'è che alla fine uno che si è sempre considerato un outsider "contro" il sistema e si è sempre vantato di cercare di pensare con la sua testa e non farsi abbindolare dai luoghi comuni, si ritrova a fare ragionamenti da vecchio trombone?
Forse che oggi il ricordare i valori di educazione e rispetto sono qualcosa contro il "sistema" e la moda del momento?
Triste però eh.
Forse che oggi il ricordare i valori di educazione e rispetto sono qualcosa contro il "sistema" e la moda del momento?
Triste però eh.
Inguaribile moralista
Nel mio post su Scajola (che sta perdendo una buona occasione per sparire in silenzio) un lettore mi scrive " Per ciò che riguarda il prezzo d'acquisto e dichiarato la trovo una polemica sterile... E' stata, almeno fino a tre anni fa più o meno, prassi comune la differenza tra prezzo di mercato e prezzo dichiarato...".
Vedete, io lo so che sono un inguaribile moralista, ma mi aspetto da un ministro della repubblica che faccia le cose seguendo la legge, non la prassi comune.
In Italia è prassi comune evadere le tasse, è allora accettabile che io lo faccia?
Vedete, secondo un inguaribile moralista come me, è proprio questo accettare le prassi comuni che vanno contro la legge che ci sta portando al decadimento morale.
Lo so, sono antico, ma faccio ancora parte di una generazione per la quale il rispetto della legge, il rispetto verso gli anziani, gli insegnati e l'autorità, un linguaggio non sguaiato, un minimo di educazione fanno parte dei valori da applicare e cercare di trasmettere ai figli.
Tempo perso? Certo, forse si.
Più comodo lasciar correre, cercare il tutto e subito.
Ma se non vogliamo neppure fare un piccolo sforzo educativo poi non lamentiamoci del decadimento sociale che contribuiamo ad alimentare.
Vedete, io lo so che sono un inguaribile moralista, ma mi aspetto da un ministro della repubblica che faccia le cose seguendo la legge, non la prassi comune.
In Italia è prassi comune evadere le tasse, è allora accettabile che io lo faccia?
Vedete, secondo un inguaribile moralista come me, è proprio questo accettare le prassi comuni che vanno contro la legge che ci sta portando al decadimento morale.
Lo so, sono antico, ma faccio ancora parte di una generazione per la quale il rispetto della legge, il rispetto verso gli anziani, gli insegnati e l'autorità, un linguaggio non sguaiato, un minimo di educazione fanno parte dei valori da applicare e cercare di trasmettere ai figli.
Tempo perso? Certo, forse si.
Più comodo lasciar correre, cercare il tutto e subito.
Ma se non vogliamo neppure fare un piccolo sforzo educativo poi non lamentiamoci del decadimento sociale che contribuiamo ad alimentare.
venerdì 30 aprile 2010
Imprenditore = ottimista
Questo blog, nato come finanziario evolutosi in economico, con spruzzate di diario è pur sempre tenuto da uno che fa l'imprenditore.
Che fa dell'ottimismo il motore della sua vita (se non si crede al futuro non si investe e non si fa impresa).
Che scrive come slogan (credendoci fortemente) che ognuno è il costruttore del suo futuro.
Che spera di trasmettere l'idea che lottare si deve e cambiare si può, anche partendo dalle piccole cose.
Che ultimamente (per sua colpa come da concetti espressi) è un po' disperso perché il periodo personale non è dei migliori.
Che scrive meno di certe cose perché oggi le cose che scriveva qui le dice e porta colà dove qualcosina si puote.
Vabbé un sacco di pirlate, il concetto che volevo esprimere è:
perché questo blog è diventato un ricettacolo di commentatori pessimisti e negativi?
Non sono bravo io a scrivere?
Appaio più pessimista di quanto io penso?
Perché è un periodo di merda e non ce la si sente di essere ottimisti?
Perché la politica ci ha rotto le palle e vediamo che nulla cambia?
Perché il lamentarsi è uno degli sport nazionali?
Perché io stesso avevo detto che questo blog è uno sfogatoio?
Ve lo dico ufficialmente i disfattisti senza proposte a me stanno pure un po' sulle palle.
E sono e resto ottimista e convinto che gli spazi ci siano.
C'è sempre qualcuno che sta facendo i soldi.
Certo occorrono coraggio, voglia di mettersi in gioco, di lavorare e di fare, apertura mentale e non aspettarsi che la fortuna sia a 100 metri da casa perché io voglio lavorare vicino a casa e a mezzogiorno tornare a casa a mangiare.
Post-edit: sono un liberista e lascio tutto aperto ma cazzo, quando commentate mettete almeno un qualsiasi pseudonimo che poi non si capisce una mazza.
Che fa dell'ottimismo il motore della sua vita (se non si crede al futuro non si investe e non si fa impresa).
Che scrive come slogan (credendoci fortemente) che ognuno è il costruttore del suo futuro.
Che spera di trasmettere l'idea che lottare si deve e cambiare si può, anche partendo dalle piccole cose.
Che ultimamente (per sua colpa come da concetti espressi) è un po' disperso perché il periodo personale non è dei migliori.
Che scrive meno di certe cose perché oggi le cose che scriveva qui le dice e porta colà dove qualcosina si puote.
Vabbé un sacco di pirlate, il concetto che volevo esprimere è:
perché questo blog è diventato un ricettacolo di commentatori pessimisti e negativi?
Non sono bravo io a scrivere?
Appaio più pessimista di quanto io penso?
Perché è un periodo di merda e non ce la si sente di essere ottimisti?
Perché la politica ci ha rotto le palle e vediamo che nulla cambia?
Perché il lamentarsi è uno degli sport nazionali?
Perché io stesso avevo detto che questo blog è uno sfogatoio?
Ve lo dico ufficialmente i disfattisti senza proposte a me stanno pure un po' sulle palle.
E sono e resto ottimista e convinto che gli spazi ci siano.
C'è sempre qualcuno che sta facendo i soldi.
Certo occorrono coraggio, voglia di mettersi in gioco, di lavorare e di fare, apertura mentale e non aspettarsi che la fortuna sia a 100 metri da casa perché io voglio lavorare vicino a casa e a mezzogiorno tornare a casa a mangiare.
Post-edit: sono un liberista e lascio tutto aperto ma cazzo, quando commentate mettete almeno un qualsiasi pseudonimo che poi non si capisce una mazza.
Era una buona occasione
Mi chiedo perché Berlusconi abbia respinto le dimissioni di Scajola.
Ho notoriamente rispetto zero per questo ministro della repubblica (purtroppo tra l'altro appioppatoci all'industria).
Era l'occasione buona per toglierci dalle scatole un incompetente, incontinente (ricordate i commenti su Biagi), borioso.
Pure così scemo tra l'altro (ma probabilmente è il delirio di onnipotenza) da farsi pagare da altri il nero di un appartamento (se mi trovate un appartamento di quel tipo a 600.000 ditemelo che lo prendo subito) con assegni.
Neppure l'abc della corruzione sa.
Cià dai fora di bal.
Ho notoriamente rispetto zero per questo ministro della repubblica (purtroppo tra l'altro appioppatoci all'industria).
Era l'occasione buona per toglierci dalle scatole un incompetente, incontinente (ricordate i commenti su Biagi), borioso.
Pure così scemo tra l'altro (ma probabilmente è il delirio di onnipotenza) da farsi pagare da altri il nero di un appartamento (se mi trovate un appartamento di quel tipo a 600.000 ditemelo che lo prendo subito) con assegni.
Neppure l'abc della corruzione sa.
Cià dai fora di bal.
martedì 20 aprile 2010
Specchi
Il calcio è lo specchio dell'Italia.
Ormai non si fa più politica, si fa tifo.
Se una squadra avversaria italiana gioca contro una straniera si fa il tifo per gli stranieri.
Quelli del paesello qui di fianco non sono potenziali partner per fare rete ma nemici.
Se si perde la colpa è del presidente che non ha investito abbastanza, poi dell'allenatore, poi solo alla fine dei giocatori.
Se la squadra ha bisogno di soldi io cosa c'entro? Ci pensi il presidente o quei ricconi degli sponsor e degli imprenditori.
Sponsorizzo la squadra solo se fate giocare mio figlio.
Cosa c'entra se quello è più bravo a giocare, questo è il nipote del sindaco.
E si potrebbe continuare.
Ormai non si fa più politica, si fa tifo.
Se una squadra avversaria italiana gioca contro una straniera si fa il tifo per gli stranieri.
Quelli del paesello qui di fianco non sono potenziali partner per fare rete ma nemici.
Se si perde la colpa è del presidente che non ha investito abbastanza, poi dell'allenatore, poi solo alla fine dei giocatori.
Se la squadra ha bisogno di soldi io cosa c'entro? Ci pensi il presidente o quei ricconi degli sponsor e degli imprenditori.
Sponsorizzo la squadra solo se fate giocare mio figlio.
Cosa c'entra se quello è più bravo a giocare, questo è il nipote del sindaco.
E si potrebbe continuare.
mercoledì 7 aprile 2010
Quello che mi interessa
Ho sempre pensato che l'obbligatorietà della azione penale sia una foglia di fico comodissima per i magistrati per decidere cosa fare.
Ai tempi ebbi anche uno scambio vivace con uno dei magistrati di Tangentopoli sull'argomento (strano, non eravamo d'accordo).
Troppo forte la "tentazione" di perseguire reati immaginari partendo da indizi, basta una voce, in fondo.
Troppo forte assecondare i propri pregiudizi e cercare una conferma.
Non parlo solo di politica, so di PM molto aggressivi che sono partiti con indagini ad ampio raggio contro aziende, usando il solito metodo dell'arresto e dell'interruzione dell'attività.
Indagini che poi si sono chiuse con un nulla di fatto, addirittura senza arrivare ad alcun dibattimento perché il GIP ha detto che non c'era alcuna prova o fatto rilevante.
Intanto qualcuno magari si era fatto 15 giorni di galera con tutto lo strascico lavorativo e familiare che comporta. E il PM secondo voi ha subito qualche sanzione? Nessuna.
Abbiamo già un certo numero (pure troppe) di forze di sicurezza (carabinieri, finanza, polizia ecc) che si occupano di cercare i reati e tribunali intasati da una marea di cazzate (avete presente quante cause ci sono per liti condominiali?) e con tempi di risposta biblici.
Non sarebbe meglio che si lavorasse sui reati veri e sulle denunce vere piuttosto che sulle "notizie di reato" che come ognuno capisce vuol dir tutto e nulla e apre mille strade.
Però ammetto che non sono un tecnico e potrei aver scritto una marea di cazzate (più del solito, intendo)
Ai tempi ebbi anche uno scambio vivace con uno dei magistrati di Tangentopoli sull'argomento (strano, non eravamo d'accordo).
Troppo forte la "tentazione" di perseguire reati immaginari partendo da indizi, basta una voce, in fondo.
Troppo forte assecondare i propri pregiudizi e cercare una conferma.
Non parlo solo di politica, so di PM molto aggressivi che sono partiti con indagini ad ampio raggio contro aziende, usando il solito metodo dell'arresto e dell'interruzione dell'attività.
Indagini che poi si sono chiuse con un nulla di fatto, addirittura senza arrivare ad alcun dibattimento perché il GIP ha detto che non c'era alcuna prova o fatto rilevante.
Intanto qualcuno magari si era fatto 15 giorni di galera con tutto lo strascico lavorativo e familiare che comporta. E il PM secondo voi ha subito qualche sanzione? Nessuna.
Abbiamo già un certo numero (pure troppe) di forze di sicurezza (carabinieri, finanza, polizia ecc) che si occupano di cercare i reati e tribunali intasati da una marea di cazzate (avete presente quante cause ci sono per liti condominiali?) e con tempi di risposta biblici.
Non sarebbe meglio che si lavorasse sui reati veri e sulle denunce vere piuttosto che sulle "notizie di reato" che come ognuno capisce vuol dir tutto e nulla e apre mille strade.
Però ammetto che non sono un tecnico e potrei aver scritto una marea di cazzate (più del solito, intendo)
martedì 6 aprile 2010
Mezze tacche
In questo periodo pre e post elettorale mi sono spesso trovato a parlare di politica e di candidati.
Nella maggior parte dei casi si era concordi nel considerare di livello veramente infimo certi candidati.
Da pessimi (o cattivi) candidati nasce una pessima o cattiva politica amministrativa.
Se questo accade ci lamentiamo.
Vero, tutto vero, ma di chi è la colpa?
Alla fine è "nostra", mi si permetta con scarsa modestia di inserirmi tra quelli che si definiscono "classe dirigente".
Quanti di coloro che avrebbero le capacità e conoscenze di organizzazione, amministrazione, ottimizzazione delle risorse sono disponibili ad impegnarsi in politica?
Quanti sono disponibili a lasciare un lavoro ben pagato per un lavoro che (se fatto onestamente) soprattutto a livello locale non paga lontanamente l'impegno profuso?
Quanti sono disponibili a mollare la loro poltrona di potere per andare a discutere ore per rosicchiare un po' di possibilità per agire non per se stessi ma per il bene pubblico?
Quanti sono disponibili a rinunciare ad essere ricattabili per quel favore che ciascuno ha sempre bisogno dall'amministrazione locale?
Quanti sono disponibili ad imparare il nuovo mestiere di politico, schierandosi e facendosi dei nemici (spesso tra quelli che sono teoricamente gli amici)?
Quanti sono disposti a perdere sabati e domeniche per andare a premiare il vincitore della garetta locale?
Non molti vero?
Abbiamo cose più importanti da fare, mandare avanti un'azienda, ad esempio.
E lasciamo che altri gestiscano la cosa pubblica.
Altri che sono pensionati, dipendenti pubblici, sindacalisti (guardate gli elenchi dei consiglieri comunali della maggior parte dei centri medio piccoli) professionisti marginali che magari hanno esperienza politica ma poco di buona amministrazione e organizzazione.
Quando addirittura non siamo di fronte a persone che si mettono in politica con l'obiettivo principale di arrotondare le loro entrate il più possibile.
E se nei partiti comandano i mediocri sempre più si circonderanno di mediocri o ricattabili per non perdere potere.
Insomma se chi avrebbe le capacità si tira indietro non è inutile lamentarsi se poi la maggioranza di chi fa politica è uno scarto delle professioni, una mezza tacca, uno che non ha trovato nulla di meglio da fare nella vita?
E' una vita che lo dico, abbiamo i politici che meritiamo.
Nella maggior parte dei casi si era concordi nel considerare di livello veramente infimo certi candidati.
Da pessimi (o cattivi) candidati nasce una pessima o cattiva politica amministrativa.
Se questo accade ci lamentiamo.
Vero, tutto vero, ma di chi è la colpa?
Alla fine è "nostra", mi si permetta con scarsa modestia di inserirmi tra quelli che si definiscono "classe dirigente".
Quanti di coloro che avrebbero le capacità e conoscenze di organizzazione, amministrazione, ottimizzazione delle risorse sono disponibili ad impegnarsi in politica?
Quanti sono disponibili a lasciare un lavoro ben pagato per un lavoro che (se fatto onestamente) soprattutto a livello locale non paga lontanamente l'impegno profuso?
Quanti sono disponibili a mollare la loro poltrona di potere per andare a discutere ore per rosicchiare un po' di possibilità per agire non per se stessi ma per il bene pubblico?
Quanti sono disponibili a rinunciare ad essere ricattabili per quel favore che ciascuno ha sempre bisogno dall'amministrazione locale?
Quanti sono disponibili ad imparare il nuovo mestiere di politico, schierandosi e facendosi dei nemici (spesso tra quelli che sono teoricamente gli amici)?
Quanti sono disposti a perdere sabati e domeniche per andare a premiare il vincitore della garetta locale?
Non molti vero?
Abbiamo cose più importanti da fare, mandare avanti un'azienda, ad esempio.
E lasciamo che altri gestiscano la cosa pubblica.
Altri che sono pensionati, dipendenti pubblici, sindacalisti (guardate gli elenchi dei consiglieri comunali della maggior parte dei centri medio piccoli) professionisti marginali che magari hanno esperienza politica ma poco di buona amministrazione e organizzazione.
Quando addirittura non siamo di fronte a persone che si mettono in politica con l'obiettivo principale di arrotondare le loro entrate il più possibile.
E se nei partiti comandano i mediocri sempre più si circonderanno di mediocri o ricattabili per non perdere potere.
Insomma se chi avrebbe le capacità si tira indietro non è inutile lamentarsi se poi la maggioranza di chi fa politica è uno scarto delle professioni, una mezza tacca, uno che non ha trovato nulla di meglio da fare nella vita?
E' una vita che lo dico, abbiamo i politici che meritiamo.
domenica 28 marzo 2010
Visto dal basso
A volte stiamo tanto a riempirci di paroloni e a fare megamacroanalisi ma bastano poche parole.
Oggi ero ad un mercatino di quelli organizzati nelle città e nei paesi per cercare di ravvivare il centro.
Mi sono fermato ad un banchetto dove una combattiva signora abbastanza anziana vendeva i suoi formaggi.
Ne ho assaggiati un po' e comperati un paio, ma la signora insisteva per vendere la maggiore quantità di prodotti possibile.
Ridendo glielo ho fatto notare, dicendo che insisteva parecchio.
La signora mi ha detto: abbiamo fatto duecento chilometri per venire qui, abbiamo il magazzino di formaggi pieno e il fienile vuoto.
Andandomene riflettevo sulla semplicità della frase che illustra egregiamente la situazione di molti imprenditori in questo momento. E la signora non credo abbia studiato economia.
Oggi chi fa impresa si spinge sempre più lontano per vendere i propri prodotti (per un anziano delle alti valli scendere è un viaggio comparabile al per me andare a Mumbai) perché il magazzino è pieno di prodotti e manca di che nutrire la propria produzione; per una impresa la liquidità è pari al foraggio per un contadino, non a caso si dice "mettere fieno in cascina".
Purtroppo, a volte non basta spingersi lontano per cercare di vendere se poi non si ha una adeguata strategia.
Oggi ero ad un mercatino di quelli organizzati nelle città e nei paesi per cercare di ravvivare il centro.
Mi sono fermato ad un banchetto dove una combattiva signora abbastanza anziana vendeva i suoi formaggi.
Ne ho assaggiati un po' e comperati un paio, ma la signora insisteva per vendere la maggiore quantità di prodotti possibile.
Ridendo glielo ho fatto notare, dicendo che insisteva parecchio.
La signora mi ha detto: abbiamo fatto duecento chilometri per venire qui, abbiamo il magazzino di formaggi pieno e il fienile vuoto.
Andandomene riflettevo sulla semplicità della frase che illustra egregiamente la situazione di molti imprenditori in questo momento. E la signora non credo abbia studiato economia.
Oggi chi fa impresa si spinge sempre più lontano per vendere i propri prodotti (per un anziano delle alti valli scendere è un viaggio comparabile al per me andare a Mumbai) perché il magazzino è pieno di prodotti e manca di che nutrire la propria produzione; per una impresa la liquidità è pari al foraggio per un contadino, non a caso si dice "mettere fieno in cascina".
Purtroppo, a volte non basta spingersi lontano per cercare di vendere se poi non si ha una adeguata strategia.
mercoledì 24 marzo 2010
Per una volta
Per una volta i miei sforzi elettorali (unitamente ad altri amici) non sono stati vani.
Spero ci sia qualche lettore che ha votato Paola (anche fosse uno sarei contento).
Beh, Paola ha meritatamente vinto nei LinkedIn European Business Awards 2010 non solo la categoria Rising star ma tadaaaaaa, rullo di tamburi, anche il Best of the best.
Inutile dire che sono molto felice. A volte il merito e l'impegno pagano.
Spero ci sia qualche lettore che ha votato Paola (anche fosse uno sarei contento).
Beh, Paola ha meritatamente vinto nei LinkedIn European Business Awards 2010 non solo la categoria Rising star ma tadaaaaaa, rullo di tamburi, anche il Best of the best.
Inutile dire che sono molto felice. A volte il merito e l'impegno pagano.
La mela marcia
Per lungo tempo insieme a molti mi sono illuso che una Italia più integrata nell'Europa ci avrebbe aiutato a migliorare il nostro paese (e altri del sud Europa, intendiamoci).
Invece come accade nelle cassette di mele mi sa che prende il sopravvento la mela marcia, facendo marcire tutte le mele.
Gli scioperi che fioccano nelle linee aeree europee e gli ondeggiamenti sul come affrontare la crisi economica e Greca sono solo gli ultimi dei segnali di una Europa sempre più litigiosa, burocratica, incapace di una visione strategica di ampio respiro.
Di un continente fatto di caste dedite alla autodifesa al di là di ogni ragionevole vergogna.
Incapaci di pensare al bene comune.
Tutti a litigare per le fette e le briciole di una apple pie sempre più piccola e striminzita invece di pensare a come mettere su una bella produzione di apple pies in grado di sfamare tutti.
Mi sembra impossibile che siano tutti così ciechi. Per dividere bisogna avere qualcosa da dividere. O tutti veramente pensano che per loro e i loro amichetti ci sarà sempre qualcosa da dividere?
Invece come accade nelle cassette di mele mi sa che prende il sopravvento la mela marcia, facendo marcire tutte le mele.
Gli scioperi che fioccano nelle linee aeree europee e gli ondeggiamenti sul come affrontare la crisi economica e Greca sono solo gli ultimi dei segnali di una Europa sempre più litigiosa, burocratica, incapace di una visione strategica di ampio respiro.
Di un continente fatto di caste dedite alla autodifesa al di là di ogni ragionevole vergogna.
Incapaci di pensare al bene comune.
Tutti a litigare per le fette e le briciole di una apple pie sempre più piccola e striminzita invece di pensare a come mettere su una bella produzione di apple pies in grado di sfamare tutti.
Mi sembra impossibile che siano tutti così ciechi. Per dividere bisogna avere qualcosa da dividere. O tutti veramente pensano che per loro e i loro amichetti ci sarà sempre qualcosa da dividere?
lunedì 22 marzo 2010
Basta mancette
Ho grande Sfiducia nelle capacità del ministro Scajola di mettere in piedi una seria politica industriale.
E, va detto, ho altrettanta poca fiducia nella capacità delle lobby di categoria di volare alto.
La politica industriale non si fa con gli incentivi.
Gli incentivi sono una jattura (la forma j arcaica è un omaggio al ministro) per il mercato.
Lo so che i presidenti di categoria (ne ho visti anch'io ai convegni, ho anch'io il mio) si riempiono la bocca con il fatto che hanno ottenuto gli incentivi.
Ma a che prezzo?
Davvero crediamo che la droga sia il metodo per migliorare in modo stabile le prestazioni? O come è purtroppo accaduto a molti atleti il doping porta alla morte per effetti collaterali?
Gli incentivi
O è tutto fumo?
D'altra parte siamo o non siamo ad una settimana dalle elezioni?
Vogliamo fare una cosa seria?
Usiamo la leva dell'IVA se vogliamo davvero fare una politica di risparmio energetico.
In modo continuativo, non spot, trasparente e valido per tutti abbassiamo l'aliquota IVA sulle cose che vogliamo incentivare: elettrodomestici classe A+, motorini con basso impatto ambientale, auto elettriche eccetera.
Forniamo un "bonus ricerca" trasparente, fisso, per l'abbattimento dell'IRER (per chi fa utile, così la gente magari si mette anche a pagare un po' di più le tasse) alle aziende che hanno ottenuto in via definitiva brevetti relativi all'ambiente e mini-bonus ricerca per le aziende che depositano ed ottengono brevetti. Se hanno brevetti faranno ricerca, o no?
Troppo semplice?
Certo, ma io sono stufo, arcistufo di avere a che fare con dei quaquaraqua che mi ricordano lo zio lontano che non vedi mai e quando arriva ti dà la mancetta, ma si capisce benissimo che di te non gli può interessare di meno.
E, va detto, ho altrettanta poca fiducia nella capacità delle lobby di categoria di volare alto.
La politica industriale non si fa con gli incentivi.
Gli incentivi sono una jattura (la forma j arcaica è un omaggio al ministro) per il mercato.
Lo so che i presidenti di categoria (ne ho visti anch'io ai convegni, ho anch'io il mio) si riempiono la bocca con il fatto che hanno ottenuto gli incentivi.
Ma a che prezzo?
Davvero crediamo che la droga sia il metodo per migliorare in modo stabile le prestazioni? O come è purtroppo accaduto a molti atleti il doping porta alla morte per effetti collaterali?
Gli incentivi
- fermano il mercato prima, in attesa degli incentivi, che poi a volte oltretutto non arrivano
- drogano il mercato durante, favorendo magari le aziende meno efficienti che hanno il magazzino che straborda di materiale disponibile
- fermano il mercato dopo perché a fronte degli incentivi si tende ad anticipare gli acquisti
- creano una aspettativa di "magari li ripetono" che incide sul mercato
- aumentano in molti casi l'indebitamento delle famiglie (per comperare il materiale incentivato spesso si fanno finanziamenti) con forti conseguenze sull'andamento generale dei consumi.
O è tutto fumo?
D'altra parte siamo o non siamo ad una settimana dalle elezioni?
Vogliamo fare una cosa seria?
Usiamo la leva dell'IVA se vogliamo davvero fare una politica di risparmio energetico.
In modo continuativo, non spot, trasparente e valido per tutti abbassiamo l'aliquota IVA sulle cose che vogliamo incentivare: elettrodomestici classe A+, motorini con basso impatto ambientale, auto elettriche eccetera.
Forniamo un "bonus ricerca" trasparente, fisso, per l'abbattimento dell'IRER (per chi fa utile, così la gente magari si mette anche a pagare un po' di più le tasse) alle aziende che hanno ottenuto in via definitiva brevetti relativi all'ambiente e mini-bonus ricerca per le aziende che depositano ed ottengono brevetti. Se hanno brevetti faranno ricerca, o no?
Troppo semplice?
Certo, ma io sono stufo, arcistufo di avere a che fare con dei quaquaraqua che mi ricordano lo zio lontano che non vedi mai e quando arriva ti dà la mancetta, ma si capisce benissimo che di te non gli può interessare di meno.
domenica 21 marzo 2010
Era ora
Era ora che qualcuno si scagliasse contro il pensiero egemone.
Ne sentivamo la mancanza.
La terza via esiste già, è quella che ci sta rovinando economicamente.
Dove c'è un bel primato della politica, magari tralasciando qualcosina a livello di diritti civili, ambiente, etica sulla proprietà intellettuale ecc ma sa sollevare un popolo indigente dalla miseria.
Mi farebbe enormemente piacere che tutti i nostri pensatori si trasferissero là dove il rimpianto comunismo ha sposato il capitalismo. Con le loro battaglie per la democrazia e la redistribuzione.
Il vizio di dimenticare che per ridistribuire serve qualcosa da distribuire, e il pensiero "a prescindere" restano a mio parere il più grande freno di una certa politica.
Ne sentivamo la mancanza.
La terza via esiste già, è quella che ci sta rovinando economicamente.
Dove c'è un bel primato della politica, magari tralasciando qualcosina a livello di diritti civili, ambiente, etica sulla proprietà intellettuale ecc ma sa sollevare un popolo indigente dalla miseria.
Mi farebbe enormemente piacere che tutti i nostri pensatori si trasferissero là dove il rimpianto comunismo ha sposato il capitalismo. Con le loro battaglie per la democrazia e la redistribuzione.
Il vizio di dimenticare che per ridistribuire serve qualcosa da distribuire, e il pensiero "a prescindere" restano a mio parere il più grande freno di una certa politica.
venerdì 19 marzo 2010
Nuovo progetto
Ma c'è qualcuno che ha voglia di partecipare ad un blog collettivo sui temi del fare impresa?
Mi piacerebbe aprire un posto di discussione su queste cose.
Per il momento ho aperto un tumblr fareimpresa.tumblr.com dove è possibile postare e per il momento importa i miei articoli qui.
Se vi va inserisco anche i feed di blog simili.
Vediamo come va
Mi piacerebbe aprire un posto di discussione su queste cose.
Per il momento ho aperto un tumblr fareimpresa.tumblr.com dove è possibile postare e per il momento importa i miei articoli qui.
Se vi va inserisco anche i feed di blog simili.
Vediamo come va
Facciamoci del male
La cronaca di ogni giorno dimostra come quasi sempre siamo noi stessi, in una delle nostre "incarnazioni" a frenare o arretrare la modernizzazione di questo paese.
Spessissimo assistiamo a prese si posizione da parte delle categorie (ivi inclusa la mia) che sono chiaramente ispirate dalla difesa di interessi di bottega più che all'interesse comune.
Del tutto legittimo, intendiamoci, le lobby esistono in tutto il mondo. Magari in modo più trasparente.
Ieri leggevo la presa di posizione degli avvocati contro la nuova possibilità dell'arbitrato per le controversie di lavoro (il licenziamento, vi ricordo, è escluso).
L'arbitrato è una delle possibilità che chi opera sui mercati internazionale ben conosce. E' molto utilizzato perché più veloce e immediato di una causa civile. Ed è utilizzato nei contratti anche in paesi con una giustizia infinitamente più veloce della nostra.
Ma certo, i contenziosi di lavoro (soprattutto nella pubblica amministrazione) sono un big business per gli avvocati, decine se non centinaia di migliaia di cause l'anno, ed è inutile ricordare che a volte avvocati con pochi scrupoli tendono a non risolvere le cause per guadagnare di più.
Io stesso ho risolto un contenzioso semplicemente offrendo più soldi all'avvocato a parità di condizioni per "l'assistito".
Un po' come mi dicevano sulla certificazione del credito IVA, che è un favore ai commercialisti (soprattutto del sud) che possono portarsi a casa i (circa) 150 euro aggiuntivi per cliente.
O come la meritocrazia che deve valere per gli altri. Nei nostri premi di risultato aziendali tutti vogliono i premi differenziati per punire i fannulloni ma poi contestano se prendono il 3% meno del vicino perché la valutazione del loro lavoro è inferiore o, peggio, la loro tassazione per questioni familiari è peggiore.
Insomma premi differenziati, ma per gli altri, per me il massimo.
Il classico è poi la sindrome NIMBY che blocca qualsiasi progetto.
Insomma abbiamo un paese burocratico, farraginoso, dei mille campanili e complicazioni che noi stessi nella nostra veste di cittadini, lavoratori, commercianti, imprenditori, professionisti contribuiamo ad alimentare e accrescere.
Certo compito della mediazione sarebbe tipico della politica. Ma anche lì abbiamo i politici che meritiamo votando con la stessa mentalità del "cosa me ne viene in tasca" alla quale i politici (esperti del farsi venire qualcosa in tasca) si adeguano con gioia.
Spessissimo assistiamo a prese si posizione da parte delle categorie (ivi inclusa la mia) che sono chiaramente ispirate dalla difesa di interessi di bottega più che all'interesse comune.
Del tutto legittimo, intendiamoci, le lobby esistono in tutto il mondo. Magari in modo più trasparente.
Ieri leggevo la presa di posizione degli avvocati contro la nuova possibilità dell'arbitrato per le controversie di lavoro (il licenziamento, vi ricordo, è escluso).
L'arbitrato è una delle possibilità che chi opera sui mercati internazionale ben conosce. E' molto utilizzato perché più veloce e immediato di una causa civile. Ed è utilizzato nei contratti anche in paesi con una giustizia infinitamente più veloce della nostra.
Ma certo, i contenziosi di lavoro (soprattutto nella pubblica amministrazione) sono un big business per gli avvocati, decine se non centinaia di migliaia di cause l'anno, ed è inutile ricordare che a volte avvocati con pochi scrupoli tendono a non risolvere le cause per guadagnare di più.
Io stesso ho risolto un contenzioso semplicemente offrendo più soldi all'avvocato a parità di condizioni per "l'assistito".
Un po' come mi dicevano sulla certificazione del credito IVA, che è un favore ai commercialisti (soprattutto del sud) che possono portarsi a casa i (circa) 150 euro aggiuntivi per cliente.
O come la meritocrazia che deve valere per gli altri. Nei nostri premi di risultato aziendali tutti vogliono i premi differenziati per punire i fannulloni ma poi contestano se prendono il 3% meno del vicino perché la valutazione del loro lavoro è inferiore o, peggio, la loro tassazione per questioni familiari è peggiore.
Insomma premi differenziati, ma per gli altri, per me il massimo.
Il classico è poi la sindrome NIMBY che blocca qualsiasi progetto.
Insomma abbiamo un paese burocratico, farraginoso, dei mille campanili e complicazioni che noi stessi nella nostra veste di cittadini, lavoratori, commercianti, imprenditori, professionisti contribuiamo ad alimentare e accrescere.
Certo compito della mediazione sarebbe tipico della politica. Ma anche lì abbiamo i politici che meritiamo votando con la stessa mentalità del "cosa me ne viene in tasca" alla quale i politici (esperti del farsi venire qualcosa in tasca) si adeguano con gioia.
martedì 16 marzo 2010
Pecunia non olet
Vedere il co-marketing di Legambiente con una nota azienda verde mi fa sorridere.
L'Eni, noto sponsor di tutto ciò che è verde e che ha sempre avuto l'ambiente al centro dei suoi pensieri. Tipo quella fabbrichetta che aveva, aspetta com'è che si chiamava?
Boh mi pare Porto Marghera
L'Eni, noto sponsor di tutto ciò che è verde e che ha sempre avuto l'ambiente al centro dei suoi pensieri. Tipo quella fabbrichetta che aveva, aspetta com'è che si chiamava?
Boh mi pare Porto Marghera
Non tutto è perduto
Non tutto è perduto nella nostra battaglia contro la Cina.
Esiste una speranza, visto il consulente che hanno assoldato.
Esiste una speranza, visto il consulente che hanno assoldato.
sabato 13 marzo 2010
Posizionamento strategico
Si parla tanto di SEO di posizionamento, di argomenti.
poi la terza chiave di ricerca di arrivo su questo blog è:
coglioni in azienda
poi la terza chiave di ricerca di arrivo su questo blog è:
coglioni in azienda
venerdì 12 marzo 2010
Son problemi
Secondo l'ANM con la nuova legge sul lavoro e i contratti certificati si depotenzia il ruolo del giudice del lavoro.
Che in qualche caso potrebbe trovarsi addirittura costretto a dare ragione all'azienda.
Che in qualche caso potrebbe trovarsi addirittura costretto a dare ragione all'azienda.
mercoledì 3 marzo 2010
Dilettanti
Una volta, quando i partiti erano partiti, appena uno si impegnava imparava a fare due cose: raccogliere firme e attaccare i manifesti.
E i più svegli li mandavano a controllare lo spoglio nelle sezioni.
Adesso son tutti dirigenti e mancano i galoppini.
Ma gli sta bene, capiscono cosa prova un suddito quando la burocrazia gli contesta i documenti presentati perché manca una firma, data, timbro ecc.
E i più svegli li mandavano a controllare lo spoglio nelle sezioni.
Adesso son tutti dirigenti e mancano i galoppini.
Ma gli sta bene, capiscono cosa prova un suddito quando la burocrazia gli contesta i documenti presentati perché manca una firma, data, timbro ecc.
martedì 2 marzo 2010
Legalità
Tutti qui a menarsela per firme, firmette listini e listoni.
Poi nessuno dice che secondo la legge un Governatore potrebbe fare due mandati e c'è chi si presenta per il terzo.
Sarà, io come sempre mi sento preso in giro.
E mi chiedo come si può pretendere che un cittadino creda in uno Stato che è il primo a non rispettare le leggi.
Poi nessuno dice che secondo la legge un Governatore potrebbe fare due mandati e c'è chi si presenta per il terzo.
Sarà, io come sempre mi sento preso in giro.
E mi chiedo come si può pretendere che un cittadino creda in uno Stato che è il primo a non rispettare le leggi.
Grande è bello
C'è una ragione importante per cui crescere.
E la si vede in modo importante in questo periodo di crisi.
Se devi 100.000 Euro alla banca il problema è tuo, anche perché, se sei un piccolo imprenditore, probabilmente la banca si sarà premurata di avere un po' di tue firme su garanzie varie.
Se devi 500 milioni alla banca il problema è della banca, che si rivelerà disponibile a qualsiasi compromesso (ivi compresa la trasformazione del debito in azioni) pur di cercare di farti andare avanti.
E intanto migliaia di piccoli imprenditori lasciati soli da tutti cercano di lottare per salvare la propria dignità, la propria vita e quella dei loro collaboratori.
Per chi non l'ha letto consiglio lo splendido articolo di Dario Di Vico apparso sul Corriere.
E la si vede in modo importante in questo periodo di crisi.
Se devi 100.000 Euro alla banca il problema è tuo, anche perché, se sei un piccolo imprenditore, probabilmente la banca si sarà premurata di avere un po' di tue firme su garanzie varie.
Se devi 500 milioni alla banca il problema è della banca, che si rivelerà disponibile a qualsiasi compromesso (ivi compresa la trasformazione del debito in azioni) pur di cercare di farti andare avanti.
E intanto migliaia di piccoli imprenditori lasciati soli da tutti cercano di lottare per salvare la propria dignità, la propria vita e quella dei loro collaboratori.
Per chi non l'ha letto consiglio lo splendido articolo di Dario Di Vico apparso sul Corriere.
venerdì 26 febbraio 2010
Vota e fai votare
Mi accodo al Piccoloimprenditore (preoccupatissimo di avermi dietro) per chiedere per una volta di votare.
Non pensate alle regionali e a quei quaquaraqua che ci troviamo sulle schede tra poco.
Ma Paola, una persona in gamba che concorre per i LinkedIn European Business Awards. nella categoria Rising Star.
Votate
E se non siete iscritti a Linkedin è la volta buona per farlo.
Inutile dire che mi rifiuto di credere che non conosciate il suo blog.
NB nessuna cena è stata (ancora) pagata per lo spot elettorale.
PS oltretutto volete mica perdere contro un portoghese!
Non pensate alle regionali e a quei quaquaraqua che ci troviamo sulle schede tra poco.
Ma Paola, una persona in gamba che concorre per i LinkedIn European Business Awards. nella categoria Rising Star.
Votate
E se non siete iscritti a Linkedin è la volta buona per farlo.
Inutile dire che mi rifiuto di credere che non conosciate il suo blog.
NB nessuna cena è stata (ancora) pagata per lo spot elettorale.
PS oltretutto volete mica perdere contro un portoghese!
giovedì 25 febbraio 2010
La legge non ammette ignoranza
E vuole da noi doti divinatorie.
Per una dichiarazione che si presenta il 20 l'agenzia delle Dogane ha emesso i moduli il 22.
Però, bontà loro, hanno detto che eventuali errori non saranno sanzionati.
Poi dicono che uno si sente suddito dei burocrati (che sarebbero nostri fornitori e dipendenti poi alla fine)
Per una dichiarazione che si presenta il 20 l'agenzia delle Dogane ha emesso i moduli il 22.
Però, bontà loro, hanno detto che eventuali errori non saranno sanzionati.
Poi dicono che uno si sente suddito dei burocrati (che sarebbero nostri fornitori e dipendenti poi alla fine)
domenica 21 febbraio 2010
Roy Lichtenstein
E' un sacco che non scrivo di extra economia, in parte anche perché ormai ci sono altri luoghi dove parlo delle mie passioni.
Ieri (anche per sfuggire al carnevale in centro) dopo aver provato per la quarta volta ad andare a vedere McCurry e aver trovato troppa coda per i miei gusti, sono andato alla Triennale a vedere Lichtenstein.
La mostra mi è piaciuta moltissimo, mi aspettavo una mostra "commerciale" con una preponderante presenza di "fumetti", cioè delle opere forse più famose e caratterizzanti del pittore.
Invece è una vera retrospettiva che illustra (ottimamente) il percorso del pittore, con moltissime opere veramente eccezionali.
Probabilmente il grosso limite della mostra è che occorre una conoscenza abbastanza approfondita dell'arte moderna per godere appieno le citazioni di cui sono piene le opere.
Devo dire che non lo conoscevo moltissimo e quindi questa mostra mi ha fatto approfondire la vastità e bellezza del suo lavoro.
Due o tre opere di grandi dimensioni mi hanno letteralmente affascinato fino a farmi fermare nelle sale per guardarne tutti i particolari.
Molto molto consigliata.
Se poi avete voglia (e vi piace la fotografia) andate a vedere anche la mostra di Alec Soth, un fotografo che non conoscevo e che mi è piaciuto molto.
Una capacità di gestione della profondità di campo eccellente e (grazie anche all'uso di un banco ottimo) foto veramente molto belle.
Rispetto ai progetti presenti sul sito l'esposizione ha un po' meno foto, ma vederle in grande formato vale veramente la pena.
Ieri (anche per sfuggire al carnevale in centro) dopo aver provato per la quarta volta ad andare a vedere McCurry e aver trovato troppa coda per i miei gusti, sono andato alla Triennale a vedere Lichtenstein.
La mostra mi è piaciuta moltissimo, mi aspettavo una mostra "commerciale" con una preponderante presenza di "fumetti", cioè delle opere forse più famose e caratterizzanti del pittore.
Invece è una vera retrospettiva che illustra (ottimamente) il percorso del pittore, con moltissime opere veramente eccezionali.
Probabilmente il grosso limite della mostra è che occorre una conoscenza abbastanza approfondita dell'arte moderna per godere appieno le citazioni di cui sono piene le opere.
Devo dire che non lo conoscevo moltissimo e quindi questa mostra mi ha fatto approfondire la vastità e bellezza del suo lavoro.
Due o tre opere di grandi dimensioni mi hanno letteralmente affascinato fino a farmi fermare nelle sale per guardarne tutti i particolari.
Molto molto consigliata.
Se poi avete voglia (e vi piace la fotografia) andate a vedere anche la mostra di Alec Soth, un fotografo che non conoscevo e che mi è piaciuto molto.
Una capacità di gestione della profondità di campo eccellente e (grazie anche all'uso di un banco ottimo) foto veramente molto belle.
Rispetto ai progetti presenti sul sito l'esposizione ha un po' meno foto, ma vederle in grande formato vale veramente la pena.
martedì 16 febbraio 2010
Nel mirino
Leggo sul Sole di sabato (sempre indietro) che la GDF concentrerà la propria attenzione su coloro che fanno esportazioni e poi nella denuncia IVA dichiarano volumi di affari inferiori alle esportazioni che fanno.
Ci stanno dicendo che non lo facevano?
Ma chi c'è Winnie The Pooh a gestire i Database?
Per forza poi c'è un sacco di evasione, se non incrociano neppure i dati che hanno!
Ci stanno dicendo che non lo facevano?
Ma chi c'è Winnie The Pooh a gestire i Database?
Per forza poi c'è un sacco di evasione, se non incrociano neppure i dati che hanno!
venerdì 12 febbraio 2010
Definizioni
Quando fu il momento di scegliere uno pseudonimo, visto che volevo parlare di economia, scelsi quello che mi identificava con il mio lavoro.
Imprenditore.
Oggi questa definizione è sui giornali. Con diverse accezioni.
Degli "imprenditori" pare che brindassero perché c'era stato il terremoto. Un bel business, certo, ma a quale prezzo? Gentaglia che usa mezzi e mezzucci per rubare, per imbrogliare.
Un Imprenditore a Milano (come accadde ai tempi per Mario Chiesa, non dimentichiamolo) non si piega al solito ricattuccio della solita mezza tacca, e lo fa arrestare.
Ecco diciamolo chiaramente, in un periodo in cui si lavora per la legalità in Sicilia come in altre zone, i primi non sono assolutamente imprenditori, sono persone indegne, farabutti, se sono vere queste cose spero che li mettano in galera e buttino via la chiave.
Chi scrive sente di assomigliare molto di più a chi non si piega ai ricatti. A chi non cerca mezzucci e scorciatoie, a chi ogni giorno fa del suo meglio per portare avanti la baracca. Rispettando gli altri e e leggi (almeno quando riesce a capirle).
E mi vergogno che certa gente sia definita e/o si definisca Imprenditore.
Imprenditore.
Oggi questa definizione è sui giornali. Con diverse accezioni.
Degli "imprenditori" pare che brindassero perché c'era stato il terremoto. Un bel business, certo, ma a quale prezzo? Gentaglia che usa mezzi e mezzucci per rubare, per imbrogliare.
Un Imprenditore a Milano (come accadde ai tempi per Mario Chiesa, non dimentichiamolo) non si piega al solito ricattuccio della solita mezza tacca, e lo fa arrestare.
Ecco diciamolo chiaramente, in un periodo in cui si lavora per la legalità in Sicilia come in altre zone, i primi non sono assolutamente imprenditori, sono persone indegne, farabutti, se sono vere queste cose spero che li mettano in galera e buttino via la chiave.
Chi scrive sente di assomigliare molto di più a chi non si piega ai ricatti. A chi non cerca mezzucci e scorciatoie, a chi ogni giorno fa del suo meglio per portare avanti la baracca. Rispettando gli altri e e leggi (almeno quando riesce a capirle).
E mi vergogno che certa gente sia definita e/o si definisca Imprenditore.
giovedì 11 febbraio 2010
Incertezze
Neve: sembra una scemata, ma non si sa più dove metterla.
Non si scioglie e a furia di accumulare n fondo al piazzale il piazzale si è rimpicciolito di parecchio.
Uno dice: fai venire un camion a portarla via.
Vero, ma visto l'andazzo prima mi devo informare se va considerata rifiuto da smaltire (potrebbe contenere residui raccolti sul piazzale o olio) e in tal caso andrebbe pesata e andrebbe pagato un quibus, oltre a smaltirla nei dovuti modi, caricare il registro rifiuti ecc.
Insomma, uno mette anche il cliente al centro, ma poi passa le giornate a occuparsi di burocrazia.
Non si scioglie e a furia di accumulare n fondo al piazzale il piazzale si è rimpicciolito di parecchio.
Uno dice: fai venire un camion a portarla via.
Vero, ma visto l'andazzo prima mi devo informare se va considerata rifiuto da smaltire (potrebbe contenere residui raccolti sul piazzale o olio) e in tal caso andrebbe pesata e andrebbe pagato un quibus, oltre a smaltirla nei dovuti modi, caricare il registro rifiuti ecc.
Insomma, uno mette anche il cliente al centro, ma poi passa le giornate a occuparsi di burocrazia.
martedì 9 febbraio 2010
A parole
A parole si parla sempre di semplificazione.
A parole i "nostri campioni sono gli esportatori"
A parole riduciamo la pressione fiscale
A parole va aiutata la gestione della liquidità delle aziende
Nei fatti si introducono nuovi metodi per la gestione delle esportazioni comunitarie (derivanti da regole comunitarie ma al solito con molti più dati richiesti in Italia) alla rinfusa in modo così chiaro che non sanno bene cosa fare neppure quelli della dogana (teoricamente controllori).
Nei fatti i grandi esportatori hanno per definizione crediti IVA enormi. Che adesso vanno "certificati". Pazienza noi che abbiamo il collegio sindacale (ma lo faranno a gratis?) ma le piccole aziende? Non si sa mai che compensino riducendo le entrate; in fondo non potere compensare non è altro che una tassa occulta, con forte impatto sul circolante.
A parole si dicono un sacco di stupidaggini. Il governo assomiglia al suo Presidente.
A parole i "nostri campioni sono gli esportatori"
A parole riduciamo la pressione fiscale
A parole va aiutata la gestione della liquidità delle aziende
Nei fatti si introducono nuovi metodi per la gestione delle esportazioni comunitarie (derivanti da regole comunitarie ma al solito con molti più dati richiesti in Italia) alla rinfusa in modo così chiaro che non sanno bene cosa fare neppure quelli della dogana (teoricamente controllori).
Nei fatti i grandi esportatori hanno per definizione crediti IVA enormi. Che adesso vanno "certificati". Pazienza noi che abbiamo il collegio sindacale (ma lo faranno a gratis?) ma le piccole aziende? Non si sa mai che compensino riducendo le entrate; in fondo non potere compensare non è altro che una tassa occulta, con forte impatto sul circolante.
A parole si dicono un sacco di stupidaggini. Il governo assomiglia al suo Presidente.
lunedì 8 febbraio 2010
Il nostro petrolio
Ne avevo accennato già qui, la grande incompiuta dell'Italia è il turismo.
Intendiamoci, sono e resto un manifatturiero meccanico, e non penso che un paese possaprescindere dal manifatturiero (chi ci ha provato oggi è messo molto peggio di noi).
Ma questo non toglie che siamo incapaci di sfruttare il nostro petrolio.
Potremmo essere la Disneyland del mondo, e mi fa piacere che anche sui media ogni tanto se ne parli e che la Confindustria rilanci sul tema.
Certo occorrerebbe un cambio di mentalità, da parte dei governanti ma anche e soprattutto da parte di operatori del settore e cittadini.
Abbiamo il sud che ha potenzialità infinite, ma come è possibile portarci tanti stranieri finché vive di illegalità diffusa? E quando è diffusa la colpa è di tutti, non di chi governa.
Negli Stati Uniti una baracca di legno di metà ottocento viene promossa e tenuta come una reliquia, da noi, in qualsiasi centro cittadino ovunque ti volti vedi palazzi ben più vecchi.
Abbiamo infinite risorse di storia e arte, che neppure noi che ci viviamo di fianco spesso conosciamo. Credo di essere entrato più volte a Notre Dame a Parigi che in Duomo a Milano (e non so quante volte ci passo davanti in un mese).
Occorre uno sforzo collettivo per una nuova stagione del turismo, anche qui attraverso una maggiore integrazione del settore e capacità di "fare filiera".
Sarebbe poi un ottimo ulteriore mezzo per promuovere la nostra industria agroalimentare.
Più stranieri in Italia, più stranieri che conoscono la nostra arte culinaria e i nostri migliori prodotti.
E più il nome del prodotto Italia è alto più ognuno (anche i meccanici) ne trae beneficio.
Ma siamo pronti a smettere di considerare il turista un pollo da spennare e a capire che il turismo oggi passa attraverso il web? (e qui c'è qualcuno che sta facendo grandi cose),
Siamo pronti a lavorare per offrire un servizio integrato a buon livello col giusto prezzo?
A girare per l'Italia spesso no.
Intendiamoci, sono e resto un manifatturiero meccanico, e non penso che un paese possaprescindere dal manifatturiero (chi ci ha provato oggi è messo molto peggio di noi).
Ma questo non toglie che siamo incapaci di sfruttare il nostro petrolio.
Potremmo essere la Disneyland del mondo, e mi fa piacere che anche sui media ogni tanto se ne parli e che la Confindustria rilanci sul tema.
Certo occorrerebbe un cambio di mentalità, da parte dei governanti ma anche e soprattutto da parte di operatori del settore e cittadini.
Abbiamo il sud che ha potenzialità infinite, ma come è possibile portarci tanti stranieri finché vive di illegalità diffusa? E quando è diffusa la colpa è di tutti, non di chi governa.
Negli Stati Uniti una baracca di legno di metà ottocento viene promossa e tenuta come una reliquia, da noi, in qualsiasi centro cittadino ovunque ti volti vedi palazzi ben più vecchi.
Abbiamo infinite risorse di storia e arte, che neppure noi che ci viviamo di fianco spesso conosciamo. Credo di essere entrato più volte a Notre Dame a Parigi che in Duomo a Milano (e non so quante volte ci passo davanti in un mese).
Occorre uno sforzo collettivo per una nuova stagione del turismo, anche qui attraverso una maggiore integrazione del settore e capacità di "fare filiera".
Sarebbe poi un ottimo ulteriore mezzo per promuovere la nostra industria agroalimentare.
Più stranieri in Italia, più stranieri che conoscono la nostra arte culinaria e i nostri migliori prodotti.
E più il nome del prodotto Italia è alto più ognuno (anche i meccanici) ne trae beneficio.
Ma siamo pronti a smettere di considerare il turista un pollo da spennare e a capire che il turismo oggi passa attraverso il web? (e qui c'è qualcuno che sta facendo grandi cose),
Siamo pronti a lavorare per offrire un servizio integrato a buon livello col giusto prezzo?
A girare per l'Italia spesso no.
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